Numero 4 del 2014
Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
Testi pagina 45
39Aprile 2014
Individui che diversamente morirebbero, strozzati e
soffocati dalla loro stessa energia. “Vogliamo fare del
Mai un luogo in cui la differenza è riconosciuta come
valore umano e artistico - sintetizza Tosatti - , uno spa-
zio di confronto per studiosi, ricercatori, studenti”. Il tut-
to con il coinvolgimento del pubblico straniero, capace
di trascinare quello italiano nel superamento dei condi-
zionamenti culturali di impostazione classica. Una volta
che l’edifi cio sarà defi nitivamente ristrutturato, presu-
mibilmente entro l’estate 2015, il MAI si presenterà al
pubblico con un susseguirsi di sale espositive, offi cine,
piccoli cantieri. “Vogliamo essere un ‘work in progress’
del sapere e della sperimentazione”. “In questo senso
è centrale la presenza dell’atelier”, sottolinea Pontiggia,
che funge da cerniera tra il dentro e il fuori, tra geniali-
tà e normalità. Per presentarsi in tutta la sua originalità
e complessità, il MAI ha debuttato lo scorso dicembre
con un’esposizione dedicata ad Armand Schulhess
(1901-1972), l’artista svizzero noto per la mappatura
proteiforme del sapere effettuata nei boschi di sua pro-
prietà nel tentativo di riunire intorno a sé una campiona-
tura del mondo Ora scommette sulla forza delle donne,
con la mostra Women (13 marzo - 30 maggio 2014),
rappresentazione del
genere sessuale nelle
opere di Lisetta Car-
mi e Pietro Ghizzar-
di. Involontario gioco
di parole tra il verbo
want, ‘volere’ e men,
‘uomo’, la rassegna
racconta la femmini-
lità vista dagli uomini
e dalle donne, così
come la femminilità
degli uomini interpretata dalle donne. Ci sono le fo-
tografi e di Lisetta Carmi, oggi novantenne, che negli
anni ’60 fece scandalo con un servizio in cui ritraeva i
transessuali del porto di Genova nei loro appartamenti
in affi tto, nella disperata simulazione di una famigliarità
che li rendeva grotteschi. Le opere bicefale del pittore
contadino naif Pietro Ghizzardi, “con donne aggressi-
ve, dalla femminilità virile e pericolosa”. Accanto, i di-
segni di Giovanni Galli, che nell’accostamento di corpi
e missili preconizza “l’imminente sovversione dell’ordi-
ne delle cose”, e vecchi numeri Grand Hotel e Bolero.
“Una mostra complessivamente audace”, ammette To-
satti, che esprime l’anima di un Museo che ambisce a
cambiare il concetto stesso di fruizione dell’arte. Che
punta sul dialogo con l’èlite, “con il pubblico colto, in-
formato”, in ossequio alla convinzione, che contraria-
mente agli anni ’70 oggi sia necessario “culturizzare
la massa e non massifi care la cultura”. Nessuno sno-
bismo, spiega Tosatti, solo la consapevolezza che c’è
tanta approssimazione. Ha fi ducia nel MAI, Tosatti, ha
fi ducia nel potere dell’espressione irregolare. “Dall’arte
dei matti si ricava la certezza della diversità, che rende
molto sicuro il perbenista, il benpensante, per cui la di-
versità è la difesa la barriera, il traguardo. È questo che
attrae. È come andare allo zoo e sentirsi sicuri vedendo
il leone in gabbia. La verità è che tutti noi siamo leo-
ni castrati, agnelizzati”. La chiosa: “Noi siamo convinti
che l’arte, per essere arte, deve sempre tirare in ballo le
differenze. E Villa Cattaneo vuole comunicare questo,
vuole diventare volano di un dinamismo culturale il cui
presupposto è la cooperazione umana e la partecipa-
zione comunitaria”.?