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Numero 4 del 2014

Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria


Foto: Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
PAGINA 43

Testi pagina 43

37Aprile 2014
Breve viAGGio nell’istituto di
PenA Più GrAnde in itAliA dei sei
esistenti con un’orGAnizzAzione
che Gestisce in modo Autonomo
ProGetti e risorse
di Maria Fabbricatore
rebibbia
carcere ‘aperto’
per conquistare
La Libertà
Abbiamo visitato il carcere femminile di Rebibbia, il più grande in Italia dei sei esistenti con questo tipo di struttura autonomo. Sono poco più di 400 le de-tenute in una struttura che comprende anche una
sezione ad alta sicurezza. L’Istituto ha servizi di eccellenza,
come il nido per i bambini. La legge prevede che da zero a tre
anni i bambini stiano dentro con le madri. Il servizio gestito dai
volontari di “A Roma, insieme Leda Colombini”, unico in Italia,
porta i bambini dal carcere ai nidi esterni dalle 8 alle 16. La
piccola sezione, la cui capienza è di 18 bambini, ricorda più
un nido vero e proprio che un luogo di detenzione. Si punta
molto sulla scolarizzazione e infatti al momento della nostra
visita vediamo solo qualche piccolo giocare in braccio alla
mamma: la maggior parte è negli asili comunali. La ludoteca è
a dimensione di bambino e accogliente per fare in modo che
la visita alla mamma in carcere non sia vissuta con senso di
vergogna.
La gestione del carcere tiene molto al fatto che sia una strut-
tura “aperta” e da oltre vent’anni dalle otto alle venti alle de-
tenute è permesso girare liberamente all’interno dell’istituto,
ovviamente se ci sono dei motivi. Visitando il carcere insieme
alla vice direttrice Gabriella Pedote, ci è capitato di incontrare
le detenute che camminavano tranquillamente nei corridoi e
la salutavano, per chi come noi non conosceva, faceva fati-
ca a volte a distinguere il personale dalle detenute. I giardini
presenti nella struttura sono tanti, uscendo da un padiglione
all’altro ci sono angoli di verde tenuti benissimo. “È merito delle
detenute che si occupano del verde. Teniamo molto al fatto
che ognuna impegni il tempo in modo costruttivo. Il lavoro è
importante, perché aiuta a ritrovare fiducia in se stessi. Preve-
diamo molti progetti, anche dall’esterno, attraverso le associa-
zioni di volontariato, che coadiuvano il lavoro che noi facciamo
dall’interno”, ci dice Ida Del Grosso, che da un anno è la diret-
trice, ma che ha lavorato per vent’anni come vice nello stesso
Istituto. Un giardino - con gazebo, sedie e tavoli - si nota in
particolare fuori dalla finestra del suo ufficio dove le detenu-
te, d’estate, incontrano i figli che vengono a far loro visita. Le
esperienze delle detenute sono tante e qualcuna, particolar-
mente eclatante, è rimasta nella memoria. Molte si sono sal-
vate da un destino segnato, qui in carcere la vita non è facile,
mai. Ci sono i figli fuori che aspettano che le madri tornino, la
lontananza da loro è il dolore più grande. La biblioteca conser-
va circa 10.000 volumi, le detenute trascorrono lì molto tempo
a leggere e spesso si organizzano incontri con gli autori con i
quali si discute del libro appena letto. Nel teatro sono stati fatti
spettacoli anche con le detenute di massima sicurezza. Il loro
coinvolgimento emotivo è stato altissimo, soprattutto quando
in sala erano presenti i familiari. “La funzione della pena è ri-
educativa - spiega la direttrice - e il carcere deve tendere al
recupero del condannato. Gli strumenti servono perché le de-
tenute possano capire lo sbaglio e migliorarsi”. b
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