Numero 3 del 2016
L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
Testi pagina 35
NOIDONNE
Marzo 2016
Approdi I 33
LE MAESTRE CHE SFIDARONO
LA LEGGE
UN'ITALIA CHE NON TI ASPETTI E SCOPRI RICCA DI FERMENTI VITALI NEL NUOVO LIBRO
DI MARIA ROSA CUTRUFELLI
di Tiziana Bartolini
na storia scoperta per caso e che ha richiesto
quattro anni di studi e ricerche per diventare un
bel romanzo. “Sulla piazza di Senigallia ho visto
una targa che commemorava le dieci maestre,
prime elettrici italiane. Non ne avevo mai sentito parlare
e ho iniziato a documentarmi, anche mettendo a fuoco
il contesto storico: una regione, le Marche, tra le più po—
vere d’ltalia e spopolate dall‘emigrazione, eppure ricca
di fermenti". Ecco delineato, quindi, il paesaggio, anche
umano, in cui si svolgono le vicende che Maria Rosa Cu-
trufelli racconta nel suo ultimo romanzo “Il giudice delle
donne†(editore Frassinelli), in distribu—
zione dal 1° marzo. Siamo nel 1906 e
Alessandra è la giovane protagonista
che, emozionata per il suo primo incari-
Maria Rosa Cutrufelli
per sé. Insomma l’Italia degli inizi del Novecento era un
mondo in movimento
ln effetti l’Italia era ricca di fermenti rivoluzionari, attraver—
sata da una voglia di progresso e modernità . Lo stesso
fenomeno dell'emigrazione, se lo si guarda in tutti i suoi
aspetti non e solo una condanna: la possibilità di andare
altrove rappresenta anche una speranza, un investimento
nel futuro.
Teresa parte per l’Argentina, Alessandra e Adelmo van-
no a Roma. La partenza e anche un nuovo progetto, se-
gno di vitalità ...
Anche se non e una delle dieci mae—
stre, perché non aveva l’età per firmare,
Alessandra ha seguito e appoggiato la
loro battaglia. Non vuole rinchiudersi nel
co da maestra, arriva a Montemarciano, destino che le hanno preconfezionato
piccolo centro della provincia di Anco- IL GIUDICE addosso quando e nata donna: a Roma
na. Da subito entra in sintonia con Tere— DELLE sente di poter combattere per diventare
sa — la bambina che ha perso l'uso della D ONN E cittadina a tutti gli effetti. Troverà Maria
parola dopo un grande dolore che la
narrazione ci porterà pian piano a sco- .
prire - e con Luigia, maestra e donna “‘"‘
coraggiosa, oltre che moglie del sinda— E�
co. Il centro della storia è la richiesta di ‘
iscrizione nelle liste elettorali che dieci
“Ma le dorma...
Be', questo ('m
maestre presentano al comune e che,
a sorpresa, la Commissione ammette. â€aguzzigm"
Il presidente della Corte di Appello di .4 ‘
Ancona Lodovico Mortara, illuminato "‘
costituzionalista che sarà epurato dal
fascismo, conferma la decisione e le
dieci ‘maestrine‘ diventano così le prime
elettrici d'Italia, “anzi d’Europaâ€. l| caso e di rilevanza na-
zionale per la stampa e, soprattutto, e un varco simbolico
che conferma la validità delle tesi del suffragismo, che
era molto diffuso anche in Italia con sostenitrici sia tra le
operaie che tra le borghesi. “|| tempo dei miracoli†finirÃ
presto con l‘annullamento della Corte di Cassazione, e
l'appuntamento con il voto alle donne è rinviato di ‘soli‘
quaranta anni.
Una storia che appassiona. Accanto alla povertà c’è il
sogno del riscatto con l’emigrazione, le donne non han-
no ancora Ie parole ma sentono di volere altri destini
L frassinìiii
romanzo
Montessori e i suoi esperimenti per un
nuovo tipo di educazione dei bambini, i
comitati pro-suffragio e tante donne che
si riuniscono e sono vive anche sulla sce—
na pubblica. Capisce che non può più as—
sistere passivamente allo svolgersi della
sua vita. Purtroppo le aspirazioni di quella
generazione sono state sacrificate con le
mattanze dei due conflitti mondiali e con
il ventennio fascista. Ma le dieci maestre
nella realtà sono quasi tutte sopravvissute
alla seconda guerra mondiale e hanno vi—
sto realizzato il loro desiderio. È bello sa-
pere che le parole dette nel 1906 non si sono spente.
II romanzo ci porge la maestra sotto una nuova luce.
Quella della maestra e una figura da riabilitare e conoscere
per l‘importanza che ha avuto. Sono state donne coraggio—
se che hanno alfabetizzato una nazione, pioniere che han—
no fatto l‘Italia insegnando la lingua e che consideravano
quella dell’educazione dei bambini una vera missione. Era-
no pagate poco, meno dei maestri, lasciavano le famiglie
per raggiungere luoghi lontani e scuole spesso fatiscenti
ed erano pure guardate male. Ma erano donne con una for—
te motivazione civile e culturale alle quali dobbiamo molto.