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Numero 4 del 2014

Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria


Foto: Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
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Testi pagina 33

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In Emilia-Romagna operano
920 cooperative sociali per un
totale di 37.646 dipendenti, con una
crescita del 16,2% nel quinquennio
2007-2012. Più del 77% degli addetti
è assunto con contratto a tempo
indeterminato e ben il 76% del totale
è costituito da donne. L’8% infine
appartiene a categorie svantaggiate,
ma sottolineo come nelle cooperative
cosiddette di tipo B il numero di
lavoratori svantaggiati arrivi al 40%,
ben al di sopra della soglia del 30%
stabilita dalla legge 381. Nel complesso
parliamo di aziende che erogano
servizi sociali, sociosanitari o educativi
essenziali per la vita delle persone e
soprattutto per la conciliazione delle
attività di cura e di lavoro delle donne,
facendo della solidarietà un valore
imprenditoriale: forte legame locale,
rapporto fiduciario con gli utenti,
attenzione alla qualità del servizio ed al
benessere del lavoratore/lavoratrice.
Dopo vent’anni dalla nostra prima
normativa regionale che ha disciplinato
le cooperative sociali molte cose sono
cambiate, sia nella loro natura che
nel sistema di welfare - sempre più
“stressato” - in cui si inseriscono.
Oggi queste coop sono soggetti
imprenditoriali a tutti gli effetti, uguali
nei valori fondanti a quelle di un tempo
ma profondamente diverse nelle loro
relazioni col territorio, nella capacità di
fare impresa portando benefici tanto
a se stesse quanto alla collettività, nel
rapporto con il Pubblico. In particolare,
se è vero che la crisi economica ha
significato per tutte le amministrazioni
pubbliche tagli di bilancio e
impoverimento dei servizi ai cittadini,
è anche vero che le risposte a questa
situazione possono essere diverse e,
spesso, antitetiche: esternalizzare i
servizi rinunciando di fatto al proprio
ruolo pubblico, ovvero mantenerne
in capo la programmazione ed il
controllo e riscrivere, attraverso
l’accreditamento, le relazioni con gli
erogatori finali per renderli parte del
sistema stesso. È proprio quest’ultima
la strada scelta in Emilia-Romagna,
dove le cooperative sociali sono già di
fatto un interlocutore indispensabile
delle Istituzioni, tanto che il Piano
regionale Sociale e Sanitario ha
attribuito loro una funzione portante
del nuovo welfare di comunità.
Una proposta di legge di cui sono
primo firmatario e attualmente in
discussione, interviene dunque ad
aggiornare il sistema apportando
alcune innovazioni. Data la
rilevanza assunta e la funzione
pubblica svolta, riformiamo l’Albo
regionale delle cooperative sociali
e individuiamo puntualmente i
criteri di affidamento e conferimento
dei servizi. Al proposito riteniamo
giusto distinguere tra l’affidamento
diretto alle coop sociali di tipo B per
l’inserimento di soggetti svantaggiati
“in virtù della riconosciuta capacità di
generare inclusione sociale e del forte
legame col territorio” e il metodo della
gara, caratterizzata dalla presenza di
clausole sociali, per le cooperative di
tipo A. Inoltre ampliamo la gamma
dei servizi erogabili, comprendendo
ad esempio la formazione
professionale e permanente. La
legge determina poi le forme di
partecipazione della cooperazione
sociale alla programmazione,
gestione, realizzazione e valutazione
dei risultati del sistema integrato
di interventi e servizi alla persona.
Infine, tra le forme di promozione ed
incentivazione si prevede un “fondo
rischi” consortile per il sostegno al
credito, contributi ai datori di lavoro
per nuove assunzioni di persone nelle
categorie protette (che arriva fino al
70% della retribuzione quando sono
ex degenti psichiatrici o disabili con
invalidità superiore ai due terzi), la
possibilità di fruire dei servizi erogati
dalla struttura regionale di acquisto,
con un sensibile vantaggio economico
per le cooperative.
Con questa proposta mettiamo in
valore la cooperazione sociale per
offrire più opportunità alle persone,
nell’ambito di uno stesso sistema di
diritti a cui non vogliamo per nessuna
ragione rinunciare.
COOPERAzIONE SOCIALE,
ruolo e valore
nel welfare di comunità
di Marco Carini
consigliere regionale PD
NON SOLO CODICI ROSA.
IMPEGNO BIPARTISAN
PER LE DONNE VITTIME
DI VIOLENZA
(Bologna, marzo 2014) Voto unanime su
una risoluzione bipartisan che impegna la
Regione Emilia-Romagna a “favorire, so-
stenere e sviluppare le esperienze territo-
riali anche sperimentali di organizzazioni
integrate e multidisciplinari dirette a po-
tenziare prevenzione, diagnosi e cura delle
patologie femminili e di genere correlate,
nonché a portare a completa attuazione
gli indirizzi già adottati per l’accoglienza
delle vittime di violenza”. Inoltre, sviluppo
su tutto il territorio del c.d. ‘Codice Rosa’
per la presa in carico delle donne e dei mi-
nori vittime di violenza che si rivolgono ai
Pronto soccorso ospedalieri. La presidente
dell’Assemblea regionale Palma Costi e la
consigliera Roberta Mori hanno espres-
so una soddisfazione non di rito: «L’aver
portato anche le minoranze sulle nostre
posizioni si tradurrà in un impegno auten-
tico della Regione ad estendere e rendere
interdisciplinari, cioè efficaci, gli interven-
ti per le vittime di violenza di genere». Un
tassello importante si è aggiunto al lavoro
della Commissione Parità, propedeutico
all’approvazione (e attuazione) della legge
quadro regionale.
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