Numero 6 del 2016
Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
Testi pagina 32
30 Giugno 2016
L’OBIETTIVO (NON RAGGIUNTO)
DELLA DEMOCRAZIA PARITARIA
Nel mese in cui in Italia si celebrano i settanta anni dell’e-
stensione del voto attivo e passivo alle donne non può
mancare la lettura – o rilettura – di questo librino denso di
elementi di rifl essione. Le due autrici, ricercatrici di fama
nazionale, attraverso l’alternanza di dati e statistiche e
di parole a commento ed elementi di contesto, riescono
nell’intento di ricostruire le fasi storiche del rapporto delle
donne italiane con la poli-
tica e si scopre che spes-
so, proprio le donne con
il loro voto hanno favorito
i partiti di centro-destra
sposando soprattutto ne-
gli anni ’50-’60 idee con-
servatrici e moderate.
Sappiamo però che negli
anni del femminismo que-
sta tendenza muta per poi
cambiare nuovamente in
epoca berlusconiana. E
sebbene le donne abbia-
no compiuto una vera e
propria rivoluzione, pren-
dendosi piazze e strade e
riuscendo a far approvare
leggi rivoluzionarie che cambiarono i rapporti di potere tra
i generi sia nella sfera privata che in quella pubblica, a
causa di numerosi fattori, tra cui le resistenze all’interno
dei partiti nei confronti delle leadership femminili, la demo-
crazia paritaria resta un obiettivo da raggiungere a livello
nazionale e in molti contesti di politica locale.
Silvia Vaccaro
Assunta Sarlo e Francesca Zajczyk
Dove batte il cuore delle donne?
Ed Laterza, pagg 152, euro 12,00
IERI, COME OGGI,
È ANCORA SESSISMO
La politica per le donne non è mai stata un luogo acco-
gliente. Al contrario, dal 1946 in poi, da quando hanno
iniziato a muovere i primi passi all’interno delle Istituzioni a
seguito della conquista del diritto di voto attivo e passivo,
sono state oggetto di insulti e di atteggiamenti sessisti più
o meno violenti da parte di parlamentari e uomini di partito,
di ogni area politica. Questa breve storia del sessismo l’ha
ricostruita un giovane uomo,
giornalista, che ha analizzato
una gran quantità di docu-
menti, compresi vecchi nu-
meri di NOIDONNE. L’evento
da cui parte la narrazione è
la Seconda guerra mondiale
ed è con poca sorpresa che
scopriamo che nemmeno
alle partigiane venivano ri-
sparmiate le offese. Per molti
militanti le donne potevano,
sì, sostenere la lotta ma era
opportuno che non fossero
in prima fi la e che non rico-
prissero ruoli di rilievo. Carla
Capponi, gappista e meda-
glia d’oro della Resistenza,
racconta nella sua autobio-
grafi a che era l’unica della sua brigata a non possedere
un’arma – perché in quanto donna non le spettava – e che
per procurarsela dovette sfi larla dalla cintura di un fasci-
sta. Per molti uomini politici, le donne dovevano (e devo-
no) essere sobrie, castigate, ma la bruttezza, per carità,
non può mai essere perdonata. Di contro anche la bellez-
za non viene considerata un semplice dono della natura
bensì un’arma attraverso cui colpire l’avversaria. Nel 1948
la deputata Laura Diaz venne soprannominata la pin-up di
Montecitorio e venne ipotizzato che le quarantamila prefe-
renze che le avevano accordato gli elettori fossero dovute
alle sue doti fi siche. Oggi lo stesso accade ad altre, belle
o meno belle, criticate e talvolta insultate in quanto donne
e non per via delle loro idee politiche o del loro operato.
Silvia Vaccaro
Filippo Maria Battaglia
Stai zitta e va’ in cucina
Ed Bollati Boringhieri, pagg 109, euro 10,00
LIBRI
a cura di
Tiziana Bartolini
pp.30_31 LIBRI_giugno_2016.indd 30 15/05/16 19.40