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Numero 6 del 2016

Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia


Foto: Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
PAGINA 20

Testi pagina 20

18 Giugno 2016
DISEgNARE IL MONDO IN CUI VIVREMO
Simona Baldelli
Scrittrice, autrice del libro “La vita a rovescio.
“Mi pare che Turati dicesse di essere contrario al voto alle
donne, anche in contrapposizione a certe aperture del
suo partito, perché prima o poi avrebbero finito per votare il
padrone. E credo che già all’epoca abbia sollevato una que-
stione di non poco conto. C’è, infatti, una tendenza che non
viene curata, che non viene corretta, e che riguarda l’educa-
zione delle bambine e quindi delle donne, che ci spinge ad
essere sempre compiacenti, accondiscendenti, e finisce per
rendere drammaticamente vera questa affermazione. È forse
questa una delle cause per cui le istanze femminili, non solo
da quando le donne hanno diritto al voto ad oggi, ma anche
da prima, sono disattese. Per questo credo che ci sarebbe bi-
sogno di una profonda rilettura politica a partire dalle scuole,
dalla moda, dai costumi,
dai libri di testo sui quali
ci formiamo. Penso che
ci sia ancora una maniera
di raccontare la vita quoti-
diana che è molto lontana
dalla realtà e da quello
che la realtà potrebbe es-
sere. È anche vero che c’è
grande difficoltà di rappre-
sentanza: quando arriviamo al voto, noi donne in particolare,
ci chiediamo a chi dare questo voto, ci chiediamo chi sarà in
grado di farsi carico delle nostre domande e di prendersi cura
dei nostri problemi. Perché non vedo una grande differenza di
sensibilità di percezione della politica. Non vedo la differenza
di genere. Ci sono esigenze e bisogni che da troppo tempo
chiediamo che vengano soddisfatti. A volte sento quasi di do-
ver andare su barricate femministe non essendoci andata da
ragazzina. Per questo credo che sia necessario tornare alle
origini di questo percorso, tornare alle esigenze, alle istanze
che ci hanno spinte a chiedere il voto perché decidere per
chi si vota non significa solo dare un volto ad il mondo in cui
viviamo ma anche disegnare il mondo in cui vivremo. Signifi-
ca decidere se avremo accesso all’educazione, alla sanità,
alla democrazia partecipata. Non sono convinta che le donne
ragionino in questi termini e mi sembra che abbiamo perso la
forza di pretendere delle cose che siano legittimamente ed
eticamente giuste, come fu per il voto”.
Nadia Angelucci
VOTA ANCHE PER ME, PERCHÉ IO
NON LO POSSO FARE
Igiaba Scego
Scrittrice italiana di origine somala.
“Poter votare è una grande fortuna, speriamo di poterlo
fare sempre. La democrazia, certamente, non è perfetta,
dobbiamo lavorarci su, ma perderla sarebbe peggio. Per
questo bisogna tenersela stretta, fare in modo che funzioni e
farlo presto. Quando ero piccola ho visto la dittatura di Siad
Barre. La Somalia ha votato due volte, poi c’è stata la guerra.
Ora la gente non vede l’ora di andare a votare. È un diritto
non scontato, che si può anche perdere, ha un valore serio:
possiamo fare delle scelte, anche se non ci piace un partito. Il
voto è una cartina di tornasole e spero che la gente riconosca
il merito di chi ha combattuto e di chi combatte ancora oggi
per poter votare. Vedo gente non votare qui, in Italia; vedo figli
di migranti che non hanno mai votato; fra loro c’è chi sogna
di fare politica, chi sarebbe perfetto per la politica, ma ne è
escluso. Il voto è molto importante, non devi andare dall’altra
parte del mondo per capirlo: io ci penso ogni volta che qual-
cuno mi dice “vota anche per me, io non lo posso fare.
C’è un grande scollamento fra la popolazione, fra chi siamo
tutti noi, e le persone che ci rappre-
sentano. Anche i discorsi sulle rap-
presentanze per età, sesso, seconde
generazioni di migranti, spesso sono
solo spot, quasi come se i giovani,
le donne o i migranti fossero ospiti
sgraditi; essi ci sono, ma non c’è una
legge di cittadinanza. Nei partiti c’è
una sottovalutazione dell’Italia mul-
ticulturale, che non è rappresentata
mai, nemmeno nei movimenti. Eppure, a guardar bene la sto-
ria, l’Italia è da sempre multiculturale, e ancora parliamo di
consulte, anziché aprire all’organizzazione politica. La stessa
cosa capita per le donne. Molte sono riuscite a fare delle bat-
taglie, ma il problema non è solo esserci, ma stare bene. Mi
ha preoccupato sentire tutti quegli insulti e commenti sessisti
rivolti alla Presidente della Camera Laura Boldrini.
Serve un percorso a tutto campo, nei media, nelle scuole, nel-
la cultura. Vedo un paese bloccato, dove una persona della
cosiddetta seconda generazione non può fare nemmeno l’au-
tista del bus. Londra ha il suo primo sindaco musulmano, Sa-
diq Khan; qui tutti si scandalizzano, ma lì l’hanno votato per-
ché è bravo. A me ha colpito di più che sia figlio di operai: è
un traguardo per una società classista come quella inglese”.
Elena Ribet
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