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Numero 6 del 2016

Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia


Foto: Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
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Testi pagina 9

7Giugno 2016
sistenza, si sperava che l’Europa cri-
stiana avesse acquisito gli anticorpi
della barbarie, distinguendosi come
un continente ricco di umanità, un
esempio di costumi civili. A papa
Francesco, il primo papa non euro-
peo dopo secoli, viene rimproverato
di occuparsi in primo luogo dei paesi
extraeuropei: ed è vero che, rivisitan-
do la dottrina sociale della Chiesa,
Bergoglio raccomanda di impegnarsi
nelle periferie del mondo, preoccupato
non solo della vita eterna ma anche di
quella terrena, affinché sia dignitosa.
Ed infatti, recandosi a Lampedusa e a
Lesbo, ha spinto i fedeli a solidarizzare
coi migranti. Ma l’Europa non risponde
alle sollecitazioni di papa Francesco,
nemmeno la Polonia dove Radio Maria
continua a diffondere una cultura anti-
semita e razzista secondo la tradizione
secolare, codina e bacchettona, del
papa-re che il Concilio Vaticano II ha
cercato di smontare. Durante il papato
di Giovanni Paolo II schiere di politici
hanno tentato inutilmente con dotte ar-
gomentazioni di inserire l’espressione
“Europa cristiana” nella Nuova Costitu-
zione Europea, e la mancata citazione
ha destato grande disappunto nella
Chiesa gerarchica che, allontanando e
censurando chi non rinuncia al dubbio
e alla critica, era, ed è rimasta, chiusa
in un’arrogante pretesa di perfezione.
Ma un’Europa cristiana dovrebbe
essere un mondo che alimenta spiri-
tualmente i fedeli e, dunque, giudica
angusta e manchevole l’azione pa-
storale che si limita a promuovere il
rispetto dell’ortodossia, la ritualità
delle cerimonie, la venerazione dei
santi che difendono il campanile o
intervengono miracolosamente per
risolvere i guai personali. Quando in-
vece il Cristo, il Salvatore che secon-
do i Vangeli ha subito la crocifissione
per amore dell’uomo, dovrebbe nutri-
re il cuore dei fedeli facendoli capaci
di accettare qualche sacrificio per
amore del prossimo. A cominciare
dai bambini abbandonati. v
La consegna del premio internazionale
carlo magno, lo scorso 6 maggio nella
sala regia del palazzo apostolico in
Vaticano con la motivazione "impegno a
favore della pace, della comprensione e
della misericordia in una società europea
di valori", è stata occasione per il santo
padre di parlare ai vertici europei (tra
gli altri: schulz, tusk, Juncker, merkel,
renzi, il re di spagna felipe Vi, renzi,
draghi). riportiamo alcuni passaggi del
suo discorso.
“La creatività, l’ingegno, la capacità di
rialzarsi e di uscire dai propri limiti ap-
partengono all’anima dell’Europa. Nel
secolo scorso, essa ha testimoniato all’u-
manità che un nuovo inizio era possibile:
dopo anni di tragici scontri, culminati nella
guerra più terribile che si ricordi, è sorta,
con la grazia di Dio, una novità senza pre-
cedenti nella storia…
Questa famiglia di popoli, lodevolmen-
te diventata nel frattempo più ampia, in
tempi recenti sembra sentire meno pro-
prie le mura della casa comune,…noi fi-
gli di quel sogno siamo tentati di cedere ai
nostri egoismi, guardando al proprio utile
e pensando di costruire recinti particolar…
Nel Parlamento europeo mi sono per-
messo di parlare di Europa nonna. Di-
cevo agli Eurodeputati che da diverse
parti cresceva l’impressione generale di
un’Europa stanca e invecchiata, non fer-
tile e vitale, dove i grandi ideali che han-
no ispirato l’Europa sembrano aver perso
forza attrattiva; un’Europa decaduta che
sembra abbia perso la sua capacità ge-
neratrice e creatrice. Un’Europa tentata di
voler assicurare e dominare spazi più che
generare processi di inclusione e trasfor-
mazione; un’Europa che si va ‘trinceran-
do’ invece di privilegiare azioni che pro-
muovano nuovi dinamismi nella società...
Che cosa ti è successo, Europa umani-
stica, paladina dei diritti dell’uomo, del-
la democrazia e della libertà? Che cosa
ti è successo, Europa terra di poeti, filo-
sofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa
ti è successo, Europa madre di popoli e
nazioni, madre di grandi uomini e donne
che hanno saputo difendere e dare la vita
per la dignità dei loro fratelli?
…Con la mente e con il cuore, con spe-
ranza e senza vane nostalgie, come un fi-
glio che ritrova nella madre Europa le sue
radici di vita e di fede, sogno un nuovo
umanesimo europeo… Sogno un’Europa
giovane, capace di essere ancora madre:
una madre che abbia vita, perché rispetta
la vita e offre speranze di vita. Sogno un’Eu-
ropa che si prende cura del bambino, che
soccorre come un fratello il povero e chi ar-
riva in cerca di accoglienza perché non ha
più nulla e chiede riparo. Sogno un’Europa
che ascolta e valorizza le persone malate e
anziane, perché non siano ridotte a impro-
duttivi oggetti di scarto. Sogno un’Europa,
in cui essere migrante non è delitto, bensì
un invito ad un maggior impegno con la di-
gnità di tutto l’essere umano. Sogno un’Eu-
ropa dove i giovani respirano l’aria pulita
dell’onestà, amano la bellezza della cultura
e di una vita semplice, non inquinata dagli
infiniti bisogni del consumismo; dove spo-
sarsi e avere figli sono una responsabilità
e una gioia grande, non un problema dato
dalla mancanza di un lavoro sufficientemen-
te stabile. Sogno un’Europa delle famiglie,
con politiche veramente effettive, incentrate
sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei
figli più che sull’aumento dei beni. Sogno
un’Europa che promuove e tutela i diritti di
ciascuno, senza dimenticare i doveri verso
tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa
dire che il suo impegno per i diritti umani è
stato la sua ultima utopia”.
EUROPA:
IL SOGNO
DI PAPA
BERGOGLIO
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