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Numero 6 del 2016

Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia


Foto: Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
PAGINA 47

Testi pagina 47

45Giugno 2016
DONNE
IN POLITICA:
LE SUFFRAGETTE
E ANTIGONE
M
eryl Streep, nella parte di Emmeline Pankhurst
nel film Suffragette afferma: noi non vogliamo
violare la legge, noi vogliamo fare la legge e
riecheggiano le parole di Virginia Woolf - sono
gli stessi anni - che ne Le tre ghinee dichiara,
in riferimento alle giovani donne del suo tempo: “le figlie degli
uomini colti volevano come Antigone …trovare la Legge... si
tratta di leggi che vanno scoperte ogni volta da
ogni nuova generazione con uno sforzo della
ragione e della fantasia...”. Essendo queste
due caratteristiche, continua Woolf un prodot-
to del corpo, poiché esistono due tipi di corpi,
che presentano differenze sostanziali ne con-
segue che le leggi devono essere interpretate
in modo diverso; la scrittrice allora si chiede “se
sia possibile a ciascun sesso non solo scopri-
re le proprie leggi e rispettare quelle dell’altro,
ma anche condividere con l’altro i risultati delle
scoperte reciproche”, concludendo poco dopo
“ma tutto questo e prematuro”.
Non posso affrontare in poche righe il con-
tinente (o matassa) che si apre dietro queste
affermazioni, lo tratterò anche altre volte, per ora rilevo come
da più parti la riflessione femminista contemporanea, il post-
femminismo o l’oltre femminismo torni a interrogarsi come
fare la differenza in politica, come significare la differenza
sessuale nell’agorà? Pure di fronte a una accresciuta par-
tecipazione di donne alla vita politica? Forse in parlamento
è presente l’androgino? ironicamente si sono chieste parla-
mentari, filosofe, accademiche ed esponenti di associazioni
storiche come l’UDI in un incontro, richiamandosi al bel libro
L’androgino tra noi a cura di Barbara Mapelli, (collana sessi-
smoerazzismo, Ediesse, 2015) che tra l’altro si interroga su la
scomparsa della differenza nella politica istituzionale. Se Suf-
fragette ricorda le aspre battaglie femminili dei primi del ‘900,
se in Italia si festeggiano i Settanta anni del voto alle donne,
il gender gap in politica - la sottorapresentanza - come in
altri ambiti sociali ed economici è ancora rilevabile, non
solo, ma si insinua la sensazione (e il fatto concreto) di una
sorta di neutralizzazione, di uno svuotamento delle differenze
nelle istituzioni politiche.
Personalmente un filo della matassa concettuale e pratica lo
colgo nel disegno di una cittadinanza non-indifferente (che
approfondirò nel prossimo SOS), che oltrepassa il “senza di-
stinzione di sesso, razza ecc.” (espresso in tan-
te costituzioni, nella dichiarazione dei diritti), ma
volendo risalire a un modo diverso di “essere
cittadine”, ritorno a Antigone, l’eroina di Sofocle,
quale espressione di un’antropologia sessuata
e quindi di una nuova politica possibile.
Antigone rappresenta l’abbattimento di forti-
ficazioni, non un ghenos prepolitico o l’esclu-
sione femminile, ma piuttosto segna l’ingresso
nella polis di una serie di valori fondamentali,
anzi urgenti, oggi: la priorità del dominio mo-
rale, l’apertura a una prassi della relazione, in
cui etica e politica non si scontrano ma si in-
trecciano. Non solo, ma proclama (con moda-
lità femminile?) il diritto d’esistenza nella sfera
pubblica di leggi altre da quelle di una ragione di stato, sorda
alla passione personale.
Donna, combattuta ma non scissa fra due leggi, Antigone
invita a riconoscere cittadinanza ai sentimenti morali e
alle passioni civiche nella/nelle città. E oggi Antigone può
tornare in soccorso della politica morente nelle nostre de-
mocrazie di inizio millennio. b
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