Numero 6 del 2016
Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
Testi pagina 25
23Giugno 2016
del 2015. Certo, pur sempre lontanissimo dalla media eu-
ropea e dall’obiettivo di Lisbona del 60 per cento.
Non si può comunque non notare come la presenza delle
donne nelle cariche politiche sia intrinsecamente legata ad
una più generale crescita del ruolo femminile nella nostra
società, e ad un aumento considerevole delle capacità
femminili in termini di istruzione, lavoro e interesse per la
“cosa” pubblica.
Con il passare delle generazioni, infatti, stanno anche au-
mentando le donne che si interessano di politica: tra il 2006
e il 2015 la percentuale di donne che si informa di politica
qualche volta alla settimana è passata dal 18,8 al 22,8.
Questi dati ci indicano un aspetto che non va sottova-
lutato: la crescita della presenza femminile nella socie-
tà e nella politica dipende soprattutto dalla voglia, dalla
preparazione e dall’interesse stesso delle donne. Molto
spesso, infatti, le battaglie politiche e sociali per la parità
e l’uguaglianza tra donne e uomini si concentrano sugli
ostacoli e sulle discriminazioni esogene che impediscono
alle donne di raggiungere la parità. È innegabile che tali
impedimenti esistano e soprattutto resistano, ma è altret-
tanto chiaro che oggi le donne hanno delle possibilità im-
pensabili per quelle che 70 anni fa votarono emozionate
per la prima volta.
La parità, insomma, non la regala nessuno, ma può essere
solo il frutto di un impegno quotidiano, prima di tutto da par-
te delle donne stesse, per migliorarsi, crescere, diventare
sempre più forti, continuare
a studiare non solo le mate-
rie “tradizionali” ma anche
temi relativi ad esempio
alla leadership, l’assertività,
la gestione delle persone.
Si tratta di crescere anche
sotto quell’aspetto compor-
tamentale che agli uomini
viene insegnato sin dalla più
tenera età ma che le donne
devono imparare da grandi,
e che rimane indispensabile
sviluppare per accrescere il
ruolo sociale e politico .
La strada per la parità, lo
sappiamo tutte, è ancora
lunga, ma la consapevolez-
za del percorso che è stato
fatto ad oggi rappresenta
un segnale di incoraggiamento e deve spingere a continua-
re a impegnarci, nella consapevolezza che raggiungere la
parità dipende molto anche da come noi stesse sapremo
lottare ogni giorno per conquistarla. ?
di Cristina Melchiorri
STRATEGIE
PRIVATE
Sono Francesca, mi sono laureata in economia
e sistemi complessi con il massimo dei voti. Da
qualche anno faccio la freelance da casa, cer-
cando e trovando lavoro sul web. Faccio siti, ge-
stisco progetti di marketing digitale per aziende
clienti, che spesso devo prendere a prezzi strac-
ciati. Non parliamo poi di valore del lavoro. Se
ti chiede un sito web il negozio sotto casa devo
stare 10 - 12 ore al computer. Più che una pro-
fessionista mi sento un’operaia. Mi pesa essere
precaria e sola. E non vedo una diversa prospet-
tiva per il mio futuro.
Francesca Accorsi (Castelfranco Emilia, Modena)
Cara Francesca, come te sono oltre 500mila i gio-
vani lavoratori digitali in Italia, 85% uomini, 1 su 3
con la laurea. Non esiste una normativa a vostra
tutela, o un tariffario o regole professionali di in-
gaggio, che non siano prendere lavori al massimo
ribasso. Faticate a dare valore a ciò che fate. C’è
una concorrenza spietata, internazionale. Il confi ne
è il web, che viene sempre considerato, per defi ni-
zione, gratuito. Lavoro senza orario. Tutto il giorno,
tutti i giorni. Una sorta di “carpenteria digitale”. Un
impiego routinario e discontinuo che non fa cresce-
re. Hai provato a cercare un posto di lavoro in un’a-
zienda o in una web agency? Manda il tuo curricu-
lum vitae, enfatizzando la tua capacità di lavorare in
team. Questo cercano le aziende, chi sa rapportar-
si con gli altri, colleghi o clienti che siano.. Questa
rivoluzione digitale che permea la nostra società
impatta sul mercato del lavoro di oggi e di domani,
ancora senza regole specifi che per voi. Ma inci-
de pesantemente anche sui comportamenti delle
persone. Lavorare soli, più che autonomia rischia
di produrre isolamento. È un tipo di solitudine che,
anche quando si è con gli altri, fa dell’essere sem-
pre connessi uno stato psicologico permanente.
Direi di dipendenza. Il cellulare è sempre acceso.
Sempre in mano, sulla tavola quando si mangia, la
prima cosa che guardi al mattino, l’ultima prima di
dormire. Prima delle persone in carne ed ossa che
ti stanno accanto ci sono gli amici virtuali o quelli
via social. La perfezione della relazione digitale, nel
lavoro come nella vita, dovrebbe lasciare il posto
d’onore all’imperfezione dei rapporti fra le persone.
INFORMATICA,
PRECARIA, SOLA
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