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Numero 4 del 2011

Noi uomini sull'orlo di una crisi


Foto: Noi uomini sull'orlo di una crisi
PAGINA 24

Testi pagina 24

tra le carceri di Forlì, Bologna
e infine Modena. “Mi appella-
vo alle regole per protegger-
mi - dice - perché se a volte
possono apparire fastidiose,
sono una garanzia, anche se

a volte non piaceva il richia-

mo al loro rispetto, neppure

a coloro che, all’interno del
carcere, avrebbero dovuto
esserne i garanti". Tra le
cose più difficili da soppor-
tare della vita dentro, la
promiscuità:”Non c'è alcuna
intimità, nessun tipo di pri-
vacy, neppure minima. -

continua - Condividere con

altre sei persone che non

conosci uno spazio così piccolo può crea-
re forti tensioni". Tanto che, una volta uscita, quello che

più ha apprezzato è l’intimità ritrovata con se stessa: ”ho

sentito forte la gioia della solitudine". Oltre a questo, nel
carcere il desiderio di libertà si concretizza come il biso-
gno di una serie di pratiche molto semplici: "comprare quel
che si vuole, alzarsi all'ora che si desidera, cucinare". An-
che se, inevitabilmente, questa esperienza ti trasforma: "da
quando sono uscita mi sono accorta di essere una perso-
na diversa, meno disposta a negoziare, ad ascoltare,
come se dovessi sfogare la rabbia per l'ingiustizia subita".
Ma quale ingiustizia? Di grandi e piccoli episodi di preva-
ricazione e violenza, ogni detenuta può raccontarne a de-
cine, come storielle umoristiche per la gente “normale":
“Ho assistito ad episodi di prostituzione femminile, addi-
rittura per un pacchetto di sigarette. C'è infatti - raccon-
ta - molta corruzione, anche alle spalle della direzione".
Se non cambiano le lenzuola che una volta al mese; se al-
l'interno circola tantissima droga - il 30% dei detenuti è
tossicodipendente; se il vitto è penoso e c'è chi specula sui
prodotti che si possono acquistare in carcere; se c'è un alto
rischio di contrarre l’epatite, allora “come può esserci vera escano persone peggiori di
rieducazione?" Inoltre, e questo Loredana ci tiene a sot- quando sono entrate. Quindi esigete che il carcere funzioni
tolinearlo: "Non sei mai trattata come una persona adul- e sia umano, ed esigetelo per voi stessi: pretendete la cu-
ta. Vieni infantilizzata: ti ritrovi ad aver a che fare, co- sfomer safisfactionl”.

stantemente, con la domandina, la spesina, la vis/tina". Così,

in questo asilo dell’orrore, si creano dei controsensi: "chi Parlare con Nora, moldava di ventinove anni, fa emergere
appartiene a una grande organizzazione criminale ha, pa- un altro dei nodi della questione carcere, quello degli stra-
radossalmente, la vita più facile di chi è dentro per reati nieri. Immigrata regolare, con una bambina di quattro anni
minori o è alla prima esperienza. Per i primi, ad aspettarli che frequentava l'asilo della citt‘a in cui vivono tutt'ora, do-
fuori - e spesso ad assisterli dentro - c'è la “famiglia" cri- micilio e lavoro stabili, un giorno viene improvvisamente
minale. I secondi si ritrovano invece, una volta usciti, com- arrestata. Il problema è che lei non sa nulla, neppure di aver
pletamente soli: molti, non abbastanza forti, hanno come subito un processo. Per il quale è stata condannata, in con-

alternativa ola dispera-
zione o il ricadere nel
circuito dell'illegalità, per-
ché vengono isolati dal
tessuto sociale al quale
precedentemente appar-
tenevano". Quello che lei
direbbe alle persone che
di carcere non sanno nul-
la e che pensano che sia
giusto punire i criminali è
che: "l'utente vero non è il
detenuto, ma la società
tutta: se il carcere non rie-
duca, allora sì diventa una
spesa inutile. Non è inte-
resse di nessuno che dai
suoi cancelli





noidonne | aprile | 2011
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