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Numero 6 del 2016

Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia


Foto: Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
PAGINA 21

Testi pagina 21

19Giugno 2016
SCELTA, PARTECIPAzIONE
E CONTROLLO SOCIALE
Marica Di Pierri
Attivista per la giustizia ambientale e sociale.
“La democrazia rappresentativa sta attraversando una
crisi profondissima. Fondata sull’idea che la sovranità
popolare si sostanzi nella scelta dei propri rappresentanti
istituzionali, essa ha visto nei decenni slabbrarsi sempre più
la cinghia di trasmissione tra società e istituzioni, tra popo-
lazioni e élite dirigenti. Nell’assetto attuale, che non prevede
più neppure il voto di preferenza, votare equivale a firmare
una delega in bianco a chi vincerà, decisamente eccessiva
in assenza di strumenti correttivi (quali istituti di partecipa-
zione e controllo sociale).
Di certo i padri costituenti
non immaginavano il de-
grado cui sarebbe giunto
il nostro sistema politico, e
non hanno di conseguen-
za disposto di controbilan-
ciare i poteri dello stato con
strumenti che permettes-
sero ai cittadini di interve-
nire non solo ad abrogare
norme infauste, ma anche,
ad esempio, a dare indica-
zioni e a fare proposte. La
necessità di un dibattito su
questo tema è sentita da
molti, ma trova la sua per-
fetta antitesi nel progetto di riforma costituzionale su cui (contro
cui) saremo chiamati a votare ad ottobre.
In Italia il voto universale maschile fu introdotto nel 1912.
Prima di allora votavano solo le classi agiate. Per attendere
l’estensione del voto alle donne si dovette aspettare fino al
1946. Il suffragio universale ha allargato la base della de-
mocrazia rappresentativa e eliminato discriminazioni intolle-
rabili. Pur consci dei limiti strutturali del modello di governo
esistente, scegliere di abdicare al diritto al voto non ha in
alcun modo effetti benefici per la tenuta democratica. Anzi. Il
voto resta non solo un dovere ma anche e soprattutto un sa-
crosanto diritto, non negoziabile in alcun caso. Questo non
esclude la necessità di spingere affinché alla scelta di chi
ci rappresenta si associ una profusa attività di impulso e di
controllo nell’agire pubblico da parte dei cittadini”.
Elena Ribet
ERAVAMO TANTE DONNE IN FILA
Lucia Matteucci
Ha 95 anni, è una delle donne più anziane di Granarolo Faentino.
“Non sapevo che il 2016 è il settantesimo anniversario del
voto alle donne e dovuto pescare nella memoria. Pian pia-
no mi sono tornati alcuni ricordi. La cosa che più mi è rima-
sta impressa è che si votava al primo piano di quella che
era allora la casa comunale. C’erano tre rampe di scale e
tante donne, ma tante, tutte in fila sugli scalini per salire e
tante che aspettavano. Stavamo dalla parte del corrimano
per consentire alle altre di scendere. Ricordo bene questa
animazione. Votavano anche gli uomini, ma quando andai
eravamo tutte donne. Che poi eravamo ragazze. Se qual-
cuno mi aveva convinto ad andare al voto? Io mi convinsi
da sola, anche se, adesso che ci penso, mio padre era
di tendenza socialista, ed anch’io, dentro di me, stavo da
quella parte. Però va detto che il voto fu preceduto da una
grande propaganda dei partiti che, come adesso, litigava-
no tra loro. Ma più che altro mi è rimasta impressa quella
fila indiana sulle scale”.
Rossella Ciani
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