Numero 4 del 2014
Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
Testi pagina 18
16 Aprile 2014
Nel 2011 ha vinto il premio Itwiin per le sue inno-
vazioni nel settore dell’edilizia sostenibile e lo scorso novem-
bre è stata premiata a Stoccolma come migliore innovatrice
d’Europa nell’edilizia verde con l’Euwiin International Award.
La motivazione del premio recita: “Ha creato i materiali per
l’efficienza energetica carbon - free e per l’edilizia verde più
ecofriendly e innovativi d’Europa, mettendo insieme tenacia,
rigore scientifico, eccellenza tecnica, economia collaborativa,
rispetto e valorizzazione dei paesaggi del mondo”. È Daniela
Ducato, imprenditrice e innovatrice sarda, da sempre impe-
gnata nella salvaguardia dell’ambiente in termini di sostenibili-
tà, ma anche di etica e morale.
La sostenibilità sociale è un tema che gode di adeguata
attenzione ad oggi in Italia e in Europa?
La sostenibilità sociale è un tema non nuovo per le gover-
nance europee. Riguarda tutta una serie di istanze, progetti
e provvedimenti che inevitabilmente coinvolgono i citta-
dini di quegli stati dove questa appare
praticata già da anni. Debbo dire che
in questo eccellono i paesi del nord Eu-
ropa, mentre quelli del centro, del sud
e anche dell’est, non hanno ben chiaro
neanche come operare nel campo della
comunicazione e della formazione, che
sono i primi passi da fare perché le isti-
tuzioni legiferino in modo da assicurare
proprio la sostenibilità sociale. In questo
i legislatori europei sono stati supportati
dai famosi “protocolli di certificazione”, di
qualità ambientale per esempio, ma an-
che etica. Risulta sempre più necessario,
inoltre, rivalutare il capitale umano in tutti
gli ambiti, e questo non può non andare
di pari passo con la sostenibilità sociale.
Perché ritiene fondamentale limitare, o addirittura eli-
minare del tutto, l’utilizzo dei derivati dal petrolio, so-
prattutto nell’edilizia?
Per diverse ragioni: energetiche, sociali, morali, climatiche,
ambientali ed economiche. Basti pensare che sono le multina-
zionali ad avere il maggior guadagno dall’estrazione, spesso
a scapito delle popolazioni locali. A questo aggiungo argo-
menti ormai noti a tutti come l’inquinamento di terreni prima
dedicati all’agricoltura, come è accaduto in Nigeria, che non
potranno mai più essere bonificati, i disastri causati dalle trivel-
lazioni marittime, e si potrebbe continuare a lungo. Non ultimo
c’è da considerare che il petrolio non è una risorsa infinita. L’ar-
chitettura rappresenta l’attività umana con il più alto impatto
ambientale del pianeta, il petrolchimico è la risorsa predomi-
nante dell’edilizia, e anche la prima causa al mondo di guerre
e cambiamenti climatici. Nel settore degli isolanti ad esempio,
gran parte di quelli utilizzati sono derivati petrolchimici, come:
polistirene, polistirolo, poliuretano, ecc, o fortemente energivo-
ri, ne è un esempio la lana di roccia. Fare
edilizia senza produrre guerra, quindi senza
petrolio, è possibile. Ci sono ottime aziende
e ottimi materiali in commercio e gli oltre 400
prodotti del polo produttivo La Casa Verde
CO2.0 ne sono un esempio.
Utilizzando le metodologie per la rea-
lizzazione di materiali per l’architettura
e l’edilizia e l’arredo dal surplus dell’a-
gricoltura e della pastorizia, si potreb-
be arrivare anche a un risparmio eco-
nomico ed energetico?
Non si potrebbe: si può! E l’esperienza delle
aziende della filiera che fa parte del nostro
polo produttivo, lo dimostra nel concreto
ogni giorno.b
Migliore innovatrice d’Europa e premiata a Stoccolma per l ’edilizia verde e ecofriendly.
Daniela Ducato, imprenditrice sarda, è impegnata nella salvaguardia dell ’ambiente
La casa verde
che non inquina
di Alma Daddario