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Numero 6 del 2016

Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia


Foto: Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
PAGINA 16

Testi pagina 16

14 Giugno 2016
PARTIMMO DAL VOTO | 1
di Silvia Vaccaro
Tra il 1944 e il 1946
Noi DoNNe sosTiene
il suffragio universale
e combaTTe le resisTenze
dei poliTici (maschi).
alcuni flash
sul dibaTTiTo
del Tempo
Che senso ha votare oggi? Una domanda che tanti e tante si pongono in un momento di crisi delle democrazie a livello globale. Eppure que-sto 2016 è un anno speciale per il voto in Italia:
proprio settanta anni fa le donne conquistavano, non sen-
za fatica, il diritto a una piena cittadinanza. Sebbene sia in
Italia che in altri paesi già dalla fine dell’Ottocento fossero
iniziate le lotte per il suffragio femminile, nel nostro paese
fu solo con le elezioni amministrative, nel marzo del 1946,
e poi con le votazioni del 2 giugno
che le donne mossero i primi pas-
si nelle istituzioni. Le pagine di Noi
Donne, che come rivista di politica
femminile era nata ufficialmente già
due anni prima, nel luglio del 1944,
rappresentano una fonte preziosa
per ricostruire le fasi che precedette-
ro le prime votazioni cui presero par-
te anche le donne. Riflessioni lucide
e coinvolgenti, quelle che si trovano
sfogliando l’archivio, come le parole
Marisa Rodano che nel gennaio del
1946 sul numero 11 di Noi Donne
scriveva: “Il Consiglio dei Ministri ha
approvato la legge elettorale ammini-
strativa e ha approvata anche la data
dei comizi elettorali che avranno luo-
go ai primi di marzo.[…] Vi sono al-
cuni, cioè, che hanno uno strano ra-
gionamento; essi dicono: ‘Le donne
italiane non hanno mai votato, quindi
in gran parte non si cureranno di votare. Bisogna che la
legge stabilisca che votare è un obbligo per tutti i cittadini
e che chi non vota dovrà pagare una forte multa’. Che ve
ne pare, di questo discorso, care amiche dell’UDI? […]
Voi risponderete sicuramente che questa teoria che il voto
sia un obbligo è molto nuova: quando le donne lottavano
per conquistarsi il diritto di votare, non è mai venuto in
mente a nessuno di dire che il voto era un obbligo. Come
mai a questi signori viene in mente solo ora che il voto non
è un diritto, ma un obbligo?”. E aggiungeva: “E se poi ci
fosse qualche donna che, malgrado tutto, non avrà com-
preso l’importanza e il dovere morale (dovere verso se
stessa, la sua famiglia, i suoi figli) di
andare a votare e si asterrà dal voto,
noi domandiamo ai sostenitori del
voto obbligatorio: se questa donna
fosse obbligata per legge a votare,
quale contributo potrebbe dare? Se
non è nemmeno arrivata a compren-
dere l’importanza di andare a votare,
come saprà scegliere con giudizio
per chi votare? Voi dite che tutti i cit-
tadini devono contribuire a ricostru-
ire il paese. Ma per far questo non
basta andare a gettare una scheda
in un’urna senza sapere quello che
si fa. Per far questo bisogna essere
coscienti e coscienti si diventa nella
libertà!”.
Sebbene ci fossero stati uomini, tra
la fine del 1800 e l’inizio del 1900,
che sostenevano il voto alle donne,
durante il ventennio fascista, in cui le
donne venivano educate sin dai ban-
chi di scuola ad essere le regine della casa e nulla più, e
durante i tragici anni della Seconda guerra mondiale che
seguirono, alle donne italiane fu negata una piena citta-
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