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Numero 4 del 2011

Noi uomini sull'orlo di una crisi


Foto: Noi uomini sull'orlo di una crisi
PAGINA 10

Testi pagina 10

gò n.0. A

WWW























PARLIAMO DI BIOETICA

ACCANIMENTO

TERAPEUTICO

a disponibilità di tecniche
mediche sempre più sofisti-
cate, che consentono di man-

n.0. A

OCCORREIHFENDERE

n.0. A

Maria Antonietta la Torre*
Istituto Italiano di Bioetica
www.istitutobioetica.0rg

ci si trovasse nella condizione di non po-
ter più esprimere la propria volontà. Il
progresso biomedico riapre, allora, la ri-

. .. . ILCARATTERE . ..H .., .
tenere in una condiZione Vi- flessione su diritti, in effetti, gia sanct-
tale individui che talvolta IRRI D UC I B I LM E NTE ti dalla nostra Costituzione, come il di-
non sono più in condizione di esprimere la PERS O N ALE DELLE ritto a rifiutare le cure, esposti ora a nuo-
propria volontà, e quindi le proprie prefe- ve implicazioni. Per sottrarsi alle ten-
renze in merito alle cure alle quali vogliono S CELTE CHE tazioni paternalistiche che a volte il no-

essere sottoposti, ha riaperto il dibattito sul-
l’accanimento terapeutico, poiché ci si tro-
va talvolta su un puntolimite: non è sempre
chiaro se si stia irragionevolmente procra-
stinando la morte o davvero prolungando
l’esistenza. Ci si chiede, perciò, quali trattamenti siano effetti-
vamente obbligatori e necessari, in vista del rispetto della dignità
del morire e della volontà individuale.
A ben vedere, la stessa definizione di morte, in vista del prelie-
vo di organi, è stata trasformata e sottoposta a una “decisione”,
e ciò ha contribuito a rendere sempre meno naturale l’evento del
morire. Si è stabilito che un individuo può essere considerato mor-
to anche se il suo cuore batte ma vi è un silenzio conclamato del-
l’encefalo, mentre non molti decenni fa il battito cardiaco sarebbe
stato considerato segno vita-

IL PROGRESSO le: dunque in merito si è per-
venuti a una conven210ne

BIOMEDICO medico-legale. E invece si fa
RIAPRE LA sovente appello, in maniera

quanto meno singolare, al ri-
spetto di una “naturalità” del
morire che, una volta sot-
tratto al suo esito spontaneo
grazie agli ausili tecnici, è di
fatto artificiale.

Nonostante l’ampio consen-
so teorico sul rifiuto dell’ac-
canimento terapeutico, perciò, vi è molta resistenza rispetto al-
l’ipotesi di una regolamentazione delle direttive anticipate di trat-
tamento, ossia dell’eventuale e volontaria (dunque mai obbli-
gatoria, ma frutto di una libera scelta e sempre passibile di re-
voca) indicazione della propria volontà in merito ai trattamen-
ti ai quali si desidererebbe essere o non essere sottoposti nel caso

RIFLESSIONE SU
DIRITTI GIÀ
SANCITI DALLA
COSTITUZIONE

noidonne | aprite | 2011

IUGUARDANOIL
PROPRKDCORPO

stro legislatore manifesta, vuoi per pre-
giudizi ideologici, vuoi per inveterata
tecno-fobia, sarebbe a mio avviso uti-
le innanzitutto una difesa del carattere
irriducibilmente personale delle scelte
che riguardano il proprio corpo, specie di quelle che non coin-
volgono altri che se stessi.

Conferire al legislatore il compito di definire in maniera auto-
ritativa questioni complesse, ad esempio che cosa sia la vita, si-
gnifica ostacolare un’attività legislativa che, in uno stato laico,
dovrebbe essere rispettosa delle diverse visioni del mondo. Più
utile mi sembra l’appello ad alcuni principi-guida, condivisibi-
li con minor difficoltà, quale, per l’appunto, il principio di au-
todeterminazione, unanimemente accettato, peraltro, come
fondamento del cosiddetto consenso informato. La Convenzione
di Oviedo ha stabilito l’obbligatorietà di tale consenso prima di
ogni intervento nel campo della salute e anche, sottolineando pro-
prio il caso delle persone che non hanno o non hanno più la ca-
pacità di fornire un tale consenso, che si debba procedere a som-
ministrare terapie soltanto se vi sia diretto beneficio. Occorre-
rebbe allora provare che le pratiche di prolungamento dell’esi-
stenza in casi come quello di Eluana Englaro rientrino nella ca-
tegoria del certo beneיִcio per quell’individuo: la tesi che, tenendo
in vita artificialmente una persona che soffre o che non ha ra-
gionevoli speranze di recuperare non semplicemente le sue fun-
zioni Vitali autonome, bensì la sua coscienza e un’accettabile qua-
lità della vita, si faccia 1'] suo bene è, a mio avviso, tutta da di-
mostrare.

Inoltre, mi pare insostenibile e contraddittorio che quando sia-
mo nel pieno possesso delle nostre facoltà possiamo decidere per
noi stessi anche fino alle estreme conseguenze, mentre in caso
di perdita di queste facoltà il nostro corpo non sia più nella no-
stra disponibilità. La volontà della donna siciliana, che aveva con-

n.0.
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