Numero 2 del 2014
Piccoli stereotipi screscono
Testi pagina 41
35Febbraio 2013
SP
AG
NA
(fino alla 22esima). A con-
dizioni che si restringono,
corrispondono meccanismi
che si complicano: il go-
verno recupera dalla legge
del 1985 la condizione del
danno psicologico, ma ne
irrigidisce il procedimen-
to. Il grave pericolo dovrà
essere attestato da un rap-
porto redatto da due medi-
ci, che non devono lavorare
nella stessa struttura dove
verrà praticato l’aborto, né
potranno essere gli stessi
che lo praticheranno. At-
tualmente il 97% delle inter-
ruzioni avviene in cliniche
private, e sono gli stessi
medici della clinica quelli
che elaborano il rapporto e praticano l’aborto. Oggi il Par-
tido Popular rompe questo vincolo per “garantire”, dice,
l’imparzialità dei medici. I meccanismi che si complicano
si sommano ai tempi che si allungano: secondo la legge
attuale se una donna decide di abortire, riceve dal medi-
co informazioni su alternative, aiuti alla maternità e rischi.
Deve riflettere per un minimo di tre giorni e ritornare nel
caso la sua decisione sia sicura e definitiva. Con la nuova
Ley il minimo dei giorni richiesti passa a sette. “Un au-
mento del tempo previsto”, avvertono le organizzazioni in
difesa dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, “che
rischia di allungare tempi di attesa e rendere sempre più
difficile abortire in strutture pubbliche entro il margine dei
tre mesi previsi”.
Aborto:
da diritto a delitto
Il ministro Alberto Ruiz-Gallardón e il governo del Partido Popular
riformano la legge sull ’aborto. É una trasformazione radicale
contro l ’autodeterminazione delle donne
di Emanuela Borzacchiello
Secondo
la nuova
impoStazione
la donna
è vittima
dell’aborto,
non è capace
di intendere,
deve eSSere
coStantemente
guidata e
accudita. e non
è penalmente
perSeguibile
per legge
Nella Gran Vía di Madrid una ragazza è seduta in terra
con un cartello al collo. Immobile e bocca chiusa da nastro
adesivo nero. A parlare per lei il cartello rosso: “Per piace-
re, dammi un aiuto per andare a Londra ad abortire”. É il 21
dicembre 2013: il giorno dopo l’approvazione da parte del
governo spagnolo della nuova normativa che cancella il
diritto di scegliere una maternità volontaria e trasforma l’a-
borto da diritto in delitto. In quel pezzo di strada la ragazza
è ferma dall’alba: “La performance ha stimolato reazioni
differenti da parte dei passanti, per lo più positive. Per me
è importante sottolineare l’importanza di riportare il dibatti-
to sull’aborto per le strade”.
CAmbi rAdiCAli iN temPi di CriSi
La riforma voluta dal ministro della giustizia Alberto Ruiz-
Gallardón non è un passo indietro, né un ritorno al pas-
sato. É una trasformazione radicale che apre scenari
complessi, la cui analisi e lettura deve inserirsi nel quadro
generale della perdita dei diritti che caratterizza la crisi
economica. Il nome della riforma già indica il cambio di
paradigma: Ley de Protección de la Vida del Concebido y
de los Derechos de la Mujer Embarazada (Legge di pro-
tezione della vita del concepito e dei diritti della donna
incinta). Vita dell’embrione in primo piano e avente diritto
di persona fin dal suo concepimento. In secondo piano,
i diritti sessuali e riproduttivi della donna, nome declina-
to in un singolare indistinto che annulla e impoverisce in
una stessa condizione biologica le differenti modalità di
vivere la scelta della maternità. In Spagna la legge è stata
definita “la più restrittiva della democrazia” perché limita
la possibilità di interrompere la gravidanza solo in caso
di violenza (fino alla 12esima settimana) e di grave pe-
ricolo di salute fisica e\o psichica per la vita della madre