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Numero 2 del 2014

Piccoli stereotipi screscono


Foto: Piccoli stereotipi screscono
PAGINA 13

Testi pagina 13

11Febbraio 2014
La persona è valutata in base a canoni
che coniugano attrazione fisica e sen-
sualità…
Entrambe fanno parte dell’amore e non
sono necessariamente sinonimi di su-
perficialità; soprattutto la sensualità fa
riferimento a livelli profondi di noi stessi.
La sessualità è suggestione spesso im-
posta in modo inappropriato alle perso-
ne e ai contesti…
Sono d’accordo e credo che in questo
senso i bambini non siano sufficiente-
mente tutelati.
 
È un elemento che risveglia curio-
sità e fa leva sul’«effetto specchio»,
cioè quel naturale desiderio di appa-
rire più grandi. E nello stesso tempo
promuove una certa preoccupazione
sull›aspetto fisico…
È un problema complesso. Ogni bambi-
no ha diritto di sentirsi più grande nel suo
immaginario che, per essere funzionale a
una crescita armonica, necessita di esse-
re rispecchiato dal vivo nella relazione con
i genitori. Si tratta di un rispecchiamento
emotivo che avviene quando ci si guarda
negli occhi e si pensa la stessa cosa e
struttura progressivamente un sentimento
di identità. In questo caso i bambini han-
no bisogno di sentirsi visti e non sempli-
cemente osservati e da questo dipenderà
anche come vedranno e giudicheranno il
proprio aspetto fisico. In fondo nessuno
può vedersi bello se sente di non essere
piaciuto ai propri genitori e in questo caso
non piacere significa non essersi sentiti
speciali. L’era digitale ha drasticamente
diminuito le occasioni di guardarsi negli
occhi a favore di interazioni sempre più
serrate con screen di qualsiasi genere.
Basta osservare un bambino assorto nel
toucth screen di un iPhone per compren-
dere che la seduttività dello strumento sta
nel suo potenziale dissociativo.
 
I bambini imparano a collegare l’appa-
renza fisica e l’acquisto del prodotto
giusto e costoso che faccia apparire fi-
sicamente attraenti e sexy, al successo
individuale. Si può pensare che non ci
sia impatto sull’evoluzione e sulle re-
lazioni interpersonali che avranno da
adulti?
Certamente un impatto sull’evoluzione è
ipotizzabile, ma ciò che è evolutivo non
diventa necessariamente patologico.
Dobbiamo a volte considerare una cer-
ta tendenza naturale al pregiudizio, che
peraltro rimane un diritto di ogni essere
umano nella misura in cui può essere
messa in discussione.
 
Anche se la convinzione dei kidmarke-
ters è quella di aiutare i bambini ad ave-
re “una vita migliore offrendo i consigli
migliori” non sempre tutto pare legitti-
mo, come del resto considerare diver-
tente qualsiasi cosa possa stimolare i
bambini a desiderare qualcosa a pre-
scindere da ciò che sarebbe salutare…
Indubbiamente la tendenza è quella di
promuovere un consumo compulsivo
piuttosto che generare desiderio. 
 
«L’istruzione non è riempire un secchio,
ma accendere un fuoco» scrive William
Yeats...Tutta la nostra attenzione verso
l›infanzia non rischia di essere vanifica-
ta da strategie pensate per ottimizzare
il valore economico della stessa oltre-
tutto infarcite da una serie di stereotipi
che condizioneranno il loro comporta-
menti futuro?
Esiste questo rischio e ne siamo consa-
pevoli anche se, secondo il mio modo di
vedere, non esiste uno stereotipo capa-
ce di saturare il bisogno che, nel corso
della vita, un fuoco si accenda dentro
ognuno di noi. ä
Twitter@marinacaleffi
BamBini in puBBlicità:
il mercato detta le leggi
La magia e la difficoltà di vendere e
far comprare un sogno ce la racconta
Francesca bomPieri, art Director
e Graphic Designer freelence, con
un robusto curriculum nelle più
importanti agenzie internazionali.
“Quando ti passano il brief per una
campagna pubblicitaria per un prodotti
per bambini, e magari di moda, la
prima cosa che pensi di solito è:
finalmente posso sognare! e inizi sul
serio a farlo, ritorni a vedere il mondo
a colori accesi e dai libero sfogo alla
fantasia. Per dire la verità questa è
la prassi, ma per l’infanzia l’illusione
che il mercato e tutte le sue regole
possano per una volta non contare è
più forte. raccolte le idee e magari
anche realizzate a livello di layout si
passa alla presentazione al cliente. e
purtroppo tutto torna di botto nei colori
tenui se non grigi della realtà. sono
poche le aziende che osano rischiare
di scostarsi dallo scenario comune in
cui tutto deve essere patinato e simile
al mondo glamour dei grandi per
‘raccontare’ invece una favola secondo
i canoni della fantasia di un bambino.
avete mai visto un bambino disegnare
una donna come una modella (a meno
che non sia la figlia/o di un grande
stilista e quindi veda bozzetti da che
ne ha memoria e sia anche dotato
di una manualità rara) all’età di 5/6
anni? Lavorare in pubblicità o in
comunicazione oggi è molto frustrante
per certi versi, il possibile dipende
dalla predisposizione del cliente, ci
sono regole dettate dal mercato contro
cui non si può andare. se l’imperativo
è vendere un sogno - e questo non
è mai cambiato negli anni - credo si
possa però dire che l’immaginario dei
sogni si sia piano piano trasformato
a causa di un mondo che valorizza
‘l’apparire’ in un certo modo. Per
comprendere se questo sogno sia
giusto o no provate a partecipare alla
realizzazione di uno shooting di una
campagna per bambini: che dite sarà
più facile farli giocare o imbellettarli
e vestirli in modo che possano essere
modelli per un giorno?”
m.c.


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