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Numero 2 del 2014

Piccoli stereotipi screscono


Foto: Piccoli stereotipi screscono
PAGINA 17

Testi pagina 17

15Febbraio 2014
LA (MALA)
EDUCAZIONE
STRADALE
di Marta Mariani
IL SESSISMO, SUBDOLO,
DEI SEGNALI STRADALI
E LA REAZIONE DELLA STREET ART
Quando parliamo di sessismo dei linguaggi siamo soliti pensare, forse, alla lingua vera e propria, quella fatta di parole (scritte o pronunciate), di proverbi, di con-
cordanze a senso e di plurali al maschile.
Quando, magari in un convegno sul maschilismo dei codici,
veniamo invitati a rifl ettere sui messaggi irrifl essi - che de-
gradano il femminile a vantaggio del maschile - ci saltano in
mente quelle formule tipiche della burocrazia: “nato a” (sulla
carta d’identità); “io sottoscritto” (nelle autocertifi cazioni) e
cose del genere...
Tuttavia, bisogna ammetterlo, la parola non è tanto immediata
quanto l’immagine. Per questo motivo, forse, sono le icone, i
simboli, i segni ad essere maggiormente subdoli e sublimina-
li. Un esempio lampante di questa maggiore immediatezza
dell’immagine sulla parola ci viene offerta dalla segnaletica
stradale. I segnali stradali (svecchiati e rinnovati di anno in
anno, secondo precise ordinanze) presentano spesso ico-
PICCOLI STEREOTIPI CRESCONO | 3
ne umane, stilizzate in modo che la fi gura rappresentata sia
perlopiù un “maschile singolare”. È un “maschile singolare”,
infatti, l’omino che attraversa la strada nel segnale di pericolo
di attraversamento pedonale.
Nel segnale triangolare che allerta l’automobilista circa la
prossimità di una scuola c’è addirittura qualcosa di iperpro-
tettivo (pensiamo al bambino che corre tenendo per mano
una bambina). Un atteggiamento pietistico assodato, talmen-
te chiaro che nessuno osa discutere quell’omino dalla forza
maschia che spala i ciottoli nel segnale triangolare dei “lavori
in corso”. È chiaro che per i lavori di manutenzione strada-
le ci vogliono braccia forti, gambe robuste, pettorali, barba
e sudore. Da alcuni decenni a questa parte, un irriverente e
scandalistico atteggiamento di protesta rispetto ad una tale
stereotipia, viene proprio dalla street art.
Bastano pochi ritagli di adesivi, qualche spruzzata di acrilico,
o magari pochi tratti di pennarello ... e i segnali stradali diven-
tano murales alla Keith Haring: spuntano subito capelli, gonne,
tacchi a spillo, seni abbondanti, accessori, ombrelli, cagnolini e
guinzagli. Sulla scia di queste dimostrazioni artistiche e anoni-
me, qualche anno fa, l’Assessora di Fuenlabrada (una cittadina
spagnola a pochi minuti da Madrid) aveva promosso una se-
gnaletica femminista. All’assessora, Rosalina Guijarro, piaceva
attraversare la strada quando, al semaforo, scattasse, lumino-
sa, una rispecchiante sagoma verde in gonnella. Si tratta di ini-
ziative giocose, ma al contempo cariche di peso politico e ide-
ale. Proviamo un momento ad immaginare la nostra reazione
emotiva alla vista di un’icona femminile su un segnale di divieto
di transito pedonale. Probabile che qualche incallito maschili-
sta lo intenderebbe come “fuorviante”.... o peggio: selettivo! ä


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