Numero 2 del 2014
Piccoli stereotipi screscono
Testi pagina 40
34 Febbraio 2013
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folklore lettone e i loro legami con gli elementi maschile e
femminile sono spesso presenti. Nel femminile ricade l’idea
di patria (nutrimento della figura materna), in quello ma-
schile le idee di potere e aggressività, che si sono manife-
state nelle battaglie, negli stupri e nelle violenze sull’altro/a
per il potere. Questi concetti sono ben espressi in uno dei
suoi saggi più conosciuti “La Croce e la Spada”, conte-
nuto nell’opera “Pensieri incompiuti”, dove lei si adden-
tra nella storia antica della Lettonia (13° secolo), quando
questa terra era conosciuta con il nome di Livonia. M?ra
z?l?te ha lavorato per vari Comitati di redazione. È stata
Capo-redattrice di uno dei periodici letterari più famosi nel
paese “Karogs”/“Bandiera”.
Attualmente è presidente
dell’Associazione degli Au-
tori Lettoni. Una sua poe-
sia, “Di prima mattina vado
per parole”, è disponibile nel
sito “Baltica”.
Ultima figura di spicco è
quella di Vizma Belševica, la
voce poetica femminile più
potente e drammatica del
secondo Novecento lettone.
Nata nel 1931 a Riga da una
famiglia povera, ha comin-
ciato a scrivere molto presto,
diventando negli anni Sessan-
ta uno dei principali punti di riferimento della poesia lettone.
La città di Riga, dove Vizma ha trascorso gran parte della
sua infanzia, fa spesso da sfondo ai suoi lavori, soprattut-
to nel- la trilogia autobiografica “Bille”. Questa
trilogia, pubblicata negli anni Novanta,
ripercorre la vita dell’autrice durante gli
anni Trenta, il primo anno di annessio-
ne della Lettonia all’Urss (1940-41),
il periodo di occupazione nazista
(1941-45) e, infine, i primi anni post-
guerra sotto il regime di Stalin. L’ope-
ra è oggi riconosciuta come uno dei
più bei capolavori della letteratura
lettone. In essa l’autrice denuncia
la situazione delle nazioni
oppresse in Urss. Anche
nelle sue poesie c’è tutto
il senso della coercizio-
ne, della parola che si
fa sofferente grido di
emancipazione. In epoca sovietica
le sue poesie hanno subito la censura. Dal 1971
al 1974 Vizma non ha potuto pubblicare. Nella
sua lunga poesia “Notazioni di Enrico di
Livonia a margine delle cronache livonia-
ne” (“indri?a Latvieša piez?mes uz Livoni-
jas hronikas mal?m”, in raccolta “Gadu
gredzeni”/”Rings of Age”, 1969), in cui
affiora l’immagine del cronista-lettone,
obbligato a descrivere in modo pia-
cevole i successi di un regime a lui
estraneo, la poetessa, entrando in
empatia con indri?a Latvieša, espri-
me il suo atteggiamento nei confronti
del regime sovietico quando la Letto-
nia faceva parte dell’Urss.
Di lei possiamo dire che è stata un’autrice straordi-
naria, scomparsa nel 2005 ma ancora vivissima nelle
case di ogni famiglia lettone. Nel 1990 è stata nominata
membro onorario dell’Accademia lettone delle Scienze.
Ha ricevuto due volte il premio “Sp?dolas”, che è il più alto
riconoscimento nella letteratura lettone. Vizma Belševica
ha pure ottenuto l’Ordine delle Tre Stelle. Nel sito “Balti-
ca” sono presenti quattro sue poesie tratte dalle raccolte
“Gadu gredzeni” e “Dzeltu laiks”/”autumn” (1987). Nel
ciclo di poesie “Laika raksti”/”Time Signs”, appartenenti
alla raccolta “Dzeltu laiks”, affiorano le voci di vari periodi
storici, ponendo interrogativi severi sui poteri costituiti e
su coloro che li subiscono nel momento presente. b