Numero 2 del 2014
Piccoli stereotipi screscono
Testi pagina 30
da 70 anni NOIDONNE guarda al futuroda 70 anni NOIDONNE guarda al futuro
L’ITALIA
SI STA RIALZANDO
DOPO LA GUERRA.
NOI DONNE RACCONTA
E ANTICIPA I GRANDI
CAMBIAMENTI
CHE SONO NELL’ARIA
Testi e ricerca iconografi ca
a cura di Silvia Vaccaro
1951
1960
secondo inserto
L
a guerra è fi nita e il diritto al voto per le
donne italiane è stato conquistato, nono-
stante la rappresentanza in Parlamento
ancora si attesti su numeri molto esigui
e le donne del Fronte Democratico si
trovino all’opposizione del Governo della democrazia
cristiana. Questo non impedisce loro di continuare a
lottare per le battaglie che in quegli anni erano sentite
come cruciali: la parità salariale tra uomini e donne, la
maternità consapevole, la dignità dell’infanzia. E Noi
Donne è un giornale che ogni giorno diventa più ro-
busto anche grazie alla capacità di documentare e dif-
fondere le voci di queste donne sempre in prima linea.
La periodicità con cui esce è settimanale e a partire dal
settembre del 1952 il colore apparirà fi nalmente sulle
copertine e all’interno. Oltre alla direttora Maria An-
tonietta Macciocchi, sono Giuliana Dal Pozzo, Milla
Pastorino e Fausta Cialente le fi rme delle inchieste
sui temi più disparati: le case e gli sfratti, le condizioni
lavorative, i consumi culturali delle donne, e anche il
tema molto sentito del diritto ad una maternità con-
sapevole. Colpisce anche l’attenzione per le giovani, a
cui si chiede di parlare d’amore, di lavoro, di quanto si
sentano vicine alle loro madri. Perduto il grigiore e la
gravità di certi articoli degli anni precedenti, le gior-
naliste e i giornalisti si dilettano persino in domande
irriverenti come quelle poste alle sedicenni dell’epo-
ca, che presentavano problemi simili alle venticin-
quenni di adesso: cercano lavoro ma non lo trovano,
sono innamorate ma fanno i conti con i soldi prima
di mettere su famiglia, e a volte, come è normale che
sia, non sanno ancora bene cosa vogliono dalla vita. Ci
Circo,
nr 4, gennaio 1954
Cosa leggono le donne,
nr 25, giugno 1952
Ragazze,
nr 28, luglio 1952
Benvenute in redazione,
nr 9, febbraio 1954
Copertina con Gina,
n.10, marzo 1955
Copertina con Sophia,
n. 3, gennaio 1959
Copertina con Audrey,
n. 18, marzo1957
continua >
donne pagano con l’infelicità la loro emancipazione”
e già allora erano presenti tanti temi che ancora oggi
non trovano una soluzione. Noi Donne interpella le
sue lettrici ogni settimana, chiedendo loro di inviare
lettere e partecipare per raccontare la propria espe-
rienza lavorativa e molte sono le donne che soffrono
ad esempio la prigionia del lavoro a domicilio che
isola le donne facendole sentire delle lavoratrici a
metà nonostante tutte le incombenze. Senza dimen-
ticare le lotte per la pensione alle casalinghe. “Anche
in casa è entrata la rivoluzione!” si scrive sul giorna-
le: tredici milioni di donne unite perché si discutesse
in Parlamento una legge sull’indennità per la catego-
ria. Si parla ancora di infanzia, ma i volti emaciati dei
bambini dell’immediato dopoguerra cedono il passo
ad inchieste sulla letteratura per ragazzi (a partire da
quella americana giudicata troppo violenta) o sulle
condizioni pessime di alcune scuole o sul diritto a
non passare l’infanzia in carcere come nel caso dei
fi gli delle Mantellate, carcere giudiziario femminile
di Roma. Di maternità si parla moltissimo non solo
perché la scienza va avanti e cominciano le prime
operazioni fatte anche su bimbi piccolissimi, ma an-
che perché la libera scelta delle donne a concepire e
portare avanti la gravidanza comincia ad essere un
tema. Fece infatti scalpore il titolo dell’inchiesta di
Giuliana dal Pozzo “Quando li vogliamo quanti ne
vogliamo”, nel 1956, perché di fatto Noi Donne anti-
cipa e si pone come interlocutore di rilievo in un di-
battito che era appena incominciato sulla possibilità
di pianifi care le nascite e di parlare di diritto all’abor-
to. E di quegli anni sono anche le inchieste contro
l’ONMI, Opera nazionale maternità e infanzia, ente
assistenziale italiano fondato nel 1925 allo scopo di
proteggere e tutelare madri e bambini in diffi coltà,
accusato di non essere un servizio all’altezza delle re-
ali esigenze di donne e bambini, perché gestito male
economicamente e secondo dettami profondamente
sessisti ancora di stampo fascista. Non mancano gli
uomini, interpellati in vari articoli sulla condizione
delle donne e sull’avanzamento dell’emancipazione
femminile.
A parlare attori, giornalisti, ma anche persone co-
muni. È sempre di Giuliana Dal Pozzo la bellissima
inchiesta del 1959 “L’uomo del secolo”, redatta con
un occhio attento e straordinariamente moderno.
“Sono due i modi con cui un giornale femminile
guarda l’uomo: o come idolo o come nemico. Ci pare
che tutti e due gli angoli visuali siano sbagliati, per-
ché egli è un essere umano in una società ostile che
oggi lo opprime così come opprime la donna. All’er-
rore dell’uomo-idolo e dell’uomo-nemico vogliamo
sostituire la certezza dell’uomo-alleato nella grande
battaglia che oggi ci impegna: quella per l’emancipa-
zione della donna.” u