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Numero 4 del 2011

Noi uomini sull'orlo di una crisi


Foto: Noi uomini sull'orlo di una crisi
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Testi pagina 9

scelto Maddalena (prima attraverso le sue TV poi nella
sua vita privata) ma essendo un incredulo, conformista ed
amorale, ha esaltato strumentalmente la figura di Maria
(mamma Rosa, le zie suore, la biografia patinata della sua
vita familiare) allineandosi alla visione patriarcale e ma-
schilista della Chiesa romana. Infatti, indifferente alla cal-
colata doppiezza di Berlusconi, il Vaticano ha tempo—
reggiato anche di fronte alle sue scandalose sregolatezze
senili, e solo spinto dalle innumeri proteste è uscito dal
suo rumoroso silenzio; con parole anche dure, ma sem-
pre lontane da quel “sì, sì, no, no” che chiede il Vange-
lo. Ancora una volta, cioè, Roma pratica la vendita del-
le indulgenze: le parole allusive ma non dirette dei pre—
lati (che Berlusconi può permettersi di derubricare per-
ché si limitano genericamente a condannare il peccato e
ad invitare alla virtù) sono ricambiate dal premier con una
legislazione rispettosa della dottrina cristiana in tema di
bioetica, famiglia, vita sessuale ecc. e con regalie varie (tipo
le agevolazioni fiscali alle scuole cattoliche). Danaro e p0—
tere dunque, due elementi che oltretevere godono di mas-
sima considerazione: nei secoli infatti la Chiesa si è bar-
camenata in una doppia politica che la vedeva contem-
poraneamente sia nelle stanze del potere sia accanto agli
ultimi. Come testimoniano vari ordini monastici che, sor-
ti a testimoniare una diversa impronta dello spirito
evangelico, si sono tenuti lontani dagli intrighi, dallo sfar-
zo, dalle manovre politiche della Chiesa trionfante.
Della chiesa, cioè, che tuttora non rinuncia al potere tem-
porale in un piccolissimo ma ricchissimo stato, di cui il
Papa è sovrano assoluto, come nel seicento, a capo di una
struttura centralizzata e gerarchica.

Quella stessa che, riverniciata e mascherata con parole stra-
volte dal loro significato originario (libertà, democrazia),
permetterebbe a Berlusconi, affondata la Costituzione, di
salvarsi dai processi, continuare a governare l’Italia e man-
darla a fondo. Ci si chiede allora: può contribuire a ri-
costruire la fibra morale del popolo italiano, che vuol dire
anche riconoscere la dignità delle donne, chi non ha con-
trastato il gruppo di potere che ha corrotto il paese? Al-
levando nella sua pancia consumismo, edonismo, razzi-
smo? Promuovendo l’avidita, il conformismo, la menzo-
gna? Ma l’equidistanza della Chiesa ufficiale (che ha per-
sino accusato di “moralismo” chi oggi si scandalizza dei
costumi di Berlusconi dopo avere difeso per anni costu-
mi “libertini” come l’aborto e i Dico) denuncia la crisi di
autorevolezza di un magistero che deve ricorrere all’au-
torità della legge scritta per ottenere quell’“ ethos”, quei
comportamenti che non riesce ad ottenere con la for-
mazione delle coscienze. Trovandosi anche qui in sinto—
nia con lo spirito dei tempi nell’età del berlusconismo: il
fine giustifica i mezzi. I

ARRIVANO

Al MARGINI 5853555,

diAlidaCastelli , LARGO
v AI MASCHI

opo tanto affannarsi sulle quote di genere, anzi sul-
le “quote rosa” come continuano a chiamarle i
giornali, le quote di genere sono passate nel più gran-
de silenzio all’interno del cosiddetto “collegato al la-
voro”, il decreto n.183/2010.
Tutte ci ricordiamo la coraggiosa battaglia 50 e 50 dove ve-
nivamo di volta in volta accusate di essere esagerate, di non
affidarci alla meritocrazia (parola magica per tenere sempre
le donne fuori dai posti di responsabilità) e di voler far di-
ventare le donne specie protetta come i panda.
Ebbene nel decreto 183/2010 all'articolo 21 che ha come ti-
tolo “Misure atte a garantire pari opportunità, benessere di
chi lavora e assenza di discriminazioni nelle amministrazio-
ni pubbliche” è stata introdotta una rigorosa quota di gene-
re proprio del 50 e 50.
Con questo articolo si sono eliminati definitivamente nella pub-
blica amministrazione i Comitati pari Opportunità e i Comi-
tati paritetici sul fenomeno del mobbing riunificati nel Comitato
Unico di Garanzia.
I CPO hanno vissuto a volte vita grama, ma altre molte vol-
te hanno rappresentato un elemento di tutela e di sprone per
le amministrazioni in ordine alle politiche di conciliazione tra
vita e lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, rispetto ai cri-
teri di valutazione del personale e non in ultimo sono stati pro-
tagonisti delle stesure dei Piani Triennali di Parità, previsti da
una norma obbligatoria e sanzionata per tutte le ammini-
strazioni, ma desolatamente inapplicata.
Le componenti, perché si trattava quasi sempre solo di don-
ne, si sono aggiornate, volontariamente, hanno colmato con
ore di lavoro volontario le diffuse mancanze delle ammini-
strazioni, più o meno sorde, dimostrando in questo una vera
e propria trasversalità negli orientamenti politici.
Ora invece l'articolo 21 del citato decreto recita: “Il Comita-
to unico di garanzia (...) è formato (...) in modo da assicura-
re nel complesso la presenza paritaria di entrambi i generi".
È desolante sia il silenzio su questa misura sia chi dice che è
giusto che anche gli uomini siano coinvolti. Per carità, che gli
uomini siano coinvolti è giusto e anche necessario, ma che per
coinvolgerli li dobbiamo far decidere sulle discriminazioni, che
è inutile fingere riguardano ancora in larghissima misura solo
le donne, mi sembra troppo.
Ma per essere ottimista adesso mi aspetto che la legge sul-
la presenza delle donne nei consigli di amministrazione non
solo venga approvata, (cosa assai improbabile vista la recente
levata di scudi di Confindustria, Abi e altri), ma che venga in-
trodotto anche lì non la quota del 30% ma quella del 50%.
Soprattutto mi aspetto che nessuna donna pensi più che le
quote di genere siano inutili, visto che in uno degli unici po-
sti dove c’erano le donne, pur posti quasi senza potere, stan-
no entrando gli uomini... e in misura paritaria.

noidonne | aprile | 2011



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