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Numero 4 del 2011

Noi uomini sull'orlo di una crisi


Foto: Noi uomini sull'orlo di una crisi
PAGINA 6

Testi pagina 6

I





























IN RICORDO DI ADRIANA ZARRI

COSCIENZA
INTEGRALE

"L'EREMITA NON

E LA DONNA SPIRITUALE
CHE SI DISIMPEGNA

DAI PROBLEMI DELLA
REALTÀ..."

di Giancarla Codrignani

driana con il gatto. La copertina del libro che
Adriana Zarri non ha visto (“Un eremo non è un
guscio di lumaca”, Einaudi, 2011) la ritrae come
lei voleva essere pensata dagli amici. Amava i gat-
ti, il solo elemento di consonanza che io abbia con
il Papa attuale, diceva. Quello della foto si chia-
mava Malandrino, l’ultima che le ha fatto compagnia fin
sotto la bara Arcibalda: “ al cane diciamo: vai alla cuccia
e lui ci va con la coda fra le gambe, ma il gatto alla cuc—
cia non ci va e tiene la coda dritta come una bandiera...
è in grado di capire il nostro stato d’animo e, se ci vede
piangere, viene a leccarci le lacrime”.
Adriana Zarri è stata una donna di fede più che di reli-
gione. Aveva scelto la vita eremitica e la povertà Vivendo
in antichi casolari, a volte senza luce o senza riscaldamento,
mai senza bellezza, senza un giardino da riempire di fio-
ri, di rose di tutte le qualità. Forse non sono scelte facili
da capire, soprattutto per chi pensa secondo gli schemi
clericali dell’educazione cattolica, che non riesce mai ad
imparentarsi con la libertà. Invece i principi fondamen-
tali a cui si vuole essere fedeli non sono necessariamen—
te gli stessi delle norme: “le teologie sono tante, la fede
è una sola”. Per questo sembra strano che la vita eremi-
tica sia compatibile con la partecipazione alle trasmissioni
di Santoro, con la difesa delle leggi sul divorzio e sul-
l’aborto, con la nomina a cavaliere di gran croce al me-
rito della Repubblica. Eppure così era Adriana: se il San—
t’Uffizio non l’ha mai scomunicata era perché nemmeno

noidonne I aprile I 2011



là sapevano come sarebbe andata a finire. Adriana, infatti,
aveva anticipato le novità portate poi dal Concilio Vati—
cano II; era stata pronta a cogliere dalla cultura delle don-
ne - che era la sua - la natura della trascendenza come “re-
lazione” con il divino, da rileggere “con il respiro delle
donne”; nel 1961 aveva accolto l’apertura ai segni dei tem-
pi indicati da Giovanni XXIII con interventi che ancor
oggi sembrano attuali: La Chiesa nostra יִglia o La teo—
logia de] probabile sono titoli ancora stimolanti, soprat-
tutto se accompagnati dalla consapevolezza che la chie-
sa, nel Concilio, dove ha saputo dire il “non sappiamo”,
si è “depurata da secoli di presunzione”.
Ha scritto anche qualche romanzo: l’ultimo è una para-
bola dal titolo Vita e morte di Ce—
lestino VI, un prete che diventa il
papa che avrebbe voluto lei: rifor-
ma il celibato, il potere dei cardinali
e della curia, il dogma dell’infalli-
bilità, i cerimoniali e l’eccesso del-
le beatificazioni; e per finire aboli—
sce lo Stato Vaticano.
L’eremo è la sua misura di vita a con-
tatto con il divino e non un guscio di
lumaca perché lei era innamorata di un dio non dominatore
che non impone sacrifici, ma è gioia, libertà assoluta che le
si rivela nella sua “solitudine naturale”, positiva esigenza del—
l’essere, che si estrania al mondo e alla società senza estra-
niarsi. Non può quindi credere all’inferno perché, se i lai-
ci non accettano più la giustizia solo punitiva, gli uomini sa-
rebbero più buoni di Dio. Crede invece nella stoltezza uma-
na quando vede la parata militare del 2 giugno, bella come
spettacolo, ma “arrogante, inutile e costosa”. Di fronte alle
spese militari - diceva l’anno scorso - sembra che gli italia-
ni siano ricchissimi, “ricchi di parate inutili, di bandiere stin-
te, di penne per bersaglieri e alpini e poveri di polli spiu-
mati a maggiore gloria della patria... Per fortuna è giugno
e siamo ricchi anche di rose...”.
L’eremita non è la donna spirituale che si disimpegna dai
problemi della realtà: Adriana si impone come coscien-
za integrale. Per anni ha scritto “parabole” laicizzando i
problemi religiosi e santificando quelli materiali in posi-
zioni ardite che, se scandalizzavano, lei ne traeva la con-
ferma di far bene il suo mestiere di donna del divino. Lo
dimostra qualche citazione a caso dalle Parabole che pub—
blicava sul Manifesto. Sono degli ultimissimi anni.
--«}“Faremmo meglio a preferire ai crocifissi di legno ap-
pesi alle pareti i crocifissi di carne che camminano per
le nostre strade senza che noi li riconosciamo...”
..«}“< tolici di sposarsi» ha affermato il vescovo di Nottingham
«è sempre stata una questione di disciplina più che di dot-


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