Numero 1 del 2014
DemoBoom, vivere un pianeta affollato
Testi pagina 9
7Gennaio 2014
massiccia si accompagna con l’appello di papa Franceasco
ad “una Chiesa povera per i poveri”. Insomma, forse Bergo-
glio dovrebbe fare una telefonata a chi di dovere, (lo sugge-
risce il vaticanista Politi), per far capire che “è finita l’era delle
furbizie clericali”, e che intende proseguire sulla strada del
cambiamento, ovvero intende uscire dalla rigidità mentale di
chi passivamente si arrocca nella tradizione, nostalgico del
passato e cieco alle domande della contemporaneità. Quan-
do ormai, e non si tratta di una questione meno importante,
anche il ruolo dei laici, a partire dalle donne, va affrontato e
rivisto, se non altro per supplire alla mancanza di vocazioni.
Ma questa problematica porta a riflettere sul tema della ses-
sualità e dunque sulla famiglia e sulla misoginia che attraver-
sa la chiesa. Papa Francesco propone una chiesa materna
che si china misericordiosa sul peccatore, che lo ascolta e
cerca di capirne le ragioni: “L’eucarestia non è un premio per
i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”,
queste le parole di Bergoglio in riferimento ai divorziati, an-
che se non li nomina. E sulle donne: il sacerdozio rimane
prerogativa dei maschi, ma le donne “devono essere presen-
ti dove vengono prese le decisioni importanti”. In un’intervista
del 18 ottobre fra le persone definite “ferite sociali”, il papa
mette le donne che avrebbero voluto un figlio ma poi si sono
trovate “ a dover abortire perché si sono sentite rifiutate ed
abbandonate”. Una posizione da cui traspare la vicinanza
affettiva di Bergoglio alla sofferenza delle donne, una posizio-
ne però da cui discende che fra i motivi che possono spinge-
re la donna a chiedere di interrompere la gravidanza, la Chie-
sa ne prende in considerazione uno ed uno solo: la donna si
trova sola e in povertà nell’affrontare il compito di crescere un
figlio; e pertanto è buona cosa che gli aderenti alle associa-
zioni “Pro Vita”, armati di pannolini e di omogeneizzati, siano
presenti là dove si autorizza, o si esegue, l’IVG (interruzione
volontaria di gravidanza). Ma su personaggi come questi,
persuasi di essere nel vero e nel giusto, compiaciuti della loro
bontà, così si esprime Nietzsche: “Davvero non li sopporto i
misericordiosi, che sono beati nella loro compassione: man-
cano troppo di vergogna”. E, a proposito di compassione e
di vergogna, il grande filosofo tedesco confessa “di aver vi-
sto il sofferente, di questo io mi sono vergognato a cagione
della sua vergogna; e nell’aiutarlo, ho offeso duramente il suo
orgoglio”. Forse papa Francesco telefonerà ai cristiani dalla
“doppia morale”, ma di certo non telefonerà ai volontari “Pro
Vita”: cristiani che ostentano di essere prossimi al dolore
dell’altro, ma lo sono solo in apparenza perché la loro dimen-
sione ideale li tiene sempre “al di qua, nel recinto della pro-
pria identità” (Antonio Prete). b
Polemiche sono state sollevate dalla discrepanza tra i dati sull’obie-zione forniti dalle Regioni e riportati nella relazione della Ministra Lorenzin al Parlamento e quanto ritenuto essere la realtà effettiva,
soprattutto in alcune regioni, come il Lazio, dove viene denunciata una
particolare situazione di sofferenza per carenza di servizi in alcune aree.
Non basta affermare che considerata la distribuzione delle IVG nell’anno
e i carichi di lavoro settimanali necessari, i medici non obiettori sono suf-
ficienti per effettuare tutte le IVG attese. Se si considerano le procedure
coinvolte nel percorso IVG ci si rende conto quanto sia non banale che
ci sia nel luogo, al posto, al tempo giusto il personale necessario giu-
sto, con i presidi adeguati. Non è un caso che la legge 194/78 assegni
esplicitamente alle Regioni la responsabilità di garantirne l’applicazione.
Tanto che non farlo dovrebbe esporre immediatamente il Presidente del-
la regione inadempiente all’accusa di interruzione di pubblico servizio.
È la regione che assegna le risorse (che derivano dalle tasse) e le re-
sponsabilità per il loro appropriato uso, è la regione che deve valutare
l’uso appropriato e la responsabilità delle inadempienze e porvi (obbli-
gatoriamente) rimedio, perché il corrispettivo delle tasse è soltanto l’uso
appropriato delle risorse. Sul percorso dell’IVG e sui flussi raccomandati
l’Istituto Superiore di Sanità ha formulato proposte concrete già dalla
metà del decennio successivo al varo della legge, con elaborati tecni-
ci, tramite le relazioni annuali dei ministri al parlamento, contribuendo in
modo determinante alla redazione del Progetto Obiettivo Materno Infan-
tile, in seguito all’analisi epidemiologica dell’evoluzione del fenomeno,
alle raccomandazioni tecniche dell’OMS e a indagini epidemiologiche
speciali, in particolare riguardo l’assegnazione al consultorio familiare
della funzione di prenotazione per le analisi pre-IVG e per l’intervento e
la percezione del dolore in relazione alla anestesia impiegata.
La prima fase programmatica consiste nello stimare il numero di IVG at-
teso per area territoriale amministrativamente definita (ASL – Distretto) e,
tenendo conto delle relative estensioni, delocalizzando i servizi al punto
tale da mantenere l’efficienza operativa (il numero di IVG/settimana non
deve essere inferiore alla soglia critica al di sotto della quale la scarsa
quantità operativa ne riduce la qualità). Quindi, va programmata la con-
tinuità assistenziale CF-PO/AO-CF, con un particolare impegno all’ag-
giornamento professionale sul counselling che precede la redazione del
documento che prende atto della volontà della donna e su quello post-
IVG, sulle analisi necessarie pre-IVG , sulle procedure di intervento, te-
nendo conto delle alternative disponibili: medica (da privilegiare quando
la richiesta di IVG è sufficientemente precoce) o chirurgica e, in tal caso
anestesia locale (da privilegiare nella assoluta generalità dei casi per-
ché assicura migliori esiti di salute e, al contempo, molto minori risorse,
umane, strumentali, infrastrutturali e strutturali) o generale. Un trasparen-
te processo programmatorio taglia l’erba sotto le istanze ideologiche e
strumentali autoreferenziali e un monitoraggio adeguato, come consente
il sistema di sorveglianza epidemiologica esistente in Italia, permettereb-
be di monitorare e valutare l’efficacia nella pratica e l’efficienza offrendo
alle autorità centrali gli strumenti adeguati per l’azione di vigilanza e di in-
dirizzo, al fine di assicurare uguali diritti di salute in tutto il paese. Ma due
questioni richiamano responsabilità centrali, locali e delle associazioni
professionali. Per quale motivo non si consente di applicare la procedura
medica fino alle 9 settimane gestazionali, come raccomandato dall’OMS
e consolidato internazionalmente? Perché non si generalizza nel caso
dell’aborto medico il sistema delle dimissioni protette? Perché si seguita
a usare l’anestesia generale invece che la locale contro le raccoman-
dazioni dell’OMS e differentemente dall’esperienza internazionale? Si
garantirebbe di più la salute delle donne e si risparmierebbero centinaia
di milioni di euro/anno da dedicare al potenziamento dei CF secondo il
POMI, con ulteriori vantaggi per la salute delle donne e dell’età evolutiva
e ancora più imponenti risparmi di risorse.
ObieziOne di cOscienza
e varie respOnsabilità