Numero 7 del 2006
Violenza: in bocca al lupo
Testi pagina 6
luglio - agosto 2006 noidonne6
Chi è credente è in difficoltà: il fattoreligioso, anche se non è individua-
listico, è certamente privato. Ne deriva
che per una persona di fede uno dei
primi requisiti è la laicità.
L'autorità del magistero, infatti, vale
per l'ambito religioso e ha diritto di ren-
dersi conosciuta; ma non può interferire
con la politica dei governi, perché, per
quello che riguarda i rapporti tra poteri
diversi, è espressione di uno Stato este-
ro. Anche nel mondo laico domina la
confusione e si è venuta perdendo la
pluralità delle con-
cezioni etiche: gli
antichi conosceva-
no la morale plato-
nica, la stoica, l'e-
picurea e così via,
mentre oggi sem-
bra che esista solo,
genericamente, "la
morale" sullo sfon-
do ambiguo, per il
mondo occidenta-
le, della morale
cattolica. Così i
laici arrivano ad
avere "voglia di
credere", senza
capire che cosa
significhi l'espres-
sione, e cedono ai
"superiori valori"
del cattolicesimo
(e non del cristia-
nesimo che ha più
larga accezione e,
al suo interno,
diverse confessio-
nalità) negoziando mediazioni con un
pensiero non mediabile. Accade così che
i politici non vogliono scontentare il
potere religioso e sono, nel nostro paese
in particolare, attenti a non proporre
leggi sgradite al Vaticano. Su questo,
come donna, avrei molto da dire, perché
sia i Papi, sia i partiti dimostrano che il
patriarcato non è per nulla morto: infat-
ti, come potere anche elettoralmente, le
donne valgono meno delle chiese.
Ma io volevo, una volta ogni tanto,
farvi partecipi di un ragionamento
interno al cattolicesimo. Mi ha sorpreso,
infatti, che Benedetto XVI - che pure ha
scritto un'enciclica per ricordare che
"Dio è amore" - per questioni come pacs
e aborto parli di "eclissi di Dio". Se, per
la fecondazione assistita, dice che "se
l'uomo si arroga il potere di fabbricare
l'uomo, si arroga anche il potere di
distruggerlo", ci si domanda non solo se
c'è conoscenza corretta di una tecnica
che non "crea" né ovuli né spermatozoi,
ma rende possibili maternità fino a ieri
non possibili, ma dove dovrebbe andare
Dio davanti a una società che continua
a distruggere nelle guerre esseri che si
sono riprodotti secondo la tradizione
nuziale. La chiesa non ha potere di fer-
mare le guerre? Allora perché deve inter-
ferire con le decisioni del governo che
concede diritti agli omosessuali, senza
congratularsi se si ritira da una situa-
zione di guerra. Non siamo più ai tempi
di Pio XII che condannava l'aborto e
non l'olocausto. Mi sono venuti dei
brutti pensieri: che il Papa abbia paura.
Benedetto XVI non assomiglia a Urbano
VIII, che quando era cardinal Barberini
poteva capire Galileo senza troppi tur-
bamenti, ma condannò una teoria dan-
nosa all'autorità di una Chiesa che non
voleva ammettere errori. Oggi sembra
che il Papa nasconda a se stesso la
paura per la poca fede dei cristiani par-
lando di "eclissi" di Dio, che, per defini-
zione, non può esserci e non esserci con-
temporaneamente: era meglio il parroco
che raccomandava ai bimbi di non far
piangere Gesù.
Il presente è certamente un tempo
"epocale": la storia sta correndo rapida
e fra dieci anni - se non ci saranno guer-
re o cataclismi a frenarla - avremo un
mondo completamente diverso.
Pensiamo ai progressi della medicina
e della chirurgia: se rinsaldiamo femori
con la plastica e prolunghiamo la dura-
ta della vita, perché non consentire alla
conoscenza più
profonda dei tes-
suti e delle cellu-
le la sperimenta-
zione delle sta-
minali? Dio era
forse in eclissi
quando Jenner,
uno scienziato,
innestò il vaiolo
sul figlio per spe-
rimentare la
cura della terri-
bile malattia?
C'è paura che
la gente perda la
fede. Ma di
quale fede si
parla? Anche il
Papa cita poco il
Vangelo, che è la
pietra di parago-
ne su cui saggia-
re se una società
può dirsi cristia-
na e che confer-
ma che nessun
tempo finora può esser definito tale.
Oggi la sfida è grande, non solo per il
Papa o per i cattolici o per i credenti di
tutte le fedi: per tutti, infatti, o si realiz-
za un mondo più avanzato perché più
civile e più umano o è difficile pensare a
qualunque "salvezza".
Perché allora cercare di ridurci al
meno quando è il più che ci interpella e
richiede sforzi congiunti di tutti gli
uomini di buona volontà, che non sono
solo quelli che vanno a messa. O di tutti
quelli che non sono solo "uomini" che
parlano da uomini e non possono per-
mettersi di esaurire i contenuti dell'amo-
re di Dio. Occorre che le donne alzino la
voce: con lo sconquasso che agita il
Amore e fede: facciamo un po’ di ordine
Stato e Chiesa
Giancarla Codrignani
Guttuso, Studio dalla Crocifissione di Picasso (1938)