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Numero 7 del 2006

Violenza: in bocca al lupo


Foto: Violenza: in bocca al lupo
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Testi pagina 2

In nome della democrazia e della pace,sono qui per condividere con voi l'a-
gonia del popolo afghano”. Esordisce
così in un incontro alla Camera dei De-
putati organizzato dal Cisda, Coordi-
namento Italiano Sostegno Donne Af-
ghane e dalle Donne in Nero, Malalai
Joya, deputata eletta lo scorso dicembre
al Parlamento di Kabul, nelle prime ele-
zioni libere in Afghanistan da oltre 30
anni.
Malalai Joya, 27 anni, originaria
della regione di Erat e attivista per i di-
ritti umani, è diventata il simbolo della
resistenza delle donne afghane al regime
dei talebani.
Negli ultimi anni è passata alla cro-
naca per le sue dure parole contro i "Si-
gnori della guerra", che le sono costate
aggressioni e minacce, le ultime solo lo
scorso 7 maggio. "Tra di voi ci sono cri-
minali che abusano del termine jihad,
che hanno ucciso migliaia di civili e di-
strutto il nostro Paese. Sono gli stessi uo-
mini che non credono nei diritti delle
donne e nella democrazia e meriterebbe-
ro di essere giudicati da un tribunale per
i crimini di guerra" aveva detto ai 249
deputati membri del Parlamento afgha-
no, suscitando smodate proteste. "Ra-
piamola e violentiamola", gridavano, in
aula, uomini e donne, mentre qualche
membro del Gran Consiglio era passato
addirittura all'aggressione fisica con
scarpe, bottiglie di vetro rotte, oggetti
contundenti.
"Se avessero avuto le armi le avreb-
bero usate. Questi signori si sciacquano
la bocca con la parola democrazia, ma
i loro atteggiamenti sono tutt'altro che
democratici", ha raccontato la giovane
afghana alla platea romana, in cui
comparivano anche alcune parlamenta-
ri. Da allora, a Malalai, che vive a Ka-
bul ma che per ragioni di sicurezza è co-
stretta a dormire ogni notte in una casa
diversa, sono arrivate dimostrazioni di
solidarietà da tutto il mondo, da asso-
ciazioni per i diritti umani, da organiz-
zazioni della società civile e da molti
politici. Al Parlamento Europeo, su ini-
ziativa di Luisa Morgantini, Presidente
della Commissione Sviluppo ed Eurode-
putata indipendente di Rifondazione
Comunista, presente al fianco di Mala-
lai all'incontro nella Sala delle Colonne,
un gruppo di eurodeputati ha firmato
una lettera di solidarietà e condanna
per il grave episodio che lede in modo
gravissimo i diritti umani e il difficile
iter democratico avviato in Afghani-
stan.
La denuncia di
Malalai è chiara: ci-
ta recenti rapporti di
analisti afghani e di
organizzazioni per
la tutela dei diritti
umani (Human
Right Watch), secon-
do i quali nel Parla-
mento del suo Paese
siedono attualmente
40 comandanti di
milizie, 24 membri
di gang criminali, 17
trafficanti di droga,
19 uomini accusati di violazioni dei di-
ritti umani.
"Il 70% nostro Parlamento -dice Ma-
lalai- è costituito da ex-talebani, narco-
trafficanti, assassini dell'Alleanza del
Nord, criminali di guerra. Gulbuddin
Hekmatyar è nella lista Usa dei terrori-
sti più ricercati, ma il suo partito ha ben
34 membri tra i seggi del gran consiglio.
Questa è la democrazia che ci è stata
esportata dagli Stati Uniti".
Le accuse alla gestione americana
della crisi afghana si fanno accese: Ma-
lalai punta il dito contro le connivenze
tra gli Usa e gli attuali uomini al pote-
re, i membri dell'Allenza del nord, i si-
gnori della guerra, i trafficanti di droga.
Secondo un rapporto delle Nazioni
Unite, l'Afghanistan rischia di diventare
un Narco-Stato. Timori, questi, fatti
propri anche da testate statunitensi co-
me il New York Times, il Los Angeles Ti-
mes e il Washington Post e ribaditi chia-
ramente da due attuali ministri afghani.
In un paese con il 40% di disoccupa-
zione, dove "la mancanza di servizi sa-
nitari ha un impatto peggiore dello tsu-
nami, con 700 bambini e tra le 50 e 70
donne che muoiono quotidianamente
per la mancanza di cure, i soldi che ar-
rivano dalla Comunità Internazionale
(12 miliardi di dollari già consegnati e
10 in arrivo) finiscono spesso nelle ta-
sche dei Signori della guerra".
Servirebbero, invece, sforzi enormi
per la ricostruzione e la sicurezza di un
paese ridotto in macerie. Quello di cui
Malalai è certa è che il suo popolo non
si fida di un Governo, quello statuniten-
se, che sostituisce i terroristi con altri
terroristi, che dialoga e protegge i crimi-
nali che tutelano maggiormente i suoi
interessi, che esporta una democrazia di
fatto inesistente. Di assistenza e prote-
zione gli afghani e le afghane hanno ve-
ramente bisogno. "Gli Usa se ne vada-
no, gli Europei agiscano in modo auto-
nomo e indipendente da Washington".
Parola di Malalai.
(Nella foto di Nilde Guiducci è ripresa Malalai
Joya con l'eurodeputata Luisa Morgantini)
luglio - agosto 2006 noidonne2
Malalai Joya
Francesca Cutarelli


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