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Numero 7 del 2006

Violenza: in bocca al lupo


Foto: Violenza: in bocca al lupo
PAGINA 46

Testi pagina 46

Continuiamo il dibattito sulla poesiascritta da donne nel Novecento e
ascoltiamo Piera Mattei, autrice, tra-
duttrice e critico. Ha pubblicato in poe-
sia "La Finestra di Simenon" (Zone Edi-
trice1999) e "Campione di pelle" (Maz-
zoli 2001), i libri di racconti "Umori re-
gali"(Manni 2001) e "Nord" (Manni
2004) e un libro su letteratura e viaggi
"Dalle Città e dai Libri"(Manni 2002).
Ha curato traduzioni di poesie di Emily
Dickinson ed Emily Brontë.
Secondo Lei esiste la categoria lette-
raria di poesia femminile?
Sarei portata a rispondere: no. Non ha
senso parlare di poesia femminile, così
come non parliamo di poesia maschile.
La poesia è o non è. Del resto, nella mia
esperienza personale, pur avendo tra-
scorsi di militanza femminista, non ho
mai creduto nel "separatismo"e da anni
collaboro, come coredattrice della rivi-
sta "Pagine", col poeta-direttore Vincen-
zo Anania. Tuttavia - è ovvio - i temi
della poesia scritta da donne riflettono
le loro "femminili" esperienze. Una poe-
sia ha sempre le sue radici nella sensibi-
lità, nei sensi, nello sguardo. Ha quindi
una sua particolare prospettiva. Devo
ammettere che, per quanto mi riguarda,
critici e lettori mi fanno notare che spes-
so, nei mie racconti, mi sposto nell'otti-
ca maschile. E' vero, lo constato anch'io.
Lo trovo agevole per riuscire a raccon-
tare il femminile al di fuori degli schemi
della liricità, o per riflettere (con punte
d'ironia) sulle intenzioni e direzioni del-
lo sguardo maschile. In poesia questo
non può accadere. Non mi accade certo
di mettermi nell'ottica maschile quando
scrivo poesia. Che si scriva in prima o
in terza persona, se scrive una donna,
in poesia la voce è sempre quella di una
donna. Ma, lo ripeto, questo non signi-
fica che poi gli esiti poetici debbano es-
sere analizzati e valutati nell'ambito di
una poesia femminile.
Qual è lo stato di salute della poesia
scritta da donne, soprattutto facendo
riferimento alle ultime generazioni?
La "fortuna" delle donne in poesia è mi-
nima, quasi irrilevante, e corrisponde,
senza differenze sostanziali, agli scarsi
riconoscimenti, non solo in ogni campo
della cultura e dell'arte, ma anche della
fisica, dell'architettura, della politi-
ca...Questo rimane forse il più grande e
complesso"mistero" della nostra civiltà
democratica. Nessun critico oggi, nes-
sun uomo sottoscriverebbe l'idea di
un'incapacità delle donne a fare buona
poesia. Ma se dalle riviste, dove la pre-
senza delle donne non è discriminata,
passiamo alle antologie e alle storie let-
terarie, il gruppo si riduce fino a diven-
tare sparuto. Un po' come avviene per le
scienziate...Forse sono solo due le "indi-
scusse" del Novecento italiano: Pozzi e
Rosselli. E' pigrizia, è indifferenza?
Se dovesse proporre un canone al
femminile del ‘900 che nomi farebbe?
Intanto vorrei chiarire: spero che ca-
none non significhi, come pure indica il
termine, gli autori maggiori di un gene-
re minore, perchè su questo, pur avendo
già risposto, mi sentirei d'insistere: la
poesia femminile non può essere consi-
derata come genere. Esistono donne che
scrivono poesia, e in quella travasano,
necessariamente, le loro personalità ed
esperienze. Ce ne sono che seguono una
maniera, non nego, così come abbiamo
poeti manieristi. Se invece canone sta a
indicare gli autori di riferimento perso-
nale, i miei sono classici e contempora-
nei, italiani e stranieri, donne e uomini.
Alcuni tra i classici fanno ormai parte
del mio DNA e della mia memoria pro-
fonda. Ricorderò - ne sono certa - le lo-
ro strofe quando sarò - chissamai - una
smemorata; ed è sempre poesia di uomi-
ni. Invece i contemporanei/e che apprez-
zo, leggo, traduco e recensisco sono
spesso donne. Ho una discreta attività
di traduttrice di poesia soprattutto
americana (ma anche inglese e francese
) e accanto ai grandi nomi della Dic-
kinson e della Brontë scopro e presento
su "Pagine" quelli di Ellen Bryant Voigt,
Debora Greger, Louise Gluck... tutte vo-
ci originalissime. Quanto alla mia atti-
vità critica rispetto alla poesia delle no-
stre contemporanee italiane, non è un
caso ma una scelta che molto di recente
abbia scritto di Lea Canducci e di Lu-
cetta Frisa su "Pagine", di Giulia Perroni
su "Leggendaria". Un pronostico su chi
riuscirà a entrare, e restare, nelle anto-
logie e nelle storie letterarie? Non me la
sento di fare nomi. Prevedo tuttavia che
le donne saranno ancora scandalosa-
mente e misteriosamente poche, incom-
parabilmente poche rispetto alla loro
presenza, al loro impegno, alla loro vis
poetica. I nomi delle più, caduti, perdu-
ti nel tragitto dalla rivista al volume ri-
legato.
luglio - agosto 2006 noidonne46
Minima fortuna di massimi talenti
Poesia / Intervista a Piera Mattei
Luca Benassi
Logos
Erano entrambi immobili,
la donna con poca vita, l'uomo
avvinghiato al corpo di lei.
Dio li stava guardando.
Sentirono il suo occhio d'oro
produrre un getto di fiori all'intorno.
Chi sapeva cosa lui volesse?
Lui era dio, e terrifico.
Perciò attesero. E il mondo
fu colmo del suo irraggiarsi
come desiderasse essere compreso.
Lontano, nel vuoto che aveva formato,
lui si rivolse agli angeli.
“Non ha senso parlare di
poesia femminile, così come
non parliamo di poesia
maschile. La poesia è o non è”
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