Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 1 del 2014

DemoBoom, vivere un pianeta affollato


Foto: DemoBoom, vivere un pianeta affollato
PAGINA 37

Testi pagina 37

31Gennaio 2014
RE
PU
BB
LI
CA
C
EC
A
Giovani donne in rivolta contro la grammatica
Una delle caratteristiche della lingua ceca è la desinenza finale
-ová nei cognomi femminili (forma aggettivale che corrisponde al
caso genitivo - complemento di specificazione). Tuttavia, oggi si
ritiene che questa forma non sia più attuale, poiché richiama un
“rapporto di possesso” da parte dell’uomo: prima il padre, poi il
marito. Il tema è diventato una questione politica.
Si sta, infatti, discutendo se abolire la desinenza femminile -ová,
che nella Repubblica Ceca viene, appunto, aggiunta automati-
camente a tutti i cognomi di donne e, nella lingua parlata, anche
quando si tratta di donne straniere. Ad esempio, una giovane
trentenne di nome Lucie non avrebbe mai pensato che sposa-
re un tedesco, il cui cognome è Gross, avrebbe comportato dei
problemi: Dopo il matrimonio ho preso il cognome di mio marito,
tedesco. E lui non ha mai capito perché sia così diverso dal suo”,
sostiene la giovane avvocata. Il cognome di Lucie si è, infatti,
trasformato in “Grossová”, che sta a significare “di Gross”, con un
implicito senso di appartenenza. Successivamente, con un prov-
vedimento eccezionale, è riuscita ad ottenere lo stesso cognome
del consorte: Gross. Possibilità che è stata, tuttavia, concessa
solo dopo dieci anni di matrimonio e perché Lucie era convolata
a nozze con uno straniero.
Un ceco su due è a favo-
re del mantenimento della
tradizione. Ma, sul lungo
periodo, i difensori della lin-
gua dovranno lottare contro
il tempo: “molte tradizioni
scompaiono, non c’è moti-
vo perché sopravviva pro-
prio questa”, afferma Jana
Valdrová, professoressa di
germanistica all’Università di
Budweis, nella Boemia meri-
dionale. In più, un numero sempre maggiore di giovani ceche,
vedono nel “passaggio di consegne” linguistico tra capifamiglia il
residuo di un sistema patriarcale, nel quale la donna era conside-
rata come merce di scambio.
Certo, il suffisso “-ova” ha progressivamente perso la sua forte
carica simbolica sessista e mantenerlo è attualmente per lo più
una scelta di comodo. Ma la trasformazione dei rapporti tra don-
ne e uomini e la promozione delle pari opportunità, passa anche
attraverso un lavoro profondo sul lin-
guaggio. Il fatto che non si sia ancora
riusciti a modificare la regola gramma-
ticale, denota quanto sia difficile scal-
fire le abitudini e, come dice Miluš
Kotišová, avvocata per i diritti delle
donne, “rivela che la società ceca è
molto rigida”.
Eppure, un esempio efficace di
battaglia a favore delle pari opportunità
arriva proprio da un personaggio politico che contribuì
molto a “sprovincializzare” l’ambiente culturale del suo paese,
opponendosi a pregiudizi razziali, antise-
miti e a discriminazioni anche di genere.
Si tratta di Tomáš Masaryk, presidente
della Repubblica cecoslovacca dal 1918
al 1935. Costui aveva sposato la musi-
cologa statunitense di origine ugonotta
Charlotte Garrigue, e si era molto impe-
gnato a perorare la causa femminile. Ave-
va concesso alle donne il diritto di voto
(1920) e, per manifestare la sua diretta
solidarietà, aveva deciso - contro la tradizione - di associare
nei documenti ufficiali, al suo nome e cognome, anche il co-
gnome della moglie: Tomáš Garrigue Masaryk.
L’unico paese Ue dove è “obbligatoria”
la castrazione chimica
Nella Repubblica Ceca negli ultimi 10 anni sono stati castrati 94
pedofili, violentatori e anche esibizionisti. Il paese è tra le nuove
mete più gettonate dal turismo sessuale, insieme a Romania e
Ungheria. Per questo abusare di un under 15 espone a pene
molto severe, come scontare l’ergastolo e/o subire la castrazio-
ne chimica obbligatoria in caso di recidività. La Cechia è “l’uni-
co paese europeo” a consentire questa pratica dietro decisione
del tribunale, che il Comitato per la prevenzione della tortura
del Consiglio d’Europa sta, tuttavia, cercando di bloccare dopo
averla definita “invasiva, irreversibile e mutilante”. Il Comitato ha,
infatti, espresso contrarietà verso questo tipo di punizione poi-
ché si pone in contrasto con la Convenzione Europea dei diritti
umani. Ha, inoltre, manifestato perplessità sulla libertà di scelta
concessa al soggetto considerato colpevole di molestia sessuale,
Brevi note politiche
dalla grammatica alla castrazione chimica
fino alle buone pratiche
di Cristina Carpinelli
\


©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®