Numero 7 del 2006
Violenza: in bocca al lupo
Testi pagina 29
noidonne luglio - agosto 2006 29
Poco prima di trovare il mio primo la-voro a Dubai, ho preso in affitto una
stanza presso una signora americana,
in una villetta nel quartiere di Jumeirah,
che per me è un posto del cuore perchè
tra le sue righe ho scoperto il volto uma-
no della città.
Un villaggio di pescatori ora divenu-
to quartiere residenziale, Jumeirah per
la maggior parte è disseminato di villet-
te e palazzi di Sheikh locali. La bellezza
di Jumeirah non è ovvia - va scoperta
con calma e pazienza, si rivela solo se ti
metti a guardare i dettagli. Oltre ai cen-
tri commerciali e ai palazzi, rivela una
storia che da secoli parla di vita dura,
mare, deserto, pescatori e raccoglitori di
perle.
Nella luce dorata del tramonto, nel-
l'estate di Dubai, il quartiere si sveglia e
si popola di gente - mi verrebbe da dire:
gente normale. A Dubai a volte si di-
mentica cosa sia la vita familiare nor-
male, siamo tutti così lontani dai nostri
cari e dalla casa.
Così, quando la calura si fa meno
accanita, i ragazzini escono e giocano
lungo le strade di Jumeirah - comprano
dolciumi al negozio che sta di fianco al-
la moschea. Con le loro kandoura - le
tuniche bianche - riescono anche a cor-
rerci! Le bambine, invece, le intravedi se
il cancello di casa rimane aperto e loro
mettono il naso fuori. Quasi mai gioca-
no in strada, ma ti guardano curiose e
silenziose, spesso da dietro le gonne del-
le donne di servizio.
Poi escono anche le nonne e le mam-
me…occorre fare attenzione, perchè ra-
ramente capita di vederle altrimenti.
Vanno a fare due passi nel quartiere -
esattamente come fa mia madre dopo
cena in Italia, e questo pensiero mi scal-
da il cuore.
Poiché gli Emirati sono in schiaccian-
te minoranza (solo il 20% della popola-
zione e probabilmente, a Dubai, molto
meno), è come osservare un animale in
via d'estinzione. Le donne più anziane
portano il burqa, in una declinazione
particolare in voga solo nei paesi del
Golfo che si affacciano sul Mare Persico
- una specie di maschera che sembra di
metallo, ma in realtà non è che lino do-
rato indurito, e copre solo le sopracci-
glia, il profilo nel naso, i lati delle guan-
ce e la bocca. Sulla faccia lascia una
macchia color indaco, quasi indelebile.
Eppure molte di queste donne più anzia-
ne non se lo tolgono mai, nemmeno du-
rante i pasti. Lo sollevano con una ma-
no, si nutrono con l'altra, ma la faccia
non la mostrano mai, nemmeno alle al-
tre donne della casa.
Non portano l'abaya, la tunica nera,
ma vanno a passeggio in larghi abiti di
tessuto leggero e colorato, la testa co-
perta da un velo in tinta, che scende sul
petto a coprire il profilo del seno.
Dalle vecchie case arabe che riman-
gono lungo la spiaggia, quelle bianche,
basse e senza finestre, per ripararsi dal
caldo, e con un cortile interno, per pren-
dere aria senza farsi vedere, a volte le
donne di famiglia escono e si siedono
sul muretto che divide la strada dalla
spiaggia.
Il quadro è paradossale: eccole a fa-
re da sfondo discreto e quasi impercetti-
bile ad un gruppo di turisti in bikini. Lo-
ro che vivono segregate per la maggior
parte, dagli uomini di famiglia, loro che
sentono come loro diritto fondamentale
e inalienabile quello alla pudicizia del
proprio corpo, ormai si trovano a vivere
in una società che ignora per la maggior
parte le loro tradizioni e gli si para in
faccia con sfacciataggine. Che effetto
abbia su di loro, è difficile dire.
Il popolo emirato, e le donne in par-
ticolare, sono dotate di una grazia in-
nata e abituate alla massima tolleran-
za. Ho tantissimo rispetto per queste
donne. Malgrado la modernità rampan-
te di questo paese, sono ancora le don-
ne del deserto, quelle che prima di di-
ventare ricche si alzavano la mattina
prima dell'alba per fare a piedi i dieci
chilometri e arrivare al mercato di Bur
Dubai dove comprare il cibo per la fa-
miglia. Quelle che andavano nel deserto
a raccogliere quel poco che esso può da-
re: funghi, erbe curative e che gestivano
famiglie numerosissime o che addirittu-
ra combattevano a cavallo. La situazio-
ne è molto diversa per le nuove genera-
zioni, nate e cresciute in un benessere a
volte oltraggioso, avidi fruitori dei nuo-
vi media e delle nuove tecnologie, ibridi
di un passato beduino e di un presente
globale. La vera scommessa - che cono-
sciamo bene anche noi in Europa - è
quella dell'identità culturale.
Jumeirah è anche una spiaggia, il li-
torale di Dubai, quello dei cataloghi tu-
ristici. Il mare del Golfo Persico è gene-
ralmente calmo e di un verde smeraldo
brillante. La spiaggia si estende per una
decina di metri in larghezza. Adoro la
pace e la calma di Jumeirah, quella sua
aria così bohemienne e rilassata.
Il verde mare di Jumeirah
Viaggi svelati
i bambini che giocano in
strada al tramonto e sullo
sfondo la Dubai dei cataloghi
turistici
Marzia Beltrami