Numero 1 del 2014
DemoBoom, vivere un pianeta affollato
Testi pagina 20
18 Gennaio 2014
fritte o in saLmì,
saranno
cavaLLette
di Marta Mariani
La ricetta deLLa fao Per sfamare
un mondo semPre Più PoPoLato:
mangiare insetti. e cominciamo
a suPerare Le resistenze
PsicoLogiche…
secondo il Dipartimento Demografico ONU, nel 2050 saremo 9,6 miliardi di persone in tutto il mondo. “Anche se l’aumento demografico globale sta ral-
lentando, nel complesso, alcuni paesi in via di sviluppo
sono ancora in crescita rapida” ha sottolineato Wu Hon-
gbo, sottosegretario ONU agli Affari Economici e Sociali. Il
trend demografico è, così, in netto rialzo, e molti paesi in
via di sviluppo vantano tassi di fertilità davvero competitivi.
Per questo, la crescita maggiore verrà registrata probabil-
mente proprio in Africa e in India. In particolare: l’India sarà
già nel 2028 ben più popolosa della Cina stessa, mentre la
fertilità degli autoctoni nigeriani farà della Nigeria un paese
più popoloso degli stessi Stati Uniti - seguito subito dopo
dall’Indonesia, dal Pakistan e dalle Filippine.
L’indagine ONU, valutando anche altri fattori considerevo-
li che entrano in gioco nel campo di forze dell’aumento
demografico, hanno analizzato la generalizzata riduzione
della mortalità infantile, e il progressivo aumento della spe-
ranza di vita per diversi paesi. Dati rassicuranti, che rap-
presentano un indice speranzoso per ciò che concerne la
dignità della vita umana. Tuttavia sorge spontaneamente
una domanda: se longevità, fertilità e bassa mortalità fa-
ranno del mondo un pianeta presto sovrappopolato, quale
dignità sarà possibile assicurare ai molti nascituri? Quale
stile di vita? Quale sussistenza? Si tratterà di vivere o di
sopravvivere?
Nel 2011 l’organizzazione Oxfam International aveva
pubblicato un rapporto (reperibile in archivio: http://www.
oxfam.org/fr/campaigns/agriculture) che evidenziava un
paradosso in cui il mondo globalizzato era evidentemen-
te caduto: nonostante la produzione globale sconsiderata
di cibo, un miliardo di persone nel mondo continuava, e
continua tuttora, a morire di fame. Sempre l’Oxfam traccia-
va un disegno possibile per un cambiamento necessario,
teso alla diffusa prosperità, alla cooperazione, all’equità e
alla solidarietà. Un progetto a lungo termine che si reggeva
su quattro capisaldi: una nuova governance globale pron-
ta a stornare le crisi alimentari; una deviazione dei grandi
investimenti a vantaggio dei produttori di piccola scala;
un’educazione al consumo consapevole per i Paesi ricchi;
un accordo globale risolutivo per la lotta ai cambiamenti
climatici.
Oggi, a due anni dal rapporto Oxfam, quasi tutti punti re-
stano perlopiù disattesi. L’interrogativo già espresso raffor-
za dunque il suo accento allarmistico. Se già oggi un miliar-
do di persone muore di fame, come ovvieremo al rischio di
più gravi carestie nel 2050, quando si presume che saremo
più di nove miliardi e mezzo?
La Food and Agriculture Organization ha tentato una ri-
sposta possibile con il rapporto del 2013: Edible Insects
- Future Prospects for Food and Feed Security. Le righe
introduttive della pubblicazione sono esplicite, senza mez-
zi termini, esse guardano agli insetti come alternative pos-
sibili alla malnutrizione globale. “È largamente accettato il
dato che entro il 2050 il mondo ospiterà circa 9 miliardi di
persone. Per accogliere tale popolazione, la produzione
alimentare dovrà più che raddoppiare. La terra risulta già
insufficiente e l’area dedicata all’agricoltura non può essere
considerata come una opzione valida e sostenibile. Non è
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