Numero 6 del 2014
Cultura e futuro, Addio
Testi pagina 5
3Giugno 2014
C Come CRISI.
C Come CULTURA
Affascinante. Parlare e scrivere di cultura é così: ti rapisce la parola, ti inebriano le atmosfere che il suo suono suscita e i paesaggi umani che evoca, le sensazioni
che muove. E poi ti torna in mente la ‘fase celebre’,
la teoria meta-politica secondo cui ‘con la cultura
non si mangia’. E tutte le magnifiche sequenze che
stavamo inanellando crollano miseramente. Bentor-
nate nella cruda realtà, quella che impone i tagli a
tutto ciò che non sia strettamente ‘commestibile’ o
gradito agli algidi controllori dell’euro-PIL che sono
poco inclini a lasciarsi rapire dalle rime poetiche o
dai chiaroscuri delle rovine archeologiche. Neppure
da quelle più che imponenti dell’antica Roma. Ma,
se tra cultura e costi la frattura non è ricomponibile,
non se ne esce. Oppure facciamoci un’altra doman-
da. Come possiamo tramutare in risorsa economica
le nostre straordinarie bellezze, amate e celebrate
nel mondo e piuttosto bistrattate in casa propria? Pri-
ma di tutto rifiutiamo la retorica del ‘potremmo vivere
di solo turismo’ perché non é vero e perché per far
diventare realtà una banale e abusata affermazione
ci vuole molto tempo e molta convinzione. E noi non
abbiano né l’uno né l’altra. Poi cominciamo a guar-
dare - con attenzione - ciò che ci circonda. Questo
non dovrebbe costarci molta fatica: sicuramente ab-
biamo a portata di mano un angolo caratteristico o
uno scorcio curioso; oppure spostandoci un poco
- qualche fermata di autobus o al massimo un paio
d’ore di treno - possiamo consentirci di passare una
giornata godendo del fior fiore dell’arte a livello in-
ternazionale. Una volta auto-ri-educati all’apprezza-
mento dei tesori che abbiamo dietro l’angolo, potre-
mo cominciare a rispettarli, a sentirli anche davvero
un po’ nostri. L’esercitazione terminerà quando ci
renderemo conto di provare amore per le atmosfere
in cui siamo immerse/i, per le mani che hanno guida-
to geniali pennellate, per le menti cresciute nei nostri
borghi e che hanno aperto strade in tante discipli-
ne al mondo intero. Se e quando saremo capaci di
sentire nostro quell’insieme, gigantesco, che é defi-
nito ‘patrimonio culturale’, avremo anche imparato a
rispettarlo. Sarà naturale, a quel punto, imporlo nei
bilanci dei Comuni e dello Stato come uno dei capi-
toli fondanti a sostegno del nostro sentirci comunità.
Smaltita la sbornia ‘dell’egoistico apparire’ degli ultimi
decenni, ci siamo risvegliati più poveri, soli e smarri-
ti. Pensarci come appartenenti ad un insieme, ad una
collettività che ha il privilegio di poter ripartire da un
tesoro condiviso renderebbe più agevole la risalita che
ci aspetta. Un cammino così impegnativo è impensa-
bile senza il contributo decisivo delle donne, principali
fruitrici delle varie espressioni culturali nel nostro Pae-
se. Di più: è indispensabile un loro maggiore apporto
alla produzione culturale, da cui continuano ad essere
troppo escluse. Impossibile, senza le donne, cambiare
il passo e uscire dalla crisi.
Tiziana Bartolini