Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 6 del 2014

Cultura e futuro, Addio


Foto: Cultura e futuro, Addio
PAGINA 35

Testi pagina 35

29Giugno 2014
RU
SS
IA
donna cosacca in uniforme da ufficiale si era presentata al
cospetto dell’atamano generale Pëtr Nikolajevic Krasnov, di-
chiarando: “Sono il comandante del battaglione ‘Nina Bojko’.
Si trattava di un battaglione cosacco di sole donne, fresco
di costituzione, il cui nome “Nina Bojko” evocava un’eroina
cosacca, ufficiale della controrivoluzione (1917-1918)”. Detto
battaglione di soldatesse cosacche, in bella uniforme,
proveniente dal Reich, era giunto in Italia, destinato
alle spalle della linea contrapposta dai tedeschi
all’avanzata alleata sul fronte del Po.
Nel dopoguerra, con le truppe in ritirata,
nel capoluogo di Tolmezzo (Comune
in provincia di Udine) furono viste “...
donne gagliarde, cosacche del Kuban’,
dell’Orenburg e delle steppe boscose della
Chopra e Medvediza del Don settentrionale,
uomini fieri, e donne tipiche del Kuban’
imperiose nell’aspetto ma dolci nel linguaggio,
dal capo avvolto nelle sciarpe e nei ‘foulars’
dai disegni rosso-blu e dalle vesti e lunghe gonne
inzuppate di pioggia”. Fra le cosacche transitate in riti-
rata per Ovaro vi fu “Tatiana Danilewitsch (…), dirigente
della Scuola allievi ufficiali cosacchi (Junker), insediata a
Villa Santina. Passò ugualmente per Ovaro la cosacca E.
Kriklenko, dottoressa, membro dell’equipe medica dello Stato
maggiore cosacco. (…) Tatiana De Dubrowsky, comandante
dei cosacchi a Tauriano sulla sponda destra del Tagliamento,
Kati Ilikeria Lietschenko, galiziana aggregata ai cosacchi,
Fatianow Pelageja, cosacca del Kuban’ che fu a Osoppo,
Tamara Koval’skaja, Zinaida Zaretskaja e molte altre ancora”.
Transitò in ritirata per Ovaro anche il Battaglione femminile
cosacco della morte “Maria Bochkareva”, che proveniva
dalle retrovie del fronte del Po.
Ancora oggi esistono delle cosacche. Yulia Tkachenko è
l’unica donna Ataman a capo di truppe cosacche
da oltre 10 anni. Sotto di lei ha 380 “guerrieri”.
Ha 66 anni, è sposata e ha un figlio. Vive nel
villaggio boschivo di Machra (distretto di
Aleksandrov, regione di Vladimir) a circa
200 km. da Mosca. Indossa dei pantaloni
a strisce rosse (o una divisa militare femmi-
nile) e un cappello di pelliccia alto, ha il suo
cavallo, perché come lei stessa afferma “un
cosacco senza cavallo, non è un cosacco”,
e tira di spada. Possiede anche una frusta di
cuoio nero, simbolo di potere. È il Consiglio de-
gli anziani cosacchi del villaggio, da lei diretto, che
decide verso chi usare la frusta. In genere, per punire i tep-
pisti. Ed è sempre questo Consiglio che decide chi arruolare
nell’esercito cosacco (donne incluse). È lei che presiede il
rito d’iniziazione dei giovani: questi devono prestare giura-
mento, ricevere un numero simbolico di colpi di frusta e ba-
gnarsi presso la sacra fonte. Oltre al Consiglio degli anziani,
un’altra istituzione di primo piano è il Sacerdote di rito russo
ortodosso scelto dal Consiglio stesso. La fede nella religione
LA pARoLA dI YULIA
neL vILLAggIo
è “Legge”, mA neLLe
mURA domeStIche
chI comAndA
è SUo mARIto
YULIA tkAchenko
è L’UnIcA donnA
AtAmAn A cApo
dI tRUppe coSAcche
dA oLtRe 10 AnnI.
Sotto dI LeI hA 380
“gUeRRIeRI”
cristiano-ortodossa è per tutti i cosacchi la
“legge principale”.
Ma com’è potuto accadere che sia stata
scelta come capo dei cosacchi una don-
na? Racconta Yulia Tkachenko: “Siamo
giunti nella regione di Vladimir nel 1999. Ar-
rivavamo dalla provincia di Pavlodar, e poiché
discendiamo dal cosaccato di Ermakovskaya
abbiamo deciso di fondare anche qui una comu-
nità di cosacchi. Ci siamo recati a Mosca, per registrarci
nell’esercito centrale dei cosacchi. Hanno controllato i nostri
documenti, poi un funzionario rivolgendomi la parola mi ha
chiesto: ‘Yulia vuole essere lei il capo’? Io ho risposto: ‘Ma
sono una donna’. Gli uomini che erano con me si sono guar-
dati in faccia e poi hanno detto: “Va bene, Yulia, tu sarai il
nostro capo, noi ti eleggeremo. È andata così. E una volta
che vieni eletta Ataman, nessuno osa più sfidarti”. Di solito le
donne non sono cosacche Ataman. Yulia T. è un’eccezione.
Con fierezza sostiene che “i cosacchi maschi non la temono,
anzi la rispettano”. La sua parola nel villaggio è “legge”. An-
che se dentro le mura domestiche chi comanda è suo marito,
come vuole la tradizione.
Quando s’incendiano i boschi (la steppa è una pianura
secca), i primi a estinguere le fiamme sono i guerrieri
cosacchi. Al loro seguito c’è sempre l’Ataman,
il capo delle truppe, che ha una funzione di
comando. Yulia Tkachenko in genere non si
addentra nei boschi. Segue le operazioni
di spegnimento dell’incendio dal villaggio,
consigliando e disponendo sul da farsi.
In tempi passati, era esistita anche un’al-
tra donna atamana. Prima di diventare
cosacca era stata monaca. Si chiamava
Alëna Arzamasskaja ed era vissuta ai tempi
di Stepan Razin. Quando nei pressi di Sim-
birsk le forze ribelli furono sconfitte nel 1670,
Alëna radunò 600 cosacchi e li condusse attraverso
i boschi nella città di Temnikov, dove si unirono con le
truppe di S. Razin, occupando la città. Secondo alcune
testimonianze dell’epoca, nessun uomo fu in grado di
competere con lei nell’arte di tirare con l’arco nel corso
della battaglia. Miti, leggende? Eppure queste figure di
eroine che accendono la fantasia non sono leggenda ma
una realtà, anche attuale. b


©2017 - Noi Donne - Iscrizione ROC n.6292 del 7 Settembre 2001 - P.IVA 00906821004 - Privacy Policy