Numero 6 del 2014
Cultura e futuro, Addio
Testi pagina 38
32 Giugno 2014
APPRENDERE
E STUDIARE IN CARCERE
Fresco di stampa il bel volume ‘Essere di più: quando il
tempo della pena diventa il tempo dell’apprendere’, di Ele-
na Zizioli, ricercatrice e docente presso il Dipartimento di
Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma
Tre - dove insegna Letteratura per l’Infanzia e collabora
col CREIFOS - inaugura la collana di Pedagogia e Scienze
dell’Educazione della Casa editrice Le Lettere (diretta da
Fabio Bocci e Massimiliano Fiorucci). Con passione, luci-
dità e non comune capacità di descrivere un argomento
estremamente serio - quello del carcere e del come e per-
ché sia importante promuovere e sviluppare una ‘società
della conoscenza’ nei luoghi di confine - l’autrice esplora
il pianeta della scuola ‘ristretta’ dal
punto di vista dei riferimenti teo-
rici, dei significati trasformativi e
delle più attuali pratiche operative,
oltre ad ampliare lo sguardo sulle
prospettive del settore. Viene inol-
tre raccontata, anche attraverso le
parole dei protagonisti, l’esperien-
za portata avanti nella Casa Cir-
condariale di Rebibbia, mediante
il progetto ‘Teledidattica-Università
in carcere” (2007-2012), che ha
permesso all’autrice un “confronto
diretto, continuo, sistematico con
soggetti in regime di detenzione”.
La scommessa pedagogica di cui
parlava Edgar Morin (uno dei riferimenti dell’autrice, insie-
me a Freire, Demetrio e molti altri) si declina allora nell’in-
tenzione condivisa di trasformare il tempo della pena in
‘tempo dell’apprendere’, dove ogni persona può sottrarsi
a processi di ‘oggettivazione’ e “realizzarsi - come afferma
la Zizioli nell’Introduzione - come essere pienamente uma-
no anche in contesti disumanizzanti, dove si genera un
essere di meno, per dirla con Paulo Freire. Essere di più,
in sostanza, non è una formula o un titolo suggestivo di
un progetto, ma una disposizione dell’essere umano, che
conscio della sua limitatezza e della sua in conclusione,
come insegna ancora Freire, si impegna per cambiare: in
questo contesto le pratiche formative svolgono una funzio-
ne determinante e decisiva”. Un libro di lettura e di studio
al tempo stesso, che si legge tutto d’un fiato.
Elisabetta Colla
Elena Zizioli
EssErE di più. Quando il tEmpo dElla pEna divEnta il
tEmpo dEll’apprEndErE
Ed Le Lettere, euro 18,00
UNA LEZIONE DEL SÈ
Una raccolta di bozzetti che si allungano su tutto il 1988
“con una scrittura, quasi sperimentale, di narrativa poetica
e, viceversa, di poesia narrativa”. Patrizia Caporossi - filoso-
fa e storica delle donne, saggista e poetessa - ci introduce
al suo ultimo libro (edito da Guasco, Ancona 2014) spie-
gando che “Mia piccola libertà, ti chiamo per nome” inten-
de essere un testo ‘politico’ “per la risonanza che lancia e
richiama a quel contesto vitale che è la polis umana” e in cui
la protagonista della scrittura è la “soggettività femminile”
o meglio la “coscienza-di-sé” che soprattutto nel secondo
Novecento ha rivoluzionato il “senso-di-sé”, nella dimensio-
ne “pubblica” e “privata”. Lo slogan era e rimane “il perso-
nale è politico”, “come valenza della storia di una persona
che può essere o diventare la storia soggettiva di tutta una
società”. Un libro che scaturisce da un vissuto personale ri-
letto nell’intersecazione con le esperienze pubbliche e sono
le parole dell’autrice a darne spiegazione. “Nell’esperienza
personale e ritmata dalle stagioni della vita, dove l’elemento
autobiografico segna, come in ogni animo,
gli accadimenti, nelle pagine diventa l’occa-
sione per una riflessione, ad ampio raggio,
su tanti momenti dell’esistenza umana, inevi-
tabili spesso, che ci attraversano e non ci la-
sciano (mai) indifferenti, per quanto ‘tangen-
ti’. Anzi. Gli anni ‘80, poi, fanno da cornice
al dato esperienziale trascritto nelle pause,
nella punteggiatura che nelle parole scelte,
a una a una e dà il proprio ritmo alle vicende
narrate di cui sono paradossalmente pro-
tagonista. Sono (stati) anni vissuti come un
‘riflusso’, proprio dell’elemento politico, per
quella generazione che ha attraversato le
speranze del ‘68 e, soprattutto, la durezza
degli anni ‘70 con la veemenza di un sogno possibile di
cambiamento e che qui emergono, invece, non come una
‘ritirata’ nel privato, ma in cui matura qualcosa di più nella
forte consapevolezza di sé rispetto alla vita e alle vicende
umane”. Un libro da maneggiare con cura perché con cura
affronta il passato “senza veli e tentando di trovare ‘le parole
LIBRI
a cura di
Tiziana Bartolini