Numero 6 del 2014
Cultura e futuro, Addio
Testi pagina 37
31Giugno 2014
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lavorare per più di due ore consecu-
tive - racconta Sajal - ho ottenuto un
posto in una fabbrica del gruppo
Al-Muslim due mesi fa, ma sono
stato in grado di consegnare solo
metà della produzione che mi era
stata richiesta. I capi non erano sod-
disfatti, non mi è rimasto che lasciare
il lavoro. Ho continui dolori alla schiena,
all’inizio non erano così forti, ma adesso da
quando ho ripreso a lavorare sono diventati in-
sopportabili”. Solo un anno fa Sajal lavorava nel laboratorio
tessile di New Wave Style al sesto piano del Rana Plaza. Fu
soccorso tra le macerie 5 ore dopo il crollo. “Ero ferito alla
schiena e alla vita, ma pensavo non fosse nulla rispetto ad
essere stato sepolto per 5 ore sotto le macerie. Vedevo corpi
di persone schiacciate sotto il cemento armato. Ho visto il
mio collega morto, in una pozza di sangue”. Ha affrontato
cure mediche in un centro specialistico. “Sono stato a riposo
per alcuni mesi e ho preso medicinali fino a quando le mie ri-
sorse economiche me l’hanno permesso. Ma come avrebbe
potuto sopravvivere la mia famiglia senza alcuna entrata?”.
Oggi vive con i suoi famigliari in una piccola abitazione di
Savar, nel quartirere di Bank Colony; ha ricevuto gli ultimi due
stipendi pari a 18.000 taka bengalesi (circa 167 euro) e una
quota di 45.000 taka (circa 419 euro) come sostegno finan-
ziario da PRIMARK. Nell’ultimo mese con questi soldi ha po-
tuto pagare alcune spese della famiglia, estinguendo anche
dei prestiti che aveva preso prima e dopo il Rana Plaza. Ma
ora quasi tutta la somma è stata spesa. Il 24 aprile 2013 mori-
rono circa 1.140 lavoratori e furono oltre 2.000 i feriti. Un anno
dopo, la maggior parte di questi operai ha gravi difficoltà a
pagare affitto, beni di prima necessità o addirittura un pasto
decente. Molte famiglie, sono ancora in attesa di ricevere i
dovuti risarcimenti e allo stesso tempo non sono in grado di
ripagare i debiti. Mentre molte aziende internazionali conti-
nuano a rifiutarsi di versare gli indennizzi dovuti, la ricerca ha
evidenziato come alcuni operai intervistati abbiano ricevuto
risarcimenti pari a circa 1.086 dollari, ma tra loro ci sono al-
cuni che hanno ricevuto appena 20 dollari. Solo 15 milioni di
dollari, sui 40 previsti, sono infatti stati versati nel Rana Plaza
Donors Trust Fund, il fondo che servirà per risarcire tutte le
vittime, come stabilito dal Rana Plaza Arrangement, supervi-
sionato dall’International Labour Organization (ILO). Le con-
dizioni di Sajal sono comuni a centinaia di operai tessili che
non hanno potuto riprendersi fisicamente e psicologicamen-
te dal trauma subito. “Ancora adesso se penso alla tragedia
del Rana Plaza, non riesco a dormire. Se sento rumori forti o
urla, tremo di terrore. Non ho più capacità di concentrazione
sul lavoro. La tragedia del Rana Plaza ha cambiato il cor-
so della mia vita” dice Sajal. “Versare moneta liquida nelle
mani delle famiglie dei sopravvissuti
non significa risarcire le persone del
trauma e delle perdite subite - dichia-
ra Farah Kabir, Direttrice di ActionAid
Bangladesh - è offensivo che grandi multi-
nazionali possano paragonare questi esigui ri-
sarcimenti ad una tragedia così grande come quella
del crollo del Rana Plaza che ha cambiato per sempre la vita
di questi operai. Quello di cui i sopravvissuti hanno bisogno
è di un “giusto” risarcimento, quindi misure di lunga durata e
un sostegno che consenta loro di vivere per i prossimi 10-15
anni, se non sono in grado di lavorare. Migliaia di lavoratori
e lavoratrici non sono più in grado di lavorare, a causa dei
traumi fisici e psicologici subiti, non riescono a dormire la
notte, non riescono a condurre una vita normale, mentre al-
cuni marchi della moda fanno ancora orecchie da mercante
sulla questione dei risarcimenti”. b
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dollari, sui 40 previsti, sono
stati versati nel rana plaza
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supervisionato dall’ilo