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Numero 6 del 2014

Cultura e futuro, Addio


Foto: Cultura e futuro, Addio
PAGINA 34

Testi pagina 34

28 Giugno 2014
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Le cosacche, nate schiave e sottomesse al
marito, vanno a cavallo e usano la spada
come gli uomini. Anche se nella steppa non è
rimasto più spazio per il galoppo. Le cosacche sono
fiere, indomabili, libere (la parola kazak tradotta
dal turco significa “uomo libero”) e pronte a
dar la vita, come quelle del “Battaglione della
Morte”, che morirono per lo zar durante la
guerra civile russa.
Dal 2006, a Belaja Kalitva, nella regione di
Rostov, che dal 1991 è il cuore della rinascita
cosacca in Russia, per la prima volta un
collegio per cadetti militari ospita 80 ragazze
a tempo pieno. Il colonnello Jurij Leonov, direttore
della scuola, confessa che sono più brave dei
maschi nello studio, e alla pari negli sport. Per cadetti
e cadette sono previste stesse materie di addestramen-
to fi sico: equitazione, alpinismo, parapendio, immersioni,
combattimento corpo a corpo, judo, corsi di sopravvivenza
e addestramento tattico, gare di lancio di coltelli e tuffi. Nel
collegio militare si formano delle autentiche cosacche.
I cosacchi non sono una razza, né un’etnia, piuttosto incar-
nano la rinascita di uno spirito nazionale russo. 740mila sono
quelli registrati ufficialmente in Russia, ma c’è chi sostiene
COSACCHE:
FIERE E LIBERE VANNO A CAVALLO
E USANO LA SPADA
di Cristina Carpinelli
che sono molti di più. Forse
sino a 3 milioni. La terra dei co-
sacchi è la “Madre Russia”, una
patria personificata e santificata,
materna e protettiva. Il motto del
cosacco è “Gloria alla Grande
Russia”. Dopo la repressione dei
cosacchi “controrivoluzionari”
nella Russia bolscevica, la loro
riapparizione nella Russia con-
temporanea la si deve al nazio-
nalista V. Putin, che li sostiene
e li finanzia. Putin vede nel loro
fervente patriottismo, nella loro
ferrea fede religiosa e disciplina una fucina per le future
generazioni. Dal 2000 nella zona tra il Don e il Kuban’ sono
sorte decine di scuole militari, con lo scopo di recuperare la
cultura e l’eredità cosacca. Esistono, inoltre, speciali unità
cosacche nell’esercito russo. Molti villaggi nel sud
della Russia hanno un’amministrazione parallela,
con compiti quasi-militari.
L’epopea cosacca nasce grazie alla zari-
na Caterina II di Russia. Per ricompensare
i meriti dei cosacchi del Mar Nero nel-
la guerra turco-russa del 1787-1791,
Caterina II con l’editto del 3 giugno 1792
regalò ai cosacchi le terre comprese tra la
penisola di Taman’ e la riva destra del fiume
Kuban’. Il trasferimento dei cosacchi in que-
ste terre iniziò da subito. Qui i cosacchi del Ku-
ban’ fondarono nel 1793 Ekaterinodar (l’odierna
Krasnodar), che signifi ca “dono di Caterina”.
Le cosacche russe del Don sono discese sino all’estre-
mo lembo nord-orientale dell’Italia, il Friuli e la Venezia
Giulia, nel corso dell’ultima guerra. Fu Hitler a trasferire i
cosacchi collaborazionisti in queste terre, con la promes-
sa di fondare una “Kosakenland in Nord Italien”. Lo stori-
co e giornalista Pier Arrigo Carnier testimonia nel suo libro
L’armata cosacca in Italia, 1944-1945 che ai primi di mag-
gio del 1945 a Ovaro (Comune in provincia di Udine) una
YULIA TKACHENKO, 66 ANNI E UN FIGLIO, È L’ATAMANA ALLA GUIDA DELLE TRUPPE COSACCHE
CHE INCARNANO LA RINASCITA DI UNO SPIRITO NAZIONALE RUSSO
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