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Numero 2 del 2014

Piccoli stereotipi screscono


Foto: Piccoli stereotipi screscono
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Testi pagina 49

43Febbraio 2014
guardia perché essa può annidarsi ovunque e solo l’uti-
lizzo adeguato del pensiero può preservare il mondo dal-
le catastrofi. Il reportage scatenò negli Stati Uniti una vera
e propria caccia alle streghe contro la filosofa, accusata
d’insensibilità e crudeltà e di giustificazionismo contro
il nazismo, anche per il suo j’accuse ai capi di numero-
se comunità ebraiche europee di aver collaborato con i
nazisti in cambio di ‘quieto vivere’ o vantaggi personali,
informazione emersa nel corso del processo con testimo-
nianze schiaccianti. Molti fra i suoi amici più cari l’abban-
donarono e la Arendt rischiò anche il posto all’Università,
ma non abdicò mai alle sue convinzioni. “M’interessava,
come in altri miei film - afferma la Von Trotta - trovare la
donna dietro a questa grande pensatrice indipendente -
che non si può definire ‘femminista’- la cui visione su certi
temi è stata capita con molto ritardo. Una delle sue frasi
celebri ‘nessuno ha il diritto di obbedire’ evidenzia il suo
rifiuto di obbedire a ciò che non fossero la sua autodeter-
minazione e le sue idee. Quando formulò il concetto della
banalità del male venne aspramente attaccata come ne-
mica del popolo ebreo ma oggi tale riflessione critica è
parte del dibattito sui crimini efferati, come quelli nazisti.
Secondo alcuni professori le pesanti accuse di essere
‘senza cuore’ e ‘priva di sentimenti’ vennero rivolte alla
Arendt perché era una donna, dato che altri giornalisti
espressero giudizi analoghi senza alcuna conseguen-
za.” Completato da preziose immagini di repertorio del
processo Eichmann, da alcuni flash-back sulla relazione
sentimentale giovanile fra Hannah e Martin Heidegger
(suo professore e mentore all’Università, dal quale prese
le distanze quando lui aderì al nazismo) e dalla magnifica
interpretazione di Barbara Sukova (attrice cult in Anni di
Piombo), il film, uscito nelle Giornate della Memoria, è
distribuito in Italia in lingua originale (tedesco, ebraico ed
inglese, sottotitolati) dalla coraggiosa Ripley’s Film. b
‘AnitA B.’
ovvero come sopravvivere
al dopo auschwitz
Tratto dal romanzo della scrittrice e poetessa unghere-se Edith Bruck, Quanta stella c’è nel cielo, il nuovo film del regista Roberto Faenza (Jona che visse nella bale-
na, Prendimi l’anima), dal titolo Anita B., racconta la storia di
un’adolescente che, sopravvissuta ad Auschwitz, cerca di
ricostruire la propria identità nella Cecoslovacchia del Dopo
Guerra, dove ben pochi vogliono ricordare gli orrori appena
trascorsi. Ospitata infatti dall’algida zia Monika (la brava An-
drea Osvart), unica parente viva che abita vicino Praga col
marito, il figlio ed il giovane cognato Eli, Anita (interpretata
da Eline Powell) si accorge
presto che la ‘memoria’ non
è gradita, quando le viene
severamente vietato di par-
lare dei genitori o del campo
di concentramento. Unici suoi
confidenti il nipotino Roby,
di appena un anno, e l’affa-
scinante Eli, che farà di tutto
per sedurla con conseguenze
prevedibili. Nel mélange di
lingue, popoli e culture del-
la mittel-Europa in cerca di
redenzione e ricostruzione,
Anita conoscerà personaggi
incredibili come lo zio Jacob (Moni Ovadia nel ruolo a lui
più congeniale), coscienza critica della comunità ebraica
ed estroso musicista, la mascolina Sarah che, armata di pi-
stola, organizza i traghetti per la Palestina, il giovane David,
orfano dei genitori, due scienziati che si sono tolti la vita
agli albori del nazismo. “Non ho mai chiesto ad Edith Bruck
quanto ci sia di autobiografico in quelle pagine ma ho vo-
luto aggiungere B. ad Anita, in omaggio al suo cognome.
Il premio Nobel Elie Wiesel diceva che, nel momento in cui
entri in rapporto con l’Olocausto, diventi a tua volta testimo-
ne. Per me è una bellissima responsabilità. Come la pro-
tagonista di Prendimi l’anima, anche Anita B. è in viaggio
verso il passato con un solo bagaglio, il futuro, in un ideale
tragitto comune a due donne coraggiose e indomite”.
E.C.


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