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Numero 12 del 2014

NutriAMO il mondo


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Testi pagina 9

7Novembre | Dicembre 2014
no a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe
concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni
che si avvalgono di tale insegnamento”. Con straordinaria
ipocrisia lo stesso diritto viene attribuito anche agli inse-
gnanti degli alunni “non avvalentesi”, che però non ci sono
in tutti gli istituti, così che l’ordinanza, difficilmente applica-
bile, ha generato una grande confusione dentro la scuola.
E fuori dalla scuola, nei tribunali, dove un aspro e infinito
contenzioso è stato attivato dalle forze che intendevano
preservare la laicità della scuola pubblica, o quello che
ne rimaneva. La “via giudiziaria” alla laicità, promossa dai
ricorsi di privati e di varie associazioni - come la Federa-
zione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese e l’Unio-
ne delle Comunità ebraiche - contestava sia la disparità
di trattamento fra compagni sia il ruolo di privilegio che
viene concesso all’insegnante (che, pur essendo docente
di una materia facoltativa, in realtà fa un altro passo avanti
verso l’equiparazione con chi è docente di una materia
curriculare). La lunga e dispendiosa peregrinazione degli
avvocati è approdata finalmente nel 2010 alla pronuncia
definitiva del Consiglio di Stato che, ribaltando una sen-
tenza con cui il TAR del Lazio aveva ribaltato una prece-
dente ordinanza (sic!) concedeva agli insegnanti dell’IRC
di concorrere col loro voto alla determinazione del credito.
Nessuna meraviglia: oggi in Italia, grazie ad una formula
interpretativa qui e ad una revisione ministeriale là, la Chie-
sa cattolica ha ormai strappato una condizione di totale
omogeneità rispetto alla scuola pubblica con la complicità
di tutti i governi. Perché qualsiasi governo sa che la scuola
rappresenta per la Chiesa cattolica un punto di forza fon-
damentale, irrinunciabile. Approfittando dell’incertezza del
diritto in cui sta annegando il senso civico del paese, anche
l’attuale ministra, Stefania Giannini, al Meeting di Comunio-
ne e Liberazione ha anticipato le linee della sua riforma
della scuola che, tra l’altro, prevede ulteriori forme di pro-
mozione della scuola privata, a partire dal finanziamento.
Ma era una scuola privata “paritaria” quella di Trento dove
la madre superiora ha proposto ad una insegnante, di cui
sospettava la tendenza lesbica, un percorso riabilitativo.
La riforma Berlinguer del 2000, quando ai tempi dell’Ulivo
i Popolari premevano per restituire alle scuole confessio-
nali un ruolo importante, ha riconosciuto sì la “parità” sco-
lastica alle scuole private, ma impegnandole ad adottare
una serie precisa e dettagliata di condizioni che avrebbero
reso la scuola privata e quella pubblica “equipollenti” (?).
E l’impegno va rispettato perché una scuola privata non
“paritaria”, essendo libera di perseguire un proprio proget-
to culturale, non è obbligata a garantire un insegnamento
pluralista come deve fare la scuola statale. Ma, come si
è visto dai pochi esempi riportati, col passare del tempo
lo spirito della legge è stato annebbiato, stravolto da in-
terpretazioni capziose ed interessate; e le successive ma-
nipolazioni ministeriali hanno trasformato la “parità” nella
libertà di fare a proprio piacimento, senza rinunciare alle
sovvenzioni statali, come dimostra il caso di Trento. Oggi
le scuole private rappresentano un modesto 5%, destinato
a diminuire per la difficoltà delle famiglie di pagare la retta.
E forse è anche per questo che la ministra Giannini tenta
di promuovere un sistema pubblico-privato, insistendo sul
merito delle scuole paritarie che, a suo dire, permettono
allo Stato di risparmiare: sono calcoli interessati e comun-
que lo studente paritetico costa meno allo Stato perché
costa di più alle famiglie, a quelle che se lo possono per-
mettere. Ma oggi, nel nome della privatizzazione, quella
scuola che negli auspici di Calamandrei ha la funzione
strategica di formare il cittadino facendolo crescere in un
ambiente multiculturale, alieno da un approccio ideologico
o confessionale (come chiede la Costituzione), rischia ad-
dirittura di essere stravolta da un progetto antidemocratico
ed alienante che tutto trasforma in merce. E al Meeting di
Comunione e Liberazione la ministra Giannini ha lanciato
la proposta dell’ “investimento delle imprese private nella
scuola pubblica”. b
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