Numero 12 del 2014
NutriAMO il mondo
Testi pagina 29
27Novembre | Dicembre 2014
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dersene cura, il che aumenta la probabilità di contagio.
Sono diverse le strutture sanitarie in Liberia che stanno
chiudendo o rifiutano i pazienti, per mancanza o completa
assenza di strumenti e forniture necessarie a proteggere il
loro personale sanitario, come ad esempio guanti in latti-
ce e cloro. In Liberia c’è un medico ogni 86mila perso-
ne (sono 51 i dottori in totale per 4.4 milioni di persone),
mentre in Sierra Leone ce n’è uno ogni 45mila: questo
costringe i dottori a non poter ricoverare pazienti affetti da
malattie comuni. Una situazione che è pericolosa non solo
per il contenimento del virus e il trattamento delle vittime,
ma anche per i pazienti affetti da patologie meno gravi ma
che comunque andrebbero curate. Gli operatori di Actio-
nAid, organizzazione che è presente sia
in Sierra Leone che Libera, raccon-
tano che nella principale clinica di
Monrovia più di 50 persone, tra cui
anche donne incinte, sono morte
a causa di patologie curabili, per
mancanza di mezzi adeguati o
per l’impossibilità ad essere rico-
verati. Le donne in stato di gra-
vidanza sono tra le ca-
tegorie più colpite, e non
solo per mancanza di persona-
le sanitario disponibile ad assisterle. In alcuni
ospedali della capitale liberiana, racconta lo
staff di ActionAid, si è diffuso il sospetto che di-
verse donne incinte siano infette, con la conse-
guenza che vengono mandate via dagli ospe-
dali. Anche le donne che non contraggono
l’ebola possono pagare il prezzo di questa
epidemia, perché subiscono l’isolamento
dal resto della società. Kumbah Fayiah è una
vedova liberiana. Qualche settimana fa suo
marito è morto di ebola. “Sono così stanca di
vivere per il modo in cui guardano me e la mia
famiglia. Nessuno ci viene a trovare, persino i
nostri amici hanno paura di venire a farci visi-
ta”, ammette con dolore Kumbah. Anche Siah
è una giovane vedova liberiana: vive in una
delle più povere aree della comunità di St. Paul Bridge,
nel nordovest della Liberia, e si ritrova, dopo la morte del
marito, con sette figli a carico e nessuna entrata econo-
mica. La famiglia di Siah sta pagando sulla propria pel-
le lo stato d’emergenza in cui
versa la Liberia: gli spostamenti
sono difficili e la paura sembra
aver paralizzato i villaggi vicini.
Tutti, anche gli amici più stretti,
temono il contagio e si guarda-
no bene dal frequentare l’abita-
zione della donna. Siah non ha
l’elettricità né cibo a sufficienza.
ActionAid è presente in Libe-
ria, Sierra Leone e Nigeria, e
insieme ad alcuni partner locali
è in prima fila per arginare l’e-
mergenza dell’ebola. L’approc-
cio adottato dall’organizzazione
è quello di partire dai soggetti
più colpiti, le donne, che hanno
un ruolo chiave nella prevenzio-
ne e nella cura dei bambini. b
TRA LE VITTIME
DEL CONTAGIO
TRE SU QUATTRO
SONO DONNE
E LA CAUSA
è LO SQUILIBRIO
DI GENERE
IN AFRICA
OCCIDENTALE LE DONNE
SI OCCUPANO DEI
FUNERALI E CURANO
I MALATI.
A CASA E NEGLI
OSPEDALI