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Numero 12 del 2014

NutriAMO il mondo


Foto: NutriAMO il mondo
PAGINA 26

Testi pagina 26

24 Novembre | Dicembre 2014
“ok, facciamo le nostre esperienze fuori, ma poi dobbiamo
tornare, questa terra ha bisogno di noi” perché “è impor-
tante portare qui quello che impariamo fuori. È un dovere
morale”. E infatti è tornata, Gea. E insieme alla mamma e
ad una sorella gestisce i terreni del gruppo familiare nelle
colline intorno a Enna: vari appezzamenti (in tutto circa 250
ettari) in parte destinati alla forestazione e in parte con col-
tivazioni (biologiche) cerealicole e con allevamento di vitelli.
“L’azienda ha vissuto e vive ancora emergenze economi-
che e non è momento di grandi investimenti, ma piccole
innovazioni le abbiamo fatte”. La soddisfazione è palpabile.
“Abbiamo introdotto i grani antichi aumentando sempre più
gli appezzamenti dedicati”. Una scelta commerciale o di
marketing? “No, sentivamo proprio l’esigenza di una ricerca
delle origini e i grani antichi vi corrispondevano”. Si tratta di
un sentire che si inscrive nel progetto culturale più ampio
di Donne in Campo della multifunzionalità e dell’agricoltura
sociale, che “non è utile solo a chi ha particolari bisogni,
come le persone con handicap, per fare un esempio”. I
malesseri diffusi hanno tanti volti e sfumature “e lo scolla-
mento tra città e campagna ha penalizzato la qualità della
vita di chi abita in città. “Le persone hanno la necessità di
stabilire un contatto diverso, di rieducarsi alla manualità, di
riscoprire la stagionalità dei prodotti, di annusare il profu-
mo della terra. Si è dimenticato che, fondamentalmente,
tutti veniamo dalla campagna”. È proprio sull’agricoltura
“Il pensiero di essere parte di qualcosa, di avere
dei terreni su cui poter costruire e poter fare af-
fidamento”. Questo il richiamo che da Ravenna - dove si
è laureata in Conservazione dei Beni Culturali - ha riportato
Gea Turco in Sicilia. Era il 2007 e a distanza di anni la scelta
compiuta si è consolidata. “La morte improvvisa di mio pa-
dre mi ha svelato, di botto, che continuare a stare lontano
da casa non aveva senso perché mi mancava l’identità. Pur
riconoscendo a Ravenna di avermi dato molto, sono tornata
in Sicilia praticamente di corsa. C’era l’azienda di famiglia,
ma c’era anche un forte senso di appartenenza”. Gea Tur-
co, 35 anni e presidente regionale di Donne in Campo,
ha una bella storia da raccontare. È lei stessa una bella sto-
ria. “Sono la più piccola di quattro sorelle e, sì… hanno un
po’ giocato dandomi questo nome, visto che Gea è la Dea
della Terra e che la nostra è una famiglia di agricoltori da
sempre. Una tradizione che si tramanda con difficoltà e ai
miei genitori va un grande riconoscimento, perché con co-
raggio hanno portato avanti l’azienda agricola nonostante
lavorassero altrove: mia mamma come maestra e mio padre
impiegato in banca”. Un doppio binario che ha pesato nella
trasmissione dei saperi, “quei saperi dei nonni che ci ren-
diamo conto di avere perduto”. Cresciuta in un contesto cit-
tadino, Gea ha continuato a sentire in casa il profumo della
campagna. E della sicilianità. Che riemerge dai suoi ricordi.
“Uno speciale in tv sugli annosi problemi della mia terra mi
ha fatto riflettere sul fatto che c’era un terreno reso inferti-
le e inospitale che induceva tanti giovani ad andare via”.
Lo status quo delle cose le fa dire ai giovani suoi coetanei
Ha ritrovato la sua identità nella terra
e nell’azienda di famiglia.
Conversazione con Gea Turco,
giovane presidente di Donne in Campo
della Sicilia
di Tiziana Bartolini
La forza
anTIca
e vITaLe
deLLe radIcI
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