Numero 12 del 2014
NutriAMO il mondo
Testi pagina 19
17Novembre | Dicembre 2014
Quale sarà l’impatto economico dell’EXPO
2015 per l’Italia nel breve, ma anche nel
medio e lungo periodo?
Questo appuntamento è una opportunità straordinaria
anche per un ritorno economico globale. L’interesse
per l’Italian food con questa esposizione sta aumen-
tando in modo signifi cativo. Non sono in grado di dire
come si chiuderà il bilancio alla fi ne del semestre espo-
sitivo perché prescinde dalle mie competenze, ma
sono convinta che EXPO generi (anzi ha già generato)
un’onda lunga che produrrà effetti decisamente positi-
vi nel tempo, incrementando l’interesse del mondo per
l’Italia: dalla gastronomia alla cultura, dai beni storico-
archeologici alla dieta mediterranea, alla diffusione del
principio della responsabilità sociale. Mai si è parlato
tanto come ora di agricoltura, alimentazione, salute,
sviluppo sostenibile e futuro del pianeta.
Quale, invece, l’impatto sui macro sistemi
planetari?
Nutrire il pianeta lo intendiamo declinato con la ga-
ranzia di una sostenibilità ambientale. Non possiamo
più pensare ad uno sfruttamento del pianeta che punti
ad aumentare le produzioni impiegando indiscriminata-
mente le risorse energetiche e ambientali. Nei numerosi
dibattiti che la Commissione Europea ha programmato
dal mondo della scienza, dell’agricoltura, dell’impresa,
delle organizzazioni non governative, della società ci-
vile arriveranno molti suggerimenti ai grandi della terra
per le nuove strategie di sviluppo fi nalizzate a ridurre
gli sprechi, a coltivare consumando meno energia e
meno acqua e senza distruggere la biodiversità e la
fertilità dei suoli garantendo cibo a tutti. Ci sarà spazio
anche per discutere su come contrastare il grave fe-
nomeno del land grabbing, che vede grandi imprese
e governi di paesi ricchi accaparrarsi in paesi poveri
decine di migliaia di ettari per coltivazioni destinate a
produrre energia o cibi per i paesi investitori, fenomeno
che colpisce in modo particolare le numerose donne
impegnate nel settore.
La scienza avrà un ruolo importante
e l’Expo sarà occasione anche per parlare
di ogm. Forse non a caso in Italia si è acceso
un dibattito recentemente...
Premetto che il Comitato scientifi co non prende po-
sizione sugli ogm ma favorisce dibattiti in cui ci si
confronti non ideologicamente. È necessario un ap-
proccio nel quale si portino risultati di ricerche, speri-
mentazioni, coltivazioni in campo, valutazioni serie di
carattere ambientale, sociale, economico ed anche
politico . La mia opinione è che non esiste una solu-
zione che vada bene in tutto il mondo. Se la provita-
mina A del ‘riso d’oro’ può risolvere la fame e la cecità
in alcune regioni, quel riso va coltivato. Le coltivazioni
ogm possono creare vantaggi agli agricoltori in paesi
come gli Stati Uniti, con alta meccaniz-
zazione dell’agricoltura e campi a
lunga aratura, con una agricol-
tura basata sulla produzione
di commodities. Non credo
che gli ogm porterebbero
vantaggi all’economia italia-
na, visto che l’Italian food,
le cui esportazioni contri-
buiscono signifi cativamente
ai nostri bilanci, è apprezza-
to per le sue produzioni di alta
qualità esenti da manipolazioni.
Nel caso le coltivazioni ogm venissero
approvate, sarebbe indispensabile avere linee guida
per evitare reciproche contaminazioni genetiche con
l’agricoltura biologica e convenzionale. Vanno valutati
inoltre con attenzione anche gli impatti sociali dell’in-
troduzione di sementi transgeniche nei paesi in via
di sviluppo la cui economia si basa su varietà locali.
Così come va valutato l’impatto politico-economico di
un’agricoltura europea che dipenda per le sementi
transgeniche dalle grandi e poche aziende produt-
trici situate fuori del vecchio continente (USA). Tutte
queste considerazioni non devono impedire ricerca e
sperimentazione su questi temi.
Come immagina l’Italia tra venti anni rispetto
all’agricoltura?
Sono ottimista. Il ritorno dei giovani all’agricoltura,
l’aumento delle iscrizioni agli Istituti e alle Facoltà di
Agraria, la scelta di molti Italiani di andare a vivere in
piccoli centri sono segnali di interesse per il mondo ru-
rale che contribuiranno a ridare all’agricoltura il valore
che si merita. Oggi il prezzo del cibo incide sul 16-18%
del reddito familiare e la quota che va all’agricoltore è
davvero irrisoria: uno squilibrio che può essere fronteg-
giato da un’agricoltura più forte. E le donne partecipa-
no - bravissime - a questa sfi da, salvando aziende in
diffi coltà con una straordinaria capacità creativa che si
aggiunge all’antica sapienza. ?