Numero 9 del 2014
Medicina di genere
Testi pagina 9
7Settembre 2014
forse è questo spirito gesuita di frontiera che sta dietro la scel-
ta di Bergoglio di vivere a S. Marta, rifiutando l’appartamento
riservato alla sovranità papale che l’avrebbe ristretto nella gab-
bia della curia. A S.Marta invece il pontefice si muove con
maggiore libertà e, nel rapporto più vario e ricco col mondo,
può mantenere una vita di relazione più larga e feconda. Una
decisione - volta a rompere la tradizionale immagine di sovra-
nità vissuta nella solitudine e nella pompa - che può essere
letta anche come un segno dei tempi (che reazioni suscitereb-
be oggi l’immagine di un papa vestito di ermellino che benedi-
ce dall’alto di una sedia gestatoria?) e sta al pari con altre inno-
vazioni, come il Consiglio dei cardinali, ribattezzato C8. Il Con-
siglio, formato da 8 cardinali provenienti dalle diverse parti del
mondo in rappresentanza di tutti continenti, è stato istituito dal
papa per consigliarlo sul governo della Chiesa universale e
per studiare la revisione della “Pastor bonus” sulla curia roma-
na. Accade così in modo paradossale che papa Francesco,
col piglio risoluto ed autoritario del governo monocratico, porti
dentro la Chiesa di Roma una riforma come il C8 che rappre-
senta il primo organismo collegiale in Vaticano. Questo timido
passo verso il governo democratico della Chiesa non significa
però che papa Francesco, unico sovrano “assoluto” d’Europa,
intenda rinunciare al suo potere “ab-solutus” (sciolto da vinco-
li), anche perché la sua azione di rinnovamento sta scandaliz-
zando molti religiosi reazionari e pertanto Bergoglio ha biso-
gno di tutta la sua autorità di fronte al rischio che la Chiesa,
dopo gli scandali e la moltiplicazione delle “chiese fai da te”,
continui a perdere consensi. Ma per evitare che, come ha det-
to Mazzini, la Chiesa diventi “un ramoscello secco”, il pontefi-
ce dovrebbe fare l’unica vera rivoluzione: accogliere la voce
delle donne. Ma non vuole e non può: sia perché lui stesso è
figlio di una cultura patriarcale che vede in Dio la figura del
Padre e permette di ricoprire le cariche religiose solo ai maschi
che non hanno rapporti carnali con le femmine; sia perché, ri-
spetto ad altre chiese cristiane, la Chiesa cattolica è la più ar-
retrata e se Bergoglio osasse rompere la tradizione, provoche-
rebbe una deflagrazione incontrollabile culminante nella scis-
sione del ramo conservatore dalla pianta madre. Inoltre, nel
rivendicare i diritti della donna, a partire dalla parità di genere,
la voce femminile delle donne cattoliche non si alza ferma e
risoluta, come quella di Lutero ieri o come quelle di Lefebvre
oggi. Forse perché, anche se non manca chi cerca di farsi
udire, l’impostazione gerarchica della Chiesa ha creato attra-
verso i secoli una cultura allergica alla contestazione energica,
ai gesti di rottura che spezzano il guscio prezioso sotto il quale
si trova identità e protezione: e se le donne cattoliche, guar-
dandosi dentro, si interrogano sulla reale profondità e forza dei
loro convincimenti in tema di diritti, può essere che arrivino a
qualche conclusione spiacevole. b
MATRI-ARkè
gIORNATE DI
CONFRONTO SULLE
CULTURE MATRIARCALI
Tracciare una mappa di un altro mondo possibile, egua-litario e basato sul consenso, è l’orizzonte di alcuni recenti studi che affondano le radici in remote civiltà.
Ricostruirne la memoria, con il contributo di discipline diffe-
renti, può dissodare un terreno storico monolitico e riportare
alla luce un’antica sapienza delle madri. Una prospettiva am-
biziosa per il gruppo “Le Zie di Sofia”, che da maggio 2011
si riunisce periodicamente in li-
breria per letture collettive, fino
ad approdare alle ricerche sulle
società matriarcali, affrontando
studiose quali Marja Gimbutas,
Riane Eisler, Heide Goettner-
Abendroth, e molte altre. A par-
tire dall’ascolto di tali pagine è
nato il progetto che ha condotto
al convegno Matri-Arké che si
terrà a Pistoia dal 3 al 5 ottobre 2014, dove prenderanno la
parola proprio le ispiratrici e autrici di tante riflessioni. Alle re-
lazioni si accompagneranno le immagini: nella prima giorna-
ta di venerdì 3 ottobre sarà proiettato il documentario sulla
comunità matriarcale dei
Moso “Nu Guo. Nel nome
della madre” di France-
sca Rosati Freeman, che
sarà presente all’incontro;
i lavori proseguiranno il
sabato con una ricca mat-
tinata di interventi. Aprirà
il convegno la relazione di
Heide Goettner-Abendroth (cui si deve una concezione
epistemologicamente nuova del matriarcato, da lei stessa
ridefinita non ‘dominio’ delle Madri ma ‘all’inizio’ le Madri),
seguiranno i contributi di Luciana Percovich, Giulia Valerio,
Cécile Keller. I lavori proseguiranno con una sessione semi-
nariale in cui le iscritte e gli iscritti al convegno si divideran-
no in gruppi di lavoro per elaborare riflessioni e proposte da
sottoporre alle relatrici in una tavola rotonda nella sessione
finale, che si terrà la mattinata di domenica 4 ottobre nell’in-
cantevole cornice della Sala Maggiore del Palazzo Comu-
nale della Piazza del Duomo di Pistoia. Informazioni nel sito
www.matri-arke.org.
Maria Alessandra Soleti