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Numero 9 del 2006

Il grande nulla


Foto: Il grande nulla
PAGINA 38

Testi pagina 38

Le grate, che la separavano dal restodel monastero e rivestite di telo, le
consentivano di comunicare "solo il
necessario". Invece la finestra, da cui
entravano i rumori del mondo in un
periodo storico che ha visto incredibili
trasformazioni nei costumi e nelle abi-
tudini di uomini e donne, era sempre
aperta. E queste due componenti, da
una parte di deserto e silenzio e, dall'al-
tra, di apertura massima al mondo, si
colgono bene in ciò che è rimasto di lei:
lettere scritte alla madre superiora e al
padre spirituale, e ricordi di poche
monache con cui talvolta condivideva -
separata dalla grata - il lavoro manua-
le della preparazione delle palme. E' la
storia di Nazarena, nata il 15 ottobre
1907 nel Connecticut e morta a Roma
nel 1990, nella stessa cella dove ha vis-
suto da reclusa gli ultimi 45 anni della
sua intensa vita.
In un periodo storico in cui le donne
hanno raggiunto la liberazione attra-
verso il femminismo, Nazarena sceglie
un percorso di libertà molto differente,
perseguendo una ricerca spirituale asso-
luta, non solo eremitica, ma da anaco-
reta, come lei stessa specificava.
"Sgombrare il cuore da tutto", nutrir-
si solo con acqua e pane con qualche
goccia d'olio, dormire sopra una croce
su una tavola di legno, vestire con abiti
di sacco cuciti alla bene e meglio e rico-
perti di velo bianco, stare sempre senza
calze, intrecciare palme per almeno 10
ore al giorno e fare uso di "strumenti di
penitenza", è stato il modo che
Nazarena ha trovato per essere libera,
dedicandosi solo all'essenziale, e aman-
do con tutta se stessa: "disposta ad
accettare con amore forte e generoso,
checché possa essere". Nel 1988 così si
rivolgeva, attraverso la grata, ad una
sua consorella: "È quello che desidera-
vo, qui: soffrire tanto. Io l'accetto ben
volentieri. È essenziale perché dia frutto
la mia vita. Il pensiero che Dio guarda
il mondo, che guarda con compiacenza
all'anima, è una grande consolazione, e
mi aiuta a distaccarmi da tutto e a
seguire questo cammino fedelmente... Si
diviene sempre più poveri. In ogni
momento o si va avanti o si va indietro
- dipende dall'intensità con la quale si
agisce. E si deve ricordare che ogni pic-
cola cosa ha il suo valore. Ma poi,
quanta pace!" .
Ma perchè raccontare, in una rivista
come 'noidonne', lontana da afflati reli-
giosi, la storia di una monaca camaldo-
lese, che assomiglia più a una mistica
medievale che a una nostra contempo-
ranea? La risposta non risiede soltanto
nell'indiscutibile interesse che suscita la
storia di Nazarena: al secolo, Giulia
Crotta, figlia di contadini, emigrati
dalla provincia di Piacenza, negli Stati
Uniti d'America, dove, promettente
musicista, diplomata al conservatorio e
laureata in lettere, vive i primi trenta
anni della sua vita. Una giovane donna
attiva, emancipata e istruita, che, per
mantenersi agli studi, aveva persino
lavorato come ballerina in un locale di
New York. "Tutt'altro che predisposta
all'estasi mistica e alle visioni", come ci
informa Thomas Matus, il suo biografo,
intorno ai ventisei anni Giulia fa un'e-
sperienza che le avrebbe cambiata la
vita: nella notte tra il venerdì ed il saba-
to santo del 1934 rimane sola nella cap-
pella buia del collegio universitario da
lei frequentato. Dopo molte ore di silen-
zio e di buio, sente chiamare il suo
nome, e voltandosi alla voce che la invi-
tava a seguirla nel deserto: "vide l'amo-
re - un amore così grande non l'aveva
mai conosciuto in vita sua".
Dopo questa esperienza Giulia inizia
a frequentare la chiesa con più assidui-
tà e a praticare gli esercizi spirituali. In
seguito, sempre più decisa a intrapren-
dere la via monacale che porta al deser-
to, inizia una estenuante ricerca, irta di
ostacoli e grandi incomprensioni.
Ritenuta "dalla mentalità non normale
e lo spirito facile alla illusione", come
recita la relazione negativa trasmessa al
vaticano da parte del Convento delle
Carmelitane scalze di Newport, Rhode
Island, da cui viene cacciata via per la
prima volta nel 1937, viene (dopo esser-
sene dovuta andare altre volte da altri
conventi sia americani che italiani) infi-
ne accolta, nel 1945, in una Roma affa-
mata e occupata, nel poverissimo con-
vento camaldolese dell'Aventino, in cui
la sua presenza silenziosa e amorevole
viene ancora oggi ricordata come uno
dei maggiori contributi alla crescita spi-
rituale della comunità.
Perchè raccontare? Non è solo curio-
sità. Mi interessa il portato simbolico,
caro al femminismo, di ricerche di vita,
e di libertà femminile, così radicali.
Certamente il primo riferimento
dovuto è a "Il dio delle donne" di Luisa
Muraro, che individua nella mistica
femminile (da lei definita teologia in lin-
gua materna) "pensiero di donne che
avevano (e hanno) con Dio un rappor-
to di straordinaria confidenza e di
suprema libertà". Il secondo è a Carla
Lonzi che in "È già politica" si dichiara-
va attratta dall'esperienza della clausu-
ra: "astratta come l'amore, concreta
come la sofferenza". Scrive Lonzi: "non
vedevo limiti alla loro capacità di inda-
gare e dubitare: le risorse erano cercate
settembre 2006 noidonne38
Storia di Nazarena, monaca anacoreta
Profili
Giovanna Providenti
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