Numero 9 del 2006
Il grande nulla
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aiutano e coordinano il tutto. Il cibo
preparato qui sarà diviso in quattro
parti, una per le donne della casa, una,
su preziosi vassoi di metallo, per gli uo-
mini della casa e i loro ospiti, che li con-
sumeranno nella loro majlis (in cui io,
in quanto donna, non posso mettere pie-
de). La maggior parte del cibo viene pe-
rò distribuita alle decine di perso-
ne, per lo più poveri lavoratori af-
ghani e pakistani, che tutti i po-
meriggi si ammassano ai cancelli
della tenuta. Infine una parte del
cibo viene data alle donne indi-
genti che lo richiedono: alcune di
loro stanno in cucina, con i loro
contenitori vuoti, ad aspettare
che il cibo sia pronto, un'aria re-
ferente e sussiegosa.
Queste donne, vecchie cono-
scenze della famiglia di Maitha,
non sono Emarate, ma vengono
da Buraimi, la parte omanita e
più povera di Al Ain. Una di loro
è anziana, sorda, muta da sempre
e adesso anche po' cieca, ma ogni
anno durante il Ramadan tutti i
giorni a prendere da mangiare.
Comunica a gesti e si vede che è
famigliare con Aysha, che fra l'al-
tro sembra essere l'unica che la
capisce.
Sul menù stasera abbiamo bi-
riani di cammello (riso indiano
speziato con carne di cammello,
in un pentolone enorme), pakora
e falafel, insalate varie e infine
una ricetta tradizionale in cui il
pane fatto in casa, non lievitato e
secco, viene spezzettato prima di
essere ricoperto da brodo di ver-
dure e spezzatino di capra. La co-
sa più interessante è la prepara-
zione dell'harees, cucinato in mo-
do tradizionale. Un pentolone del
diametro di un metro viene sepol-
to sotto terra, sopra braci arden-
ti. Dentro cuoce carne di manzo,
avena in fiocchi e acqua per ore e
ore e ore, fino a quando la carne
perde consistenza e uno dei cuo-
chi ci passa dentro un mixer ad immer-
sione delle dimensioni di una sega elet-
trica. Il risultato è una pappa collosa
dal sapore di carne. Stasera di questi
pentoloni in cucina ce ne sono tre.
Si avvicina l'ora di Iftar, la rottura
del digiuno e le donne di casa si lavano,
si cambiano gli abiti che odorano di cu-
cina e si preparano a mangiare. Sheikha
Maryam indossa ora un abito tradizio-
nale di seta finissima e ricamato ai pol-
si e al collo. La tovaglia di plastica è
stesa sulla moquette del salone e i piat-
ti sono pronti ed è un momento eccitan-
te, in cui si attende il risuonare della
Moschea. Finalmente si può rompere il
digiuno. Che buono il cibo, che gratitu-
dine, che sollievo regna nella sala! Ac-
qua, un dattero o due, un po' di laban,
latte salato, una veloce preghiera e poi
finalmente la cena e le chiacchiere rilas-
sate. Assieme agli altri piatti, ci sono
anche le mie tagliatelle al pesto sicilia-
no, mi fanno dire il nome della ricetta e
ridacchiano provando a ripeterlo. Shai-
kha Maryam mi chiede per l'ennesima
volta se sono incinta, non prenderai mi-
ca le pillole, eh?, mi dice, mentre io
muoio di imbarazzo e lei mi riem-
pie il piatto nuovamente. Per fare
onore al loro ospitalità, faccio
uno strappo alla mia dieta vege-
tariana...assaggio un pezzettino
di cammello e una punta di cuc-
chiaio di harees...il cammello non
è male, almeno non sa molto di
carne...ma l'harees proprio non ri-
esco a mandarlo giù. Iftar non
dura tanto e appena finito le ra-
gazze si rimettono in moto. La fa-
ticaccia in cucina non è finita: al-
le dieci viene servito un altro pa-
sto e altro cibo per i questuanti
fuori casa. Torno nelle cucine e
Aysha è di nuovo al lavoro a pre-
parare un dolce, che - ovviamen-
te - devo assaggiare. Sono pronta
ormai per tornare a casa e Ri-
chard è fuori al cancello che
aspetta in macchina, ma non mi
fanno andare prima di avermi
spruzzato addosso del profumo,
un ultimo gesto di ospitalità.
Ogni volta che assisto a questa
quotidianità, lascio la casa di
Maitha carica di pace, ottimi-
smo, affetto, umiltà. Mi chiedo
quanti dei nostri potenti e re-
gnanti passerebbero un mese inte-
ro a cucinare per i poveri della
città, quanti lasciano la porta
aperta per lasciar entrare chi ha
bisogno; malgrado i gioielli pre-
ziosi, le macchine e il lusso. Que-
ste donne ricordano chi sono e da
dove vengono, senza fronzoli e
storie. La vita del deserto con le
sue asprezze e i rituali, l'Islam pa-
cificatore e moderato della tolle-
ranza e dell'accoglienza segnano
il loro quotidiano.
noidonne settembre 2006 33
"la vita del deserto con le sue asprezze e i rituali, l'Islam
pacificatore e moderato della tolleranza e dell'accoglienza
segnano il loro quotidiano"