Numero 9 del 2006
Il grande nulla
Testi pagina 30
settembre 2006 noidonne30
Paesaggi straordinari, vegetazionestraripante di colori e profumi, ric-
chezza di risorse, persone aperte e sorri-
denti. Questa è una faccia del
Madagascar. L'altra è quella di un
paese sprofondato nella crisi dopo sac-
cheggi perpetrati da pirati americani ed
europei, poi dai coloni francesi. Negli
ultimi anni catastrofi naturali (siccità,
inondazioni, tempeste tropicali, uragani
e tsunami) hanno distrutto le poche
infrastrutture e reso impraticabile ogni
forma di comunicazione. L'accesso alle
risorse vitali è aggravato dalla crisi eco-
nomica, il danno agricolo durerà anni.
All'indipendenza repubblicana sono
seguiti guerre civili, isolamento e una
pessima gestione politico-economica.
Nel 2001 si è autoproclamato presiden-
te un imprenditore di successo, nel
quale il popolo confida per valorizzare
il paese. Le tribù malgasce, distinte per
tradizioni e tratti somatici, sono la
fusione di tre razze: africana, asiatica
ed europea. Il 75% della popolazione è
analfabeta, sotto la soglia di povertà e
in emergenza per lebbra, tubercolosi e
malnutrizione. Strutture sanitarie pres-
soché assenti. Vita media ridotta.
Orfani in aumento per la mortalità delle
madri. Pochi anziani, pochissimi con
vite dignitose.
La crescita dell'attività femminile
caratterizza gli ultimi due decenni, tut-
tavia prevale l'arretratezza: solo
250.000 donne su 7,5 milioni hanno
migliorato la qualità della vita, perché
la tradizione ostacola emancipazione e
cambiamenti. Il Madagascar è rurale
per oltre l'80% della popolazione. La
struttura sociale è gerarchica, ma non
rigorosamente matriarcale o patriarca-
le. C'è parità di diritti tra marito e
moglie, ma le donne conservano un
ruolo inferiore, pur non essendo sogget-
te ai mariti. Nelle campagne gli uomini
abbandonano i villaggi in cerca di lavo-
ro e le donne diventano capo-famiglia,
cosicché lavorano anche 12 ore al gior-
no, 13 alla settimana più degli uomini,
in casa e fuori. Coltivano, raccolgono e
rivendono nei mercati, ma svalutazione
economica e isolamento, soprattutto
negli altopiani centrali, rendono insuffi-
cienti i guadagni. Nelle comunità rurali
non hanno uno status sociale paritario
rispetto ai maschi: non sono titolari di
diritti economici (proprietà e acquisto
di terra e bestiame), non partecipano
alle decisioni comunitarie e familiari, né
hanno libertà di scelte personali circa
matrimonio, riproduzione e istruzione,
per sé o i figli. La scolarità aumenta, ma
le scuole sono in calo. Non esistono
scuole pubbliche, tranne quelle missio-
narie. I bambini sono costretti a tragitti
a lunga percorrenza per raggiungere
aule sovraffollate, che frequentano a
turno, senza libri e quaderni. Spesso
finiscono per occuparsi dell'istruzione
dei genitori, soprattutto delle madri che
non hanno avuto l'opportunità di fre-
quentare la scuola. La frequenza è bassa
per le bambine delle famiglie più pove-
re, ma le statistiche mostrano che la
scolarizzazione e la formazione femmi-
nile sono più alte, durano più a lungo e
con migliori risultati rispetto ai maschi.
L'urbanizzazione è recente, ma la
fuga dalle campagne è anche femminile.
Nella capitale e nelle aree urbane c'è
una relativa prosperità, migliorano
emancipazione e qualità della vita. Le
donne s'integrano nel mondo del lavoro
con buone retribuzioni, così conquista-
no l'indipendenza e la libertà di ritarda-
re matrimonio e maternità, oltre l'età
media di 15 anni. Tuttavia cambiano
spesso attività: da artigiane ad operaie,
da impiegate ad imprenditrici. Il rove-
scio della medaglia è lo sfruttamento
economico e sessuale. Nel mercato
internazionale delle schiave le malgasce
sono tra le più quotate (sopra i 2.000
dollari), perché sono belle e parlano
francese. Miseria, ignoranza e false
aspettative alimentano prostituzione e
turismo sessuale, mentre si diffondono
malattie come sifilide e aids. Leggi rigi-
de e campagne dell'UNICEF operano
soprattutto in difesa dei minori.
Vivendo i contrasti del paese nella
quotidianità, divise da condizioni di
sviluppo economico-sociale contrastan-
ti, le donne malgasce cercano equilibrio
e indipendenza. La cultura femminista,
che ha saltato le tappe intermedie del
continente europeo, spiega che la que-
stione femminile nasce dal triplice ruolo
di lavoratrice, moglie e madre, a pre-
scindere da rivendicazioni verso i
maschi. La soluzione è conciliare i ruoli,
Colonne portanti dell’economia
Madagscar
Maria Elisa Di Pietro
un femminismo all'avanguardia guida lo sviluppo di un paese
diviso dai contrasti tra città e campagna