Numero 9 del 2006
Il grande nulla
Testi pagina 29
noidonne settembre 2006 29
Turisti per caso è stata la trasmissio-
ne che ha cambiato la vostra vita. A
chi è venuta l'idea?
E' venuta a me. Tutto è partito dalla
telecamera. Volevo andare in India ma
Patrizio tentennava, allora per convin-
cerlo gli ho detto "Dai, compriamo una
telecamera e tu riprendi". Abbiamo fil-
mato un po' di cose che abbiamo fatto e
al ritorno, montandolo, abbiamo sco-
perto che era un prodotto di qualità che
poteva essere proposto. Tutto grazie a
una telecamera. A volte la tecnica ti li-
bera!
Nel tipo di viaggio che voi propone-
te è sempre centrale il tema del rap-
porto tra le culture...
Noi tentiamo di suscitare l'interesse
profondo per le cose. Quello che sempre
mi colpisce è vedere la complessità che
si manifesta nel mondo e il tentativo in-
vece di semplificare questa complessità.
La semplificazione è secondo me, sem-
pre deleteria. Quando si arriva in
un posto nuovo si viene assaliti di
domande su ciò che non si cono-
sce, sono domande che fanno an-
che male; poi, a poco a poco, le
domande si sciolgono, cominci
ad avere delle risposte o almeno
delle intuizioni e a collegare le
cose.
Un'altra delle tue passioni è il tan-
go. Tu sei una 'tanghera'. Questo
ballo, che è un simbolo argentino,
è nato a Buenos Aires nel quar-
tiere de La Boca, un posto abba-
stanza malfamato che era abitato
prevalentemente da emigrati italia-
ni. Cosa c'è di italiano nel tango?
L'omertà. Perché non ti racconti mai
nulla di te, né devi sapere nulla dell'al-
tro. Ma d'altra parte è anche un modo
di vedere le cose che è adulto, senza il-
lusioni. La vita è dura e non concede
sconti e sei tu che devi imparare.
Tu sei sempre in giro ma c'è un altro
posto del mondo in cui potresti vivere?
Nel mio libro “Tango inesorabile”
(n.d.r. ed. Einaudi) l'astrologa dice alla
protagonista, che è un po' il mio alter
ego, "Ma dove vuoi andare tu con la Lu-
na in Cancro…"; ed è proprio così, io va-
do in giro ma poi torno sempre all'ac-
campamento che per me è Bologna, sotto
la Madonna di San Luca, che è una ma-
donna nera, come Iside la Dea Madre.
"io vado in giro ma poi torno sempre all'accampamento
che per me è Bologna"
concetti e autori
L'ANIMA DEL CALCIO
Una volta si chiamavano negrieri, oggi talent scouts. Uomini in caccia di altri
uomini. Mercanti di schiavi. Cambiano i termini ma alcuni concetti restano e
quelli che ieri rapivano gli africani per venderli all'Occidente non hanno mai
smesso di lavorare. Abbandonata la nave usano l'aereo e al ratto hanno sostitui-
to l'ingaggio a due lire. Venduti. Non più per servire a tavola, con i guanti bian-
chi, ma per indossare casacca e scarpini, tirare calci a un pallone e brillare nella
squadra dei padroni. Francia e Belgio le Nazionali con più "stranieri" ma anche
con più disperati nelle scuole calcio dei clubs minori. Le ricchezze stanno al sud
ma è sempre stato il nord del mondo ad utilizzarle.
E i talent scouts si arricchiscono, saccheggiando una gioventù affamata che vede
nello sport più popolare del mondo l'occasione del riscatto. Ma quanti di loro
riescono a diventare professionisti e quanti vengono scartati dopo pochi anni
senza ricevere altro che la memoria di un sogno infranto e il dramma di dover tor-
nare a casa con la vergogna della sconfitta? Conosciamo i nomi dei più famosi ma
neanche immaginiamo le storie di quelle migliaia di vittime consenzienti che
dopo il decreto Bosman e la liberalizzazione del mercato popolano convitti e cen-
tri studi per lo sport. Una rete di vivai pescosissima sparsa sul territorio dove uno
su 500 ce la fa, gli altri tornano a casa.
E' nella democraticissima Francia che si alleva selettivamente merce umana. Con
l'obiettivo di tirar fuori una barca di soldi e appena una manciata di campioni.
L'illusione è che si tratti uomini, in realtà sono strumenti di marketing alla ricer-
ca di identità. Merci senz'anima. Nuovi gladiatori. Schiavi di lusso, o più sempli-
cemente, aspiranti calciatori.
Emanuela Irace
foto di Patrizia Pulga, studio Pulga Pedrini