Numero 9 del 2006
Il grande nulla
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te a realizzare nidi aziendali. Alle strut-
ture pubbliche non si rinuncia.
Governo Prodi, ha critiche e suggeri-
menti?
Non ho risparmiato critiche pubbli-
che al modo in cui si è arrivati alla for-
mazione del governo, sia per il ruolo
marginale assegnato alle donne sia per
lo spezzettamento dei Ministeri, in par-
ticolare quelli sociali, che rende estre-
mamente difficile quell'approccio inte-
grato che sarebbe necessario. Politiche
del lavoro, politiche sociali, politiche
della famiglia non sono settori separati.
La riflessione su famiglia, organizzazio-
ne e responsabilità familiari non può
avvenire separatamente dagli interventi
e dalle politiche del lavoro da un lato,
dalle politiche sociali (incluse quelle
previdenziali) e delle pari opportunità
dall'altro. Non tutte le politiche della
famiglia sono politiche del lavoro, ov-
viamente. Però se crediamo seriamente
che più donne - se lo desiderano - devo-
no stare nel mercato del lavoro e che i
giovani debbano avere la possibilità di
divenire autonomi e formarsi una pro-
pria famiglia, dobbiamo avviare politi-
che del lavoro (degli orari, dei salari
minimi, delle coperture previdenziali)
conseguenti. D'altra parte, le politiche
sociali, ad esempio nel campo della cu-
ra per le persone non autosufficienti,
non possono continuare a riferirsi ad un
modello di organizzazione familiare
che, innanzitutto per motivi demografi-
ci, non c'è più.
Perché le donne sono meno presenti
in politica?
Sono un po' scoraggiate, e l'organiz-
zazione della politica è ancora meno
amichevole di quella del lavoro. Ma
non ci si può chiamare fuori. Non pos-
siamo solo considerarci vittime. Se non
partecipiamo, anche conflittualmente,
non possiamo dirci innocenti.
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hanno smesso di cercarlo e quelle che non rinunciano alla loro
autonomia non contano né sulla famiglia né sui servizi sociali.
La vita delle donne che lavorano e le politiche necessarie
Precarie e flessibili,
dunque “atipiche”
Lo sforzo comune di psicologi acca-
demici ed esperti professionali e sin-
dacali finalizzato a superare la pol-
verizzazione che caratterizza una fa-
se in cui 'la dinamica dei fenomeni
sociali è molto più rapida dello svi-
luppo della riflessione su di essi'.
"Donne e uomini nel mercato del la-
voro atipico" a cura di Luigi Ferrari e
Ornella Veglio (ed Franco Angeli,
pagg343 Euro 29,00) è una raccolta
di ricerche concentrate nel vasto
mondo della flessibilità e del preca-
riato osservato in relazione alla di-
mensione psicologica e di genere. Se
da un lato il contatto saltuario con il
mondo del lavoro 'sembra rendere i
soggetti più disponibili al cambiamento' col passare degli anni la condizio-
ne 'atipica' è destinata a rimanere l'unica chance di lavoro, con una serie di
destabilizzazioni conseguenti. Le conclusioni sono definite 'provvisorie' nella
parte curata da Francesco Paolo Colucci e Federica Castellani dato il 'conti-
nuo e rapido mutamento' della realtà anche se un dato è rilevato costante-
mente: non è vero che si riscontra un 'disimpegno o un disinvestimento dei
giovani nei confronti della scuola, dell'università e del lavoro'. Nella secon-
da parte, dedicata ad alcune casistiche specifiche, mentre nella terza sono
illustrati alcuni studi di casi, un capitolo curato da Ornella Veglio e Laura
Boccalini, tratta la 'Differenza di genere nelle razioni alle crisi professionali
nel lavoro atipico di uomini e donne' illustrando una ricerca svolta nella
provincia di Lodi. La conclusione è che il lavoro atipico è svolto soprattutto
da donne, giovani e raramente con figli. "Soprattutto le donne rimangono
atipiche a lungo, stabilmente se non più giovani...La tipologia del lavorato-
re che emerge dalla ricerca è preoccupante. Da un lato la flessibilità potreb-
be essere una via per risolvere, in parte, la carente occupazione italiana,
femminile in particolare, ma non accade così perché questo mercato del la-
voro è totalmente in balia della contrattazione tra le parti senza che tutela
dei principi del diritto, la tutela del contraente più debole, in questo caso il
cosiddetto libero professionista, possa farsi valere". Poiché troppo spesso so-
no elusi i vincoli di correttezza giuridica cui la legge 30/2003 si è ispirata "si
ritiene utile proporre che sia sperimentato nei Centri per l'Impiego uno spor-
tello sulla legge 30/2003 e sul relativo decreto di attuazione al fine di aiu-
tare la diffusione della conoscenza delle normative della riforma del merca-
to del lavoro e la sua applicazione nel rispetto delle regole reciproche".
Nadia Angelucci