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Numero 9 del 2006

Il grande nulla


Foto: Il grande nulla
PAGINA 20

Testi pagina 20

settembre 2006 noidonne20
Professore ordinario di sociologia del-la famiglia presso la Facoltà di Scien-
ze politiche della Università di Torino,
Chiara Saraceno ha condotto ricerche e
scritto molto sui temi della famiglia. E'
tra le massime esperte delle politiche fa-
miliari e dei problemi dello stato socia-
le e della povertà. Raccogliamo la sua
voce autorevole sull'attuale situazione
delle donne nel lavoro in relazione all'e-
voluzione demografica e sugli scenari
che il governo e la società devono af-
frontare con un'attenzione specifica alle
esperienze femminili e ai rapporti di ge-
nere.
E' vero che diminuiscono le donne in
cerca di lavoro ?
Sì, è sconfortante anche se non sor-
prendente. Negli ultimi due anni l'au-
mento del tasso di attività delle donne
si è rallentato e nel mezzogiorno, dove il
tasso di occupazione femminile è molto
più basso, è cessato. Siamo di nuovo di
fronte al fenomeno delle "lavoratrici
scoraggiate"A rinunciare sono soprat-
tutto le meno istruite e quelle che l'Istat
chiama 'l'offerta grigia'. Donne che cer-
cano lavoro ma solo
a condizioni di ora-
rio e distanza preci-
sa, stanti i loro cari-
chi familiari. Nel
mezzogiorno è diffi-
cile sia trovare un la-
voro sia sostenerlo
avendo anche l'impe-
gno familiare, perchè
i servizi sono più
scarsi e l'aiuto delle
reti familiari è meno
accessibile: le nonne
hanno più figli e più
domande a cui far
fronte e poi la loro
salute è meno buona.
Facilmente una gio-
vane occupata al
sud non solo non
può contare sui ser-
vizi, ma può contare
meno che al nord sul-
la propria mamma o
suocera, e può anche
trovarsi a far fronte
ai bisogni di queste.
Anche le nonne spesso lavorano ...
Questo non riguarda ancora del tut-
to le sessantenni di oggi, non entrate o
uscite presto del mercato del lavoro. Ma
le cose stanno cambiando col mutare
sia dei tassi di partecipazione che delle
norme pensionistiche.Le donne lavore-
ranno sempre più a lungo. L'attuale so-
luzione, non solo italiana, per cui le
mamme aiutano le figlie che lavorano
sarà sempre meno disponibile.
Aumentano le donne che abbandona-
no il lavoro con la nascita dei figli?
E' aumentato il numero, perché più
donne sono occupate; ma non la per-
centuale. Le difficoltà continuano ad es-
sere molte e pesanti. Soprattutto i primi
anni sono durissimi, sia dal punto di vi-
sta organizzativo che psicologico. An-
che nelle regioni più attente come l'Emi-
lia Romagna, i servizi per la primissima
infanzia coprono poco più del 25% a
fronte di tassi di occupazione femminile
in quella età che sono superiori al 70%.
La richiesta di tempo parziale non è
sempre possibile e può essere molto co-
stosa. E la cultura diffusa è ancora am-
bivalente se non negativa nei confronti
di una mamma che lavora quando il fi-
glio è molto piccolo.
Come vede evolversi la questione
della conciliazione dei tempi?
Tre le questioni da affrontare: il pro-
blema di servizi, degli orari di lavoro e
il fatto che occorre capire che la conci-
liazione è anche un problema degli uo-
mini perché i bambini non sono soltan-
to delle mamme. Tutto il dibattito sulla
conciliazione, sia a livello italiano che
europeo, continua a considerare la que-
stione come un problema esclusivamen-
te femminile. Inoltre la necessità di con-
ciliare non riguarda solo i bambini pic-
coli. Sono in aumento le domande di cu-
ra degli anziani fragili. Sono sempre più
numerosi gli uomini e le donne che, oltre
a stare sul mercato del lavoro, hanno re-
sponsabilità di cura di una persona non
del tutto autosufficiente e con un carico
maggiore dovuto ai pochi figli che pos-
sono condividere l'onere quotidiano.
Quale ruolo possono giocare le
aziende private in relazione a questi
problemi?
Le politiche sociali aziendali possono
fare la loro parte. Si parla di 'flessibilità
amichevole' per chi lavora e non solo
funzionali alle esigenze delle aziende,
che continuano ad investire poco in ca-
pitale umano. Dovrebbe essere possibile
andare in part time in modo reversibile
o poter modificare l'orario di lavoro a
seconda dei bisogni di cura. Le esperien-
ze in Italia sono poche e bisognerà la-
vorare sul fatto che il nuovo slogan del-
la responsabilità sociale delle imprese si
declini anche in politiche amichevoli
verso i propri dipendenti e non soltanto
nei confronti della squadra di calcio lo-
cale, oppure in un uso adeguato della
flessibilità dei servizi esterni, invece di
ricorrere in modo selvaggio ai call cen-
ter. Contrariamente alle battaglie ideo-
logiche di certa sinistra, io sono favore-
vole ai nidi aziendali aperti alla comu-
nità locale, fatta salva la qualità. Men-
tre è stato un errore da parte del prece-
dente governo aver tolto il finanziamen-
ti agli Enti Locali allo scopo di finanzia-
re i nidi aziendali, senza considerare
che le micro-realtà lavorative del tessu-
to economico nazionale sono inadegua-
Lavoro e famiglia, insieme con affanno
Intervista a Chiara Saraceno
Tiziana Bartolini
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