Numero 9 del 2006
Il grande nulla
Testi pagina 2
Si chiama Aminattou Haidar. Quaran-t'anni, due figli. Da venti anni lotta
contro la violazione dei diritti umani
perpetrata dal Marocco nei territori oc-
cupati del Sahara Occidentale.
Su di lei pesa la minaccia di una
condanna a morte. Indossa l'abito tra-
dizionale, i gesti sono aristocratici. Ha
la pelle chiara e il corpo minato dalle
sofferenze e dalle torture ma è rimasta
bella. Per tre anni e sette mesi ha vissu-
to reclusa in una delle tante prigioni se-
grete nascoste nei territori occupati del
Sahara Occidentale. Desaparecido. Rin-
chiusa come un animale, con una ben-
da sugli occhi a due metri sotto terra. E'
la politica del Marocco nei confronti di
una popolazione che da trent'anni lotta
per la propria libertà. Autodetermina-
zione e referendum sono gli obiettivi del
popolo sahrawi . Ma la partita è dura e
gli interessi delle potenze europee sono
tanti. Su tutte Francia e Spagna che ap-
poggiano il Governo del Marocco nel-
l'occupazione armata di un territorio
blindato da un muro che si snoda per
2700 km dividendo la parte del Sahara
occidentale liberata dal fronte Polisario
da quella in cui vivono le famiglie se-
gregate nei territori occupati dal Gover-
no di Rabat. Haminattou è stata tortu-
rata ma non ha perso la voglia di lotta-
re. Ha gli occhi grandi e lo sguardo di
chi non ha paura di morire. Parla con la
voce bassa. Senza enfasi. Racconta de-
gli orrori cui è costretta la popolazione
civile: donne e bambini colpevoli di vo-
ler vivere nel paese in cui sono nati. E'il
processo di decolonizzazione dell'Afri-
ca, iniziato negli anni '60 e non ancora
concluso. E'il diritto dei forti che sparti-
scono interessi economici sulla pelle del-
le popolazioni più deboli. Accordi inter-
nazionali sull'immigrazione, extraterri-
torialità: Ceuta e Melilla, e ricchissimi
interessi economici per la pesca fanno
chiudere gli occhi al Governo di Madrid
che nonostante la svolta Zapatero con-
tinua ad appoggiare la politica del Ma-
rocco. Aminattou è stata recentemente
in Europa per un giro di conferenze.
Racconta la sua storia e la battaglia in-
trapresa contro la violazione dei diritti
umani.
Come è riuscita ad uscire dal suo
paese?
Ho vinto un premio in Spagna e mol-
te organizzazioni umanitarie hanno fat-
to pressioni perché potessi andare a riti-
rarlo. Mi hanno dato il passaporto e il
permesso di prendere un aereo.
Su di lei pesa la minaccia di una
condanna a morte come riesce a con-
tinuare a vivere?
So quello che mi aspetta ma non pos-
so smettere di lottare. E'importante che
l'opinione pubblica, la gente d'Europa,
conosca la mia storia per capire quello
che sta succedendo al popolo Sahrawi.
Siamo prigionieri nella nostra terra. Il
Marocco non rispetta i diritti umani e
disattende le risoluzioni dell'Onu.
Perché è stata arrestata?
Perché sono sahraui. Manifestavo
pacificamente. Sono stata sequestrata,
non arrestata. La prima volta avevo di-
ciotto anni. Sono rimasta in prigione per
tre anni e sette mesi. Ero un desapareci-
do. Mi credevano morta. Nessuno sape-
va niente di me. La seconda volta sono
stata imprigionata per altri sette mesi.
Avevo contatti con l'esterno. Notizie
della mia famiglia. Ricevevo visite. Sen-
tivo la Comunità internazionale, sape-
vo che cercavano di proteggermi.
Lei è donna, madre e attivista per i
diritti umani, come riesce a concilia-
re tutto ciò?
Le esperienze che ho vissuto mi han-
no insegnato che c'è sempre uno spazio
per reagire. Paradossalmente gli anni
della segregazione e della tortura mi
hanno dato forza. Sembra strano per
voi, lo so, ma ai miei figli spiego sempre
che pur essendo la loro madre sono an-
che "madre" di tutti i bambini sahrawi
che non hanno nessuno che li difenda.
Loro sanno che sono disposta a dare la
mia vita per questo.
Come fa a raccontare il dolore?
Il dolore non si racconta. Si vive.
Quando lo affronti capisci di avere qual-
cosa in più. Io sono nata qui. Non l'ho
scelto per questo devo lottare per i dirit-
ti del mio popolo, gli stessi in cui crede-
te voi in Europa. È assurdo che la Spagna
e l'Unione Europea consentano torture,
violenze, segregazioni verso una popola-
zione pacifica che vorrebbe semplice-
mente continuare a vivere nel paese in
cui è nata. Noi non siamo ricchi. Non
abbiamo giacimenti petroliferi o altro
ma il Marocco non ci riconosce e non-
ostante le risoluzioni dell'Onu continua
a segregarci e a violare i diritti umani.
Cosa pensa dell'Onu?
Penso che le Nazioni Unite stiano
perdendo credibilità. La popolazione
sahraui nelle zone occupate del Sahara
Occidentale ha perso fiducia nelle Na-
zioni Unite. Questa situazione ha porta-
to la gente per strada, in maniera paci-
fica, per manifestare contro la violazio-
ne dei diritti umani. L'unica strada per
risolvere questo conflitto è il principio di
autodeterminazione e il referendum.
Cosa chiede all'Italia e all'Europa?
Chiedo di testimoniare, di venire nei
territori per comprendere quello che ci
stanno facendo. Il Marocco continua a
violare i diritti umani, a due passi da
casa vostra e con l'appoggio di potenze
"democratiche". Chiedo l'applicazione
delle risoluzioni dell'Onu: autodetermi-
nazione e referendum. Chiedo che si
smetta con l'ipocrisia acquiescente del-
l'occidente e che il diritto venga final-
mente rispettato.
settembre 2006 noidonne2
Aminattou Haidar
Emanuela Irace