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Numero 9 del 2006

Il grande nulla


Foto: Il grande nulla
PAGINA 16

Testi pagina 16

settembre 2006 noidonne16
Uscito a fine maggio, il RapportoAnnuale ISTAT con sei corposi
capitoli ha offerto un'analisi completa
in merito alla congiuntura economica
nel 2005, all'evoluzione del sistema
delle imprese e della produttività, alle
specializzazioni produttive e allo svi-
luppo locale, ai tempi di lavoro e valo-
rizzazione delle competenze, alle dis-
uguaglianze disagio e mobilità sociale
e agli interventi e servizi sociali nel ter-
ritorio. Le statistiche nazionali sono
uno strumento essenziale per la cono-
scenza della situazione italiana, sup-
porto indispensabile per le decisioni
politiche. Le statistiche in un'ottica di
genere permettono di vedere le differen-
ze esistenti tra donne e uomini e di
ripensare alle politiche affinché il loro
impatto non sia discriminante su uno
dei due generi.
Ci pare dunque importante riportare
alcuni dati significativi frutto di quella
statistica sociale che non sempre trova i
fondi per garantirsi la costanza che vor-
remmo avesse.
Le ricerche relative all'uso del tempo,
ai tempi di lavoro, alle flessibilità intro-
dotte (solo per fare qualche esempio), e
nello specifico le differenze rilevabili nei
comportamenti di uomini e donne, ci
permettono di trovare quella rilevanza
statistica che - oltre ad avallare le tesi
dell'esistenza di condizioni diverse di
lavoro e di vita tra i generi - permetta
una corretta valutazione dell'impatto
delle politiche in un'ottica di genere.
Penalizzate nel lavoro
Quello che emerge è che sono le
donne che continuano ad essere pena-
lizzate sul fronte del lavoro, tanto da
far decrescere il tasso di disoccupazione
media l'anno fino al 7,7% (8,0% nel
2004) in virtù di fenomeni di rinuncia a
intraprendere azioni di ricerca di un
impiego proprio nella componente fem-
minile (in particolare del Mezzogiorno)
e tra le fasce giovanili.
Se i bassi livelli di istruzione determi-
nano, più per le donne che per gli uomi-
ni tra i giovani a causa della loro mag-
giore propensione a rimanere fuori sia
dalla formazione sia dal lavoro (il
43,6% delle giovani, contro il 13,6% dei
maschi; il 32,2% per le giovani del sud
contro il 16,4% dei maschi), l'analisi del
tasso di attività tra i 20 e i 29 anni
(superiore al 70% per gli uomini, infe-
riore al 56% per le donne) evidenzia un
gap di genere.
Tale differenziale, se da un lato è
influenzato da una maggiore propensio-
ne delle donne a proseguire gli studi,
dall'altro testimonia la persistenza di
modelli tradizionali basati sulla divisio-
ne dei ruoli familiari e la ricomparsa del
fenomeno dello scoraggiamento.
La maggior incidenza di persone in
cerca di lavoro fra le ragazze di 20-29
anni rispetto ai giovani coetanei, segna-
la infatti che - quando decidono di lavo-
rare - incontrano maggiori difficoltà a
trovare un'occupazione.
Flessibili, un po' troppo
In termini di flessibilità, il mercato
del lavoro italiano si è avvicinato a
quello degli altri paesi europei. Il
Rapporto afferma che quote crescenti di
lavoro flessibile coinvolgono prevalen-
temente i giovani e le donne. Tale flessi-
bilità non necessariamente implica pre-
carietà, si sostiene, specie quando esi-
stono situazioni in cui il sostegno fami-
liare attenua il disagio lavorativo e red-
dituale. Quando invece queste condizio-
ni persistono nel tempo, coinvolgono
segmenti deboli e si coniugano con aree
di disagio familiari e territoriali, gene-
rando preoccupanti fenomeni di preca-
rietà.
Le profonde modificazioni strutturali
del mercato del lavoro hanno inciso
sugli orari di lavoro e sui tempi di vita:
sono solo poco più di un terzo, infatti,
gli italiani che svolgono una prestazio-
ne lavorativa full-time dal lunedì al
venerdì, in ore sostanzialmente diurne e
senza turnazioni e/o straordinari.
Dal punto di vista dei tempi di lavo-
ro, gli autonomi dedicano mediamente
circa un'ora in più dei dipendenti. Il
lavoro retribuito assorbe una quantità
di tempo quotidiano maggiore per
imprenditori, lavoratori in proprio e
dirigenti. Questi ultimi, tra i lavoratori
alle dipendenze, rappresentano la cate-
goria con un bilancio del tempo quoti-
diano più simile a quello degli autono-
mi. Gli autonomi dispongono quindi di
meno tempo per le attività non lavora-
tive e dedicano anche meno tempo alla
cura della famiglia.
Le statistiche secondo noi
Istat 2005
per le donne maggiori
difficoltà nel lavoro, meno
guadagni e tanta fatica in più.
I dati dell'ultimo Rapporto
letti in un'ottica di genere
Rosa M. Amorevole
Benedetta Cappa Marietti,
Sintesi delle Comunicazioni telegrafiche
e telefoniche, 1933 circa
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