Numero 10 del 2016
Quelle che il potere. Donne ai vertici
Testi pagina 8
6 Ottobre 2016
Ha detto papa Francesco: “ Quando parlo di guerra parlo di guerra sul serio, non di guerra di religione. Non c’è guerra di religione. C’è guerra di interes-
si, per i soldi, per le risorse naturali”. Commenta Giuliana
Sgrena: “Per i papi e per i cristiani più ortodossi non ci
sono mai state guerre di religione, anche le crociate erano
considerate una guerra per liberare il Sacro Sepolcro”. In
verità nella storia delle religioni la diversa interpreta-
zione dei testi sacri ha sempre suscitato divisioni, con
accuse reciproche di eresia e di empietà, sfociate a
volte in faide sanguinose perché i contendenti era-
no appoggiarti da forze presenti sul campo poli-
tico. Un caso esemplare nella storia della Chiesa
è rappresentato dalla Riforma protestante: pur es-
sendo partita dalla polemica religiosa di Lutero
e sostenuta dalle argomentazioni dottrinali e
teologiche del monaco, la Riforma si avviò
col tempo a divenire la causa della na-
zione tedesca (come fu chiaro quando
Federico il Saggio mise in salvo Lutero
nel castello di Wartburg per sottrarlo
alla condanna pronunciata alla Dieta
di Worms dalla fazione papalina). E
se ieri in Europa si combattevano
fra di loro i cristiani oppure i cat-
tolici contro i protestanti, oggi nelle
terre dell’islam, per ottenere la supe-
riorità geostrategica nell’area, le pe-
tromonarchie del Golfo fi nanziano
sotterraneamente il califfato, sun-
nita, che si oppone all’Iran, sciita.
Così è fuorviante attribuire la diffi coltà
insuperabile di proclamare la pace in
Iraq solo agli interessi imperialistici
degli occidentali, dimenticando che
in quella terra martoriata la religione
si è rivelata un formidabile moltipli-
LE RAGIONI (VERE)
DELLE GUERRE
di Stefania Friggeri
catore di sospetti e di odio tribale, con i membri di una
fazione che diffamano i membri dell’altra fazione, ricam-
biati con uguale avversione attraverso pregiudizi offensivi,
aneddotica calunniosa ed infamante. Ma in Europa, dopo
la Riforma protestante e la tragedia delle guerre di re-
ligione, dopo l’illuminismo e la rivoluzione francese, la
religione ha cessato di essere un ottimo pretesto per
allargare e consolidare il potere dei chierici e dei prin-
cipi (motivando le masse, da un lato, cancellando il senso
di colpa dei regnanti, dall’altro). È stato un lungo, fati-
coso e sanguinoso cammino da cui è nata la cultu-
ra europea ispirata alla “libertè”, alla tolleranza e
ai diritti umani. Già a partire dai primi anni del
milleottocento le guerre non sono state più
combattute in nome della religione, ma in
nome della “patria” - una nuova e diver-
sa sacralità - e l’aspirazione alla libertà
ha spinto i popoli a combattere per
l’indipendenza nazionale. Ma il
concetto di “sacro”, se non incontra
la laicità, diventa pericoloso nelle
menti esaltate dei fanatici e nei di-
segni politici di personaggi dotati di
carisma, capaci di mobilitare le folle.
Infatti, se combattere per la “patria”
nel Risorgimento volle dire com-
battere per la libertà della nazio-
ne oppressa, nel clima turbolento
del primo dopoguerra, l’aura sa-
crale della parola “patria” venne
sfruttata per avviare una politica
reazionaria ed imperialistica. E
così è avvenuto anche negli
anni duemila quando i gover-
ni dell’Occidente, per convin-
cere l’opinione pubblica delle
buone ragioni per scatenare
LA RELIGIONE È PRETESTO PER FARE LE GUERRE. IN REALTÀ È IN NOME DI INTERESSI ECONOMICI
O VOLONTÀ DI DOMINIO CHE SI TROVANO SEMPRE NUOVE RAGIONI PER COMBATTERLE
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