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Numero 7 del 2011

Andamento lento


Foto: Andamento lento
PAGINA 6

Testi pagina 6

IL POTERE DEI MASCHI

SEMPRE
LA VIOLENZA

|L GENERE MASCHILE
CONOSCE L'INFAMIA

DI REATI SPECIFICI

E NON SENTE IL BISOGNO
DI INDAGARNE
PUBBLICAMENTE LE CAUSE

di Giancarla Codrignani

arebbe carino passare l’estate serenamente e im-

maginarci come in certi film inglesi, in campa-

gna, con un cesto al braccio, a raccogliere rose.

Teniamoci il sogno come augurio di tante gior-

nate belle.

Invece un vecchio articolo sulla Somalia del New
York Times (di Nicholas Kristof, 25 maggio) rimasto in
mente induce ancora a meditare A Rite of Torture for Girls,
il rito della tortura riservata alle ragazze: la mutilazione
genitale. La tortura “ordinaria”, se si può dire, la si riserva
ai nemici, per paura o vendetta: non dovrebbe essere agi-
ta dalle madri sulle figlie per amore. Eppure un’infermiera
racconta di bambine che arrivano in ambulatorio con 0r-
rende infezioni pelviche e bloc-
co urinario “operate” dalla mam—
ma: disastri di un plagio delle
menti volto ad assicurare la castità
alle ragazze, perfino con la mu-
tilazione radicale “faraonica”
che, spesso senza anestetico,
comporta il taglio dei tessuti ge—
nitali comprese le labbra e la ri-
cucitura di quel che resta, la-
sciando un foro per l’urina e il
mestruo. Sembra intollerabile
non solo a noi donne, ma anche
ad un uomo che pensi allo spo—
so che userà il coltello... Ormai

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in quasi tutti i paesi di tradizione infibulatoria le prote-
ste femminili hanno indotto i governi a vietare per legge
queste pratiche e perfino in Somalia si tenta la via delle
escissioni simboliche; ma molte mamme continuano a ri-
tenere che sia un rito buono, che renderà donne oneste
le loro bambine, mentre le ragazzine aspettano con tre-
pidazione il giorno che le farà degne di un marito, pro-
prio come le loro mamme e nonne.

Se superiamo l’orrore e la compassione per le centinaia
di bimbe che ogni giorno vengono mutilate e condan-
nate a una vita di sofferenza, domandiamoci che cosa
abbia indotto l’uomo - perché nessuna donna, neppure
alle origini della specie, poteva pensare di mutilarsi pro-
prio lì — a sacralizzare la violenza più atroce e perfino
l’autolesionismo. Infatti, perché mai godere di una
donna che non conoscerà mai il piacere ma solo la tor-
tura del rapporto? In linea ipotetica, che fatico a formu-
lare, solo il potere proprietario del possesso e l’odio
originato dalla paura di un corpo che riproduce la Vita
hanno indotto questa perversione.

Con uno stacco violento - ma la violenza è, ancora una vol-
ta, il nostro problema - ripensiamo a Strauss Kahn. Un
uomo direbbe che non c’entra. Invece... Quando il di-
rettore del Fondo Monetario fu tirato giù dall’aereo e im-
prigionato per aver aggredito a scopo sessuale una ca-
meriera d’albergo, molti sospettarono una congiura:
l’arresto poneva fine alla carriera di un potente che si sa-
peva pronto a salvare la Grecia dal fallimento e ad apri-
re una nuova porta di sussidi ai paesi più svantaggiati. Ma
“l’incidente” ha messo in luce l’incredibile livello di Vio-
lenza dell’uomo che, proprio per la propria autorevolezza,
avrebbe dovuto essere sempre in sospetto. Invece, vista
una cameriera, le è saltato addosso.

“Possedere” è il verbo che, se per un uomo definisce il rap-
porto sessuale, appartiene direttamente alla sfera proprie-
taria. Per una donna l’idea di “essere posseduta” potreb-





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