Numero 10 del 2016
Quelle che il potere. Donne ai vertici
Testi pagina 6
4 Ottobre 2016
I TERREMOTI
E I SISTEMI
Si sa più se ad essere stata scossa durante l’estate sia la terra, il sistema o la coscienza. Che siamo paese sismico lo sappiamo, che la corruzione raddoppi i
danni per vizio italico incontrollabile, pure. Sul “sistema”
invece bisogna fermarsi e ragionare un poco per non
peggiorare situazioni sempre più complicate: non è che
“peggio di così non possono andare”, é, come diceva
Gene Wilder, che potrebbe anche piovere.
In passato “il sistema” era solo capitalista e chi era di sini-
stra lo combatteva perché rappresentava gli interessi dei
padroni. Allora la visione socialista era virtuosa e il “riscat-
to” rappresentava la finalità comune per i “proletari di tutto
il mondo”. Le donne - che sono la-
voratrici - a partire dalla Resistenza,
capivano che il progetto poteva es-
sere vincente solo se integrato con
la loro presenza nella direzione e si
immaginavano che al volante non ci
dovessero essere solo gli uomini.
Detta così, anche un bambino ca-
pisce che, per quanto si tratti di un
percorso importante della storia
individuale e collettiva, quella non
è più la realtà. Il sistema è rimasto
capitalista, ma si è sviluppato in
una nuova fase, che è pericolosa
ma inevitabile (quanto meno per-
ché non si torna indietro). L’econo-
mia produttiva è stata invasa dalla
finanza e il far soldi (che “in basso”
condiziona tutti nel consumismo
e nei mutui) si impone ai governi
con la massima spregiudicatezza:
i titoli-spazzatura, la bad bank che
è una pattumiera, la compravendita dei debiti dei paesi in
difficoltà mentre il denaro si scambia a miliardi ogni ora su
internet. Il dollaro resta egemone, ma lo yen giapponese e
lo yuan cinese sono entrati nella competizione; fortunata-
mente l’Europa ha l’euro e regge la concorrenza nel mer-
cato divenuto anomalo, in cui il petrolio alza o abbassa i
prezzi e l’oro continua a tenere banco. Tuttavia, l’Europa
è un’unione, ma non “politica” e, anche se la sua Banca
Centrale guidata da Draghi fa tutto il possibile, la gente non
riesce a seguire i dati che la tv comunica positivi oppure
negativissimi nel corso di una sola giornata: vittima delle
proprie paure, si indigna oppure si avvilisce, prestando
ascolto a pifferai che al grido “onestà, onestà”, attaccano
le autorità che cercano di reggere la barra con la mode-
razione necessaria quando la navigazione è tempestosa.
È la globalizzazione. La sinistra,
non appena se ne diffuse la pa-
rola, l’ha maledetta. Maledire
non serve se non si controllano
i processi per prevenire guai. Ma
la sinistra da almeno trent’anni
non riflette su se stessa e rifiu-
ta le sconfitte, come quella di un
sindacato che, consapevole dei
2.300 miliardi di debiti a cui non si
rimedia imponendo la patrimonia-
le a chi decentra la produzione o
chiude, sembra giovarsi della Ces
(Confederazione europea dei sin-
dacati) meno ancora di trent’anni
fa. Eppure da trent’anni il lavoro
non è più lo stesso in tutti i paesi,
la tecnologia ha sostituito gli operai
con i robot, e per produrre i robot
gli operai debbono diventare inge-
gneri.
Rallegrarsi perché il capitalismo,
se sta degenerando, è alle corde? Anche se fosse vero,
senza idee e proposte nuove, le crisi le subiscono i po-
veri mentre il capitalismo si riassesta su nuove posizioni.
La crisi deL capitaLismo, La dittatura deLLa finanza e La gLobaLizzazione
irreversibiLe: un mondo nuovo che La sinistra non sa governare.
e neppure i progressi deLLe donne
di Giancarla Codrignani
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